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 «Le nostre origini si sono formate nei secoli, come i tre vortici del Triskell

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«Le nostre origini si sono formate nei secoli, come i tre vortici del Triskell. Un antico simbolo celtico che protegge la realtà di ogni essere vivente.» La voce di Gabriel si animò come una danza. Per un attimo sembrò che le stesse leggendo una favola. Si chiese chissà quante volte abbia dovuto raccontarla ai nuovi arrivati. Ogni respiro era preciso, minuzioso. La maglietta si stringeva alla sua pelle ad ogni movimento. «Tra le tante cose, il Triskell, rappresenta la triarchia: le Anime d'Oro, Gli Invisibili e il Branco.»

«Il Branco è riferito all'altra squadra?» Chiese Diana, ricordandosi delle incisioni sul cartello appeso alla struttura in bambù.

«Sì.» Rispose Gabriel. «Tempo fa gli animali insisterono per farsi identificare così. Come un gruppo a sé o indipendente.»

«Ma allo stesso modo importanti.» Si affrettò a puntualizzare Iside, guardandolo con aria seria.

«Certo! Loro, più di noi, sono importantissimi alla causa.»

Poi l'uomo si schiarí la voce e iniziò a raccontare. Ogni sillaba aprì i lucchetti di un nuovo mondo.
«La nostra leggenda risale allo scoccare dell'anno zero quando, sulla Terra, scese una forza sovrannaturale. Essa si plasmò con le sembianze umane di una donna, decidendo di vivere tra i comuni mortali. Ma la sua presenza generò pestilenze, ogni essere vivente si ammalava al suo passaggio. Un giorno gli abitanti del posto si ribellarono e la scacciarono dalla città. La donna, nonostante fosse accecata dal desiderio di vendetta, decise di non lasciarsi andare ad un'effimera punizione, come la morte. Mirava a farli patire molto più lentamente.

«Quel poco tempo passato con loro notò l'importanza che avessero gli animali per la società: li usavano per cibarsi, per difendersi, per aiutarli nel lavoro e notò che alcuni li venerassero come degli Dei. Ma, allo stesso tempo, venivano spesso sottovalutati e ridotti ad una semplice proprietà umana. Così creò gli Oscuri. Spiriti che avevano l'ordine di cacciare solo i propri simili: ovvero gli animali. Ma la donna non lasciò nulla al caso. Negò solo all'occhio umano la capacità di vedere gli Oscuri e li rese immuni ad ogni tipo di arma, eccetto una.»

Gabriel le indicò delle incisioni sul quale erano rappresentati scene di cadaveri di animali sparsi per interi boschi. Diana sfiorò con le dita i solchi della pietra e assaggiò per un istante il dolore di quelle povere anime innocenti.

«Dopo quasi cinque anni il numero di animali si ridusse notevolmente in tutto il mondo. Gli uomini avevano cercato di adattarsi. Non potevano combattere qualcosa di invisibile, non conoscevano il loro nemico. A lungo andare i raccolti non iniziarono più a bastare per sfamare intere città. Il mondo cadde nella totale anarchia. Ogni giorno venivano messe a fuoco intere città per impadronirsi delle provviste. Le madri uccidevano i loro bambini per non farli morire di fame. Alcuni si erano lasciati sporcare perfino dal cannibalismo. Tutto era nel caos

Gabriel passò alla lastra di pietra successiva dove vi era raffigurata una scena di un raduno di persone intente a pregare.

«Popoli provenienti da ogni parte del mondo si erano riuniti in un luogo sacro per richiedere aiuto alle rispettive divinità. Un'unione così forte non si era mai vista. In quel momento a nessuno importava di che ceto sociale fossi o se rappresentavi il nemico. Nessun uomo o donna, valeva meno dell'altro. In quel momento erano solo semplici esseri umani in cerca d'aiuto. La forza dell'uguaglianza aveva convinto gli spiriti divini ad esaudire quel desiderio unanime.»

Diana rimase scioccata da quel racconto, non aveva idea che ci fosse una storia del genere dietro e bramava di sapere ulteriori dettagli.

«Gli Dei di tutto il mondo crearono un uomo e una donna al quale elargirono specifiche doti affinché riuscissero a combattere quel nemico. Diedero la facoltà di interagire con gli animali, di attingere alle loro menti e la capacità della vista.»

«Nel senso che potevano vedere gli Oscuri?»

Diana prestò così tanta attenzione a quel racconto che non voleva che nessun particolare le sfuggisse. E sì, Oscuri suonava decisamente meglio di cosi infernali. Masticare il termine tra i denti le procurò incredulità e inquietudine.

«Brava, fino a quel momento solo gli animali potevano vedere la loro sorte ma non erano capaci di combattere da soli. La natura dispensa loro come difendersi, ma non l'efficienza nel farlo.» Il petto di Gabriel si ampliò, prendendo fiato. «I nostri fondatori decisero di voler onorare il dono degli Dei, soprannominandosi come loro e promuovendo l'importanza di ogni cultura.»
Gabriel con un cenno del capo indicò le due statue. «Hathor si inspirò alla divinità egiziana dell'amore e della gioia e al suo fianco vi è Sator, il suo nome fa riferimento al Dio greco Zeus e significa salvatore del popolo.»

Ma dopo quell'affermazione il volto di Gabriel s'incupì, dando la sensazione a Diana che avrebbe dovuto riportare una parte della storia che non tanto amava raccontare.

«Ma Hathor e Sator iniziarono ad agire per lucrare adulazione, dimenticando il loro vero scopo. La loro importanza emulò ben presto quella degli Dei. Così essi decisero di punirli, di macchiarli... ancora nessuno ha capito che termine usare.» Si grattò la nuca, scuotendo i capelli all'aria «La coppia generò due figli, per la continuità della dinastia. Ma uno nacque con un solo eleggente: la parola. Quando appresero la pena, accecati dall'orgoglio, non ne compresero il motivo. Istituirono una tradizione misoneista che solo le Anime d'Oro, con i tre eleggenti, potessero avere i nomi in onore degli Dei.» Gabriel fece una pausa, con i denti serrati sussurrò: «Il loro figlio fu il primo degli Invisibili.»

Diana ebbe l'impressione che il suo interlocutore cercasse di tagliare corto a quella parte del racconto. La sensazione fu confermata quando Iside prese la parola. Era rimasta tutto il tempo ad ascoltare, quasi si era quasi dimenticata la sua presenza. «Con il passare del tempo la stirpe delle Anime d'Oro ha iniziato a diventare sempre più discontinua, rendendoli ancora più essenziali alla causa.»

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