Quindici

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Il tentativo di Leopold di rendere sfuggevole l'attimo, fallì miseramente

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Il tentativo di Leopold di rendere sfuggevole l'attimo, fallì miseramente.

Si persero entrambi a guardare l'un l'altro negli occhi.

I loro respiri si miscelarono fino a fargli desiderare di averla con sé quella notte. Non ebbe conferma di essere certo di potersi più muovere. Ogni orologio, per lui, si era fermato in quell'istante.

Le guance di Diana iniziarono ad intingersi di un dolce pallore, lo stesso quando si videro per la prima volta. Perfino le voci che si indirizzarono a loro, sembrarono nulla alla connessione dei loro occhi.

Poi, Gabriel si schiarì la voce e Leopold sbatté le palpebre osservando Diana ritrarsi dal suo tocco.

«Spero vi ricordiate perché siamo qui.» Brontolò l'uomo prima di rivolgersi nuovamente ad Ava. «Ora andate.»

Diana si concentrò sui suoi piedi, a porli uno davanti all'altro, a non girarsi per nessun motivo. Si stropicciò gli occhi, pentendosi di non essere più concentrata. Sentì ancora il suo cuore battere contro il petto e il contorno delle labbra di Leopold farle pressione sulla guancia.

Lucida, si disse, ti voglio lucida. Finalmente stava per uscire dalla Giungla.

Il poter percorrere quel sentiero con la squadra creò un miscuglio di emozioni in lei. Ma il luogo della missione rappresentava un grande ostacolo da dover affrontare. Una ricognizione proprio a Caserland, poteva farle desiderare di scappare. Quel mese distaccato dalla sua normalità, le sembrò un'eternità.

Aveva paura.

«Ti piacerà Caronte.» Le sussurrò divertita Celeste mentre avanzavano lungo il sentiero delineato dagli alberi.
Si addentrarono nel vero cuore del bosco, dove ad ogni direzione si susseguiva lo stesso orizzonte.

Ava, stringendosi il labbro inferiore con il pollice e l'indice, emise dei fischi acuti ad intermittenza. Dopo qualche secondo di silenzio, uno strano rumorio iniziò a segnare con precisione verso di loro.
Con grande sorpresa di Diana, un dolce scoiattolo si scoprì alla vista di tutti. Il piccolo roditore zampettava sul terreno ornate di foglie, staccatesi dai rami.

Lo scoiattolo dal folto pelo rossastro si avvicinò al gruppo scrutandoli con i suoi occhi allungati verso le orecchie.

Diana adorava gli scoiattoli.
Si piegò sulle ginocchia, osservandolo con amorevolezza. «Ti vorrei tanto accarezzare.» Sbuffò, ancora non capace nell'attuare totale controllo alla tatto-ipnosi. La sua breve esperienza al riguardo non le permetteva ancora di poter toccare un animale e non fondersi con la sua mente.

Lo scoiattolo la squadrò con aria accigliata, la coda si tese verso l'alto e si girò verso Ava. «Ma è del mestiere questa?»

Diana si drizzò all'impiedi con sorpresa e alle sue spalle una risata fragorosa la portò ad assopirsi nell'imbarazzo. Non si aspettò un esserino di venti centimetri ingiurie con la voce di un fumatore incallito.

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