VOLUME 1 - COMPLETO
𝑻𝑹𝑨𝑴𝑨
Tutto è cambiato per Diana.
24 ore 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 dell'incidente era solo una comune ragazza, soffocata dal futuro e dall'inadeguatezza.
24 ore 𝑑𝑜𝑝𝑜 l'incidente, Diana è un membro della triarchia del Sacro Triskell...
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L'oscurità inesplorata É un sogno errato per molte menti Essa è dove luna e sole non sono percepiti Dove fuoco e acqua si uniscono come amanti Immobile sovrasta l'orizzonte Chi lo cerca, sventura avrà La discendente delle ceneri Sorveglia l'eterna pena Oltre la porta solo due strade Ucciderla o farsi uccidere Ma per tutti la seconda strada attende Potere ineluttabile da essere astratto Ma io so di sapere Come i vortici del Triskell Tre energie prodigiose si trovano tra noi Se riunite, nulla è per sempre Sia chi ferisce sia chi perisce Perché per tutti la seconda strada attende
Maris rimase a guardare un punto imprecisato riflesso nello specchio. Era timoroso di aver capito. In lui, come un lampo, il tutto e il niente si sovrapposero con ostilità. Rilesse di nuovo, e di nuovo ancora, ma ogni volta arrivava alla medesima conclusione. La missione che Diana si era impuntata di compiere, era in realtà una missione suicida. Qualsiasi sarebbe stato l'esito, Diana sarebbe morta. E ora? Si chiese Maris con un dolore che non pensava avrebbe provato mai. Rimase in stallo con la sua mente a soqquadro. Il corpo sembrò muoversi di moto proprio, mentre i suoi occhi vagavano imprecisati. Strappò con freddezza la pagina del Diario per poi ripiegarla nella sua tasca. Non sentiva niente. Gli risultava impossibile. Posò il Diario sul comodino e si immerse tra le coperte. Strinse a sé Diana e chiuse gli occhi. I pensieri nuotarono nella tempesta, riuscì solo a chiedersi: Cosa farò domani?
«Ehi, devi svegliarti.» Diana si divertì un po' troppo a pizzicare le braccia di Maris. Ma lui cercò di discostarla, stringendosi tra le coperte. «Oggi mi prendo un giorno di festa.» Le rispose con voce rauca. La ragazza lanciò uno sguardo oltre le sue spalle, avvistando il Diario poggiato di fianco a lui. «Com'è stata la lettura notturna?» Maris sbarrò gli occhi come se quella domanda fosse la prova tangibile del suo tormento. «Niente, come sempre.» Le borbottò. «Ora lasciami dormire.» Con fare sconsolato, causato dall'ennesimo buco nell'acqua, Diana si diresse verso il bagno. Quando la tendina scivolò alle sue spalle, si sfilò da dosso ogni indumento. Si guardò allo specchio, sciogliendosi le poche trecce che aveva completato Maris. «Le trecce sono da rifare.» Gli urlò senza ricevere risposta. Non se ne curò, fu più interessata a denudare il suo collo dal pendente della luna nera. Ripose la collana sulla mensola del lavello, facendo attenzione a non rischiare di farla cadere. Si prese qualche minuto in più per stare sotto la doccia. Amava il getto caldo sulla sua pelle ma, ancora di più, la sensazione di benessere quando questa entrava in contatto con l'aria vaporosa del bagno. Avvolgendosi l'asciugamano attorno al corpo, lasciò ricadere liberi i capelli bagnati. Notò come si sentisse leggera nei movimenti, era felice e odiò ammetterne la causa. Però lo era, per davvero. Quando scostò la tendina, le nuvole di vapore iniziarono a dissolversi, si diresse verso l'armadio indossando felpa e tuta nera. Ora non le dava più fastidio che colore indossasse. Quando alzò lo sguardo, notò Maris seduto sul letto con la schiena appoggiato alla parete del container. Si fissava le dita mentre continuava a torturarle, facendole schioccare ad intermittenza. Ma un'altra cosa riuscì a cogliere Diana, oltre al Diario, sulla superficie del comodino, ora vi era anche il suo Kris infoderato. «Avverto un po' di tensione.» Fece Diana, confusa dal quel comportamento. Quando Maris alzò lo sguardo, notò la fossetta tra le sue sopracciglia che fece da didascalia al suo umore. Gli occhi cangianti riuscirono a tramortirla per un istante. Lui, dal suo riguardo, sentiva il suo cuore battere. Per quanto desiderò ammorbidire la sua espressione continuò a provare una rabbia che, invece, non percepiva. Pensò: Bisogna saper perdere. Lui non sarebbe mancato a nessuno. Ma Diana sì. Al termine di tutto aveva qualcuno che l'aspettava. Maris sperò fosse lei, la luce infondo al tunnel. Ma la vita non era mai stata giusta, non si meravigliò di quell'increspatura nei fili del loro destino. Tutte le cose belle che assaporava riuscivano a sfuggirgli dalle mani. I loro momenti più intensi, li avrebbe custoditi fino al suo ultimo battito. A qualsiasi cosa sarebbe andato incontro, si sarebbe aggrappato ad ogni singolo volta che l'aveva baciata. Per quanto fosse complesso, doveva accettarlo. «Insieme non potremmo mai farcela.» Diana per un attimo rise incredula. «E per quello che ti ho detto ieri, vero?» «No.» Rispose freddo Maris. «Questa messa in scena è durata fin troppo.» «Mar-» «Non pronunciare il mio nome!» Fu lì che, Maris, combatté la guerra più ardua: quella tra cuore e mente. «Solo perché ti ho scopato non significa che sono disposto a passare la mia vita con te.» Penso di amarti, così tanto che in un'altra vita saremo stati qualcosa di grande. «Ho sbagliato a pensare che potesse servirmi il tuo aiuto.» Sei un tuffo al cuore, Diana, un fottuto mare in tempesta. «Quindi dimenticati della promessa e scompari dalla mia vista» Se la mia disfatta rappresenterà il trionfo per te, allora forse, la fine non sarà tanto amara. «Cosa vuoi veramente?» Gli chiese Diana con fermezza, scardinata dai suoi occhi velati di lacrime. Voglio te, per la vita. Pensò Maris ma non lo disse, non poteva. «Voglio che tu te ne vada.» Lui si alzò di scatto, brandendo il Kris e attraversò la stanza per porsi di fronte a Diana. Nonostante il modo aggressivo con cui lo fece, lei non si mosse neanche mezzo centimetro. «La porta ti aspetta.» Le sussurrò. «Non p-puoi farmi questo!» Era confusa, addolorata, le parole le uscirono con difficoltà. «Devo completare la missione di Aegir.. di mio padre.» Tenne a puntualizzare. Maris sospirò con un peso nel cuore ma lo fece sembrare, invece, come se quella udita, fosse solo una gran cazzata. «Neanche ti ricordi i pochi momenti passati con lui. Lui per me è stato un padre, è venuto ai miei compleanni, ai tuoi neanche uno. Ricordo bene la sua voce quando mi raccontava le storie o quanto era felice quando mi portava le sue creazioni in legno... Ho più diritto io di completare la missione, che tu. Sei stata scaricata appena ne ha avuto l'occasione.» Maris si girò le spalle. Aveva bisogno di respirare, quelle parole furono come duplici lame a doppio taglio. Tutte conficcate nel petto. La crudeltà della totale impotenza lo fece sentire per la prima volta un mostro. «Non guardarmi così... è la verità.» Sapeva che Diana lo stesse facendo, così, continuò ad infierire. «La famiglia è un diritto che si deve saper guadagnare.» I tonfi alle sue spalle risuonarono all'istante e, con agilità, bloccò il colpo che Diana stava quasi per lanciargli. Con una mano le afferrò il braccio, mentre annegavano a vicenda negli occhi. «Pensavo fossi migliore di così.» Gli disse lei con sconforto, pentendosi di aver lasciato il Kris al piano di sotto. Sentiva la sua anima scalpitare all'interno di una bolla che stava per scoppiare. «Se continui a parlare...» Maris tentò di farla arretrare. «Mi metterai in una posizione in cui devo farti vedere quanto io possa essere senza cuore.» Le profuse con aria di sfida, mentre le avvicinava il coltello all'altezza del petto. Le rilegature nella lega metallica furono come saette. «Già mi hai dato una grande dimostrazione.» «Te lo dissi dall'inizio.» Maris si mosse con sfrontatezza. «Se ti fidi troppo del mare, puoi finire per annegare.» Si sentì mancare quando Diana si diresse verso il corrimano sconfitta da qualcosa che non riuscì a controllare. Lui seguì i suoi passi nella speranza che non facesse cazzate. Al piano di sotto, rimase sul posto ad osservarla andare via dalla sua vita. Cercava di esserne felice, si sarebbe salvata dalla fine che non si meritava. Ingoiò le fitte alla stomaco perché sì, gli venne da piangere. Tuttavia contenne una risata, si stava sacrificando per qualcuno che non fosse lui. Dopo sua madre e Aegir, non si era preoccupato di nessuno oltre che a sé stesso. Era inevitabile, dopo una collisione di due anime, niente era più lo stesso. La odiava, Dio se la odiava, perché non voleva nessun altro che lei. Ma, soprattutto, la odiava perché sapeva di non poterla amare come desiderava. Diana si sporse verso il tavolino per recuperare il Kris di suo padre, almeno quello glielo doveva. Girati, voglio vederti un'ultima volta. Strillò Maris nella sua mente, si sentì come un pezzo di vetro consumato dall'acqua di mare. Non aveva più spigoli per difendersi. In quel momento lei si voltò come se l'avesse sentito. Piangeva. I suoi occhi ricolmi di tristezza racchiudevano il buio. Nonostante fu un'occhiata schiva, Maris colse ogni particolare del suo viso nella mente. Lo tracciò come un disegno da guardare prima del termine del viaggio. Lykke, ne sei valsa la pena, pensò infine.