Diciotto

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Leopold quella mattina si svegliò di soprassalto e molto presto

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Leopold quella mattina si svegliò di soprassalto e molto presto. Non capì perché avesse perduto il sonno ma la prima cosa che percepì fu il profumo di Diana ancora impresso nella sua maglietta. La sera prima preferì addormentarsi vestito, sperando che le sue narici non si facessero mai l'abitudine.

Fu anche un po' demoralizzato. Doveva accettare il fatto di non poter avere ancora Diana. Che dovesse darle i giusti spazi. Odiava questa parte della storia. Perché doveva aspettarla se era sicuro che insieme sarebbero stati perfetti? Già si immaginava a combattere fianco a fianco. A ritornare insieme nella Giungla alla fine di ogni missione. A sgattaiolare di notte da una stanza all'altra. Insomma, la sua mente si era già fatta molti programmi.

E l'attimo dopo, Leopold comprese perché si fosse svegliato così presto. I suoi sogni intensi non gli avevano fatto accorgere che qualcuno avesse bussato alla porta con insistenza.

Si apprestò ad aprire, Gabriel lo fissò con le braccia conserte. Gli zigomi pronunciati erano serrati da un'espressione contrariata. I capelli fini, del colore della ruggine svolazzarono con prominenza.

«Buongiorno.» La corporatura muscolosa si stabilizzò meglio sul terreno. «Mi concedi due passi?»

Leopold acconsentì con confusione, infilandosi al volo le scarpe.

Camminarono verso la zona centrale e ancora nessuno era sveglio. Il sole era appena sorto nel cielo, non abbastanza da riuscire a riscaldare ogni filo d'erba. Leopold non si pentì del risveglio anticipato ma, bensì, si sentì timoroso della discussione che incombeva su di lui.

Non smise neanche per un attimo di pensare a Diana.

Gabriel attizzò il fuoco, sistemando le assi di legno nel terreno. Aveva appeso ad un gancio un pentolino in ceramica. Con un cucchiaio in legno mescolò dei rivoli di miele nel latte, fino a farli sciogliere.

«Sai... quando ho visto quel comportamento tra te e Diana.» Rivelò d'un tratto, controllando se la colazione fosse arrivata a temperatura. «Alla sua prima missione... non ho voluto darci tanto peso.» Facendo attenzione a non scottarsi, prese il pentolino dal manico e ne versò il contenuto in due tazze. «Ma vorrei sapere cosa sta succedendo con lei.» Una la spinse verso Leopold.

«Niente.» Tagliò corto lui, facendone un sorso. Il sapore del latte caldo si intonò perfettamente con la dolcezza del miele.

«Anche quello di ieri, dopo la Liberazione, lo chiami niente?»

Leopold indugiò per qualche istante, infastidito da chiunque avesse potuto parlarne. «Conosco le regole, Gabriel.»
«Non le serve essere distratta da te, dalle tue provocazioni.»

Una nota insolita di gelosia fuoriuscì con evidenza dalle sue labbra.

«Ogni tanto uno squarcio di felicità ce lo meritiamo.»

Gabriel gli lanciò uno sguardo, sorridendo. «Monitoro tutto ciò che succede nella Giungla. Ogni cosa.» Lo fissò sbattendo le palpebre. «Non me ne frega un accidenti di chi ti innamori o se decidi di dare sfogo ai tuoi ormoni adolescenziali. Ma lascia Diana in disparte da tutto questo.»

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