Quando ero una bambina, la mamma mi raccontava sempre la storia di una principessa. Non come tutte le altre, lei era speciale. Percepiva il mondo in modo diverso. Lo percepiva come lo percepisco io.
La dolce brezza autunnale mi colpisce il viso, facendomi chiudere istintivamente gli occhi.
I passi delle persone rimbombano sul terreno, sento la loro presenza intorno a me.
Le loro voci sono una specie di brusio ovattato lontano a cui, ormai, sono abituata.
Sento l'erba fredda tra le dita poggiate sul prato e mi sento in pace con il mondo.
Ho imparato negli anni a scorgere anche il più piccolo dei dettagli.
Osservare.
Percepire.
Sulla pelle, nel petto.
Nala è coricata a pancia in sù e mi osserva al contrario, con la lingua a penzoloni e il suo solito sorriso a curvarle il musetto peloso. Scodinzola spostando alcune foglie secche cadute dagli alberi e non posso evitare di sentirmi felice.
Lei è la mia migliore amica, l'unica che riusce a capirmi senza bisogno di parlare o sentire. Comunichiamo con gli occhi, con i movimenti. È estremamente intelligente.
Abbiamo un legame speciale, noi due.
I miei genitori me l'hanno regalata al mio dodicesimo compleanno e, d'allora, siamo inseparabile.
Ricordo ancora quando avevo aperto la porta di casa appena tornata da scuola e avevo trovato un cucciolo di Golden Retriever ad aspettarmi sulla soglia. Con i suoi occhietti color cioccalato e il pelo morbido chiaro come lo champagne, mi aveva conquistata subito. Non ero mai stata così contenta in tutta la mia vita.È stato proprio quell'amore smisurato che avevo sentito nel momento in cui i nostri occhi si incontrarono a farmi appassionare al mondo degli animali a tal punto da farmi decidere di voler intraprendere gli studi per poter diventare una veterinaria.
Le faccio segno di avvicinarsi e, senza neanche dover ripetere una volta il gesto, mi raggiunge subito con passo allegro e le orecchie alzate. Appena si trova con il musetto allineato al mio viso si avvicina, leccandomi mezza faccia tutta contenta e orgogliosa.
Strizzo gli occhi ridacchiando e le prendo la grande testona tra le mani per riuscire ad allontanarla.
Quando i nostri occhi si incontrano le sorriso e le metto nuovamente il guinzaglio.
Mi alzo e pulisco i residui di erba e foglie dai pantaloni.
Osservo la mia fidata compagna di avventure, chiudo le dita tra loro portandomele al mento, poi alla mandibola, mimando la parola "casa" con le labbra.
Nala alza le orecchie contenta e ci dirigiamo verso l'uscita del parco.
Noto alcune persone osservare il retro del mio orecchio sinistro e so bene cos'ha attirato la loro curiosità. Non sono infastidita, da quando ho messo l'impianto cocleare quegli sguardi sono all'ordine del giorno e spesso non ci faccio neanche più molto caso.
Per molti nascere sorda può sembrare una condanna, ma io non l'ho mai visto come un ostacolo.
Avevo otto anni quando avevo iniziato a fare esami e test per poter essere idoena all'applicazione dell'impianto cocleare
Era stato un percorso lungo e faticoso, composto, oltretutto, da mesi e mesi successivi dall'intervento di educazione all'intrepretazione dei suoni. I medici ci aveva spiegato che quando porti un'impianto cocleare non è come sentire normalmente, i suoni non passano attraverso l'orecchio, ma arrivano direttamente alla parte del cervello che ne è responsabile, quindi devi imparare a riconoscerli.
Non è stato facile, ma quando ho sentito lontana, come se ci fosse un muro a dividerci, la voce distorta di mia madre, il mio cuore è quasi scoppiato.
Da quel momento la mia vita è decisamente cambiata.
Riesco a sentire qualche suono e, se la persona parla abbastanza forte posso riuscire ad udire il discorso senza bisogno di leggere sempre le labbra.
Ma, nonostante i mesi di riabilitazione dopo l'intervento, non parlo. Solitamente viene consigliato di fare questo tipo di Impianto intorno ai due anni proprio per poter permettere ai bambini di imparare a parlare nell'età corretta, ma, purtroppo per me non era stato possibile.
All'epoca non eravamo una famiglia facoltosa e, questo tipo di impianto insieme a tutti gli esami e alla riabilitazione, era troppo costoso per i miei genitori.
Così, quando ebbi finalmente la possibilità grazie ad un associazione per sordi di poter mettere l'impianto cocleare, ormai ero già grande e insegnarmi a parlare era risultato piuttosto difficile.
Odio il suo della mia voce quando ci provo.
La trovo imbarazzante e preferisco continuare a comunicare come ho sempre fatto: con la lingua dei segni per chi la conosce, oppure con il mio fidato taccuino che porto sempre con me.
I miei genitori non sono molto contenti di ciò. Ho sentito il discorsetto del ''Non ti devi vergognare di quello che sei'' e del ''Sei speciale e devi andarne fiera'' talmente tante volte che ne ho la nausea. Non mi vergogno di quello che sono, ma della mia voce sì e preferisco continuare a non usarla. Nessuno può capire quello che si prova quando gli altri ti prendono per stupida solo perché parli male. Preferisco far credere di essere muta.
Sento l'abbaio di Nala e, quando abbasso lo sguardo verso di lei, la trova ad osservarmi con la lingua a penzoloni. La indico con l'indice, poi successivamente lo porto al mento e alla gola, puntandolo poi nuovamente su di lei mimando con le labbra ''Hai sete?''.
Abbaia nuovamente e so per certo che è un sì. Così ci avviciniamo ad una fontana proprio appena fuori dal parco e, appena apro il rubinetto, si butta a capofitto a bere facendomi sorridere.
Come ho già detto, io e lei ci capiamo.
Spazio dell'autrice:
Ciao a tutti,❤️
che dire, sono piuttosto emozionata di mostrare la mia opera al mondo d wattpad.
Amate già Nala quanto la amo io?Ammetto che la paura che non possa piacere è tanta, ma voglio assolutamente mettermi in gioco.
Spero davvero di poter spiegare e farvi entrare nel mondo dei sordomuti, pur non essendolo io in prima persona.
Volevo davvero creare qualcosa che potesse far emozionare e integrare chiunque si senta in qualche modo diverso. Spero davvero di riuscirci.
Attendo i vostri commenti.
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La vostra
~Miana~
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The Sound of Heart Beats
RomanceIN REVISIONE ''E' perchè sono sorda?''. > una risata amara gli lascia le labbra. Mi avvicino ''E allora com'è?'', mimo ancora. Sospira e mi osserva. I suoi occhi quasi mi penetrano fin sotto la pelle. Li sento bruciare nel petto, nello stomaco, ovun...