Capitolo 20

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Passo l'intera mattinata ad aiutare mia madre con il pranzo del Ringraziamento tra uno sbadiglio e l'altro.

Non sono praticamente riuscita a chiudere occhio.

Ho passato il resto della nottata a girarmi e rigirarmi nelle coperte, a tal punto che persino Nala si è stancata ed è scesa per poter dormire tranquillamente sul tappeto senza nessuno a disturbarla.

<<Fiorellino che dici? Mettiamo un po' di musica?>> domanda mio padre, muovendo i fianchi, simulando un ballo piuttosto imbarazzante.

Ridacchio divertita ''Va bene''.

Accendo lo stereo in salotto e la nostra canzone, 'One' degli U2 insieme a Mary J.Blige, parte in sottofondo.

Da sempre un grande fan degli U2, rock band irlandese che ha trovato il successo tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80 fino ad oggi, mio padre non si è risparmiato di farmi conoscere tutta la loro discografia canzone per canzone, portando anche me ad essere una loro fan.

Un sorriso sincero mi curva il volto mentre lo vedo muoversi sulle prime note della canzone.

Harry, seduto sul divano accanto, lo guarda sorridendo divertito.

Mio padre si avvicina a me, prendendomi la mano e tirandomi verso di lui in un ballo di coppia piuttosto sgraziato.

Rido divertita, muovendomi con lui.

<<One love>> canta mio padre <<One life>> mi fa fare una piroetta su me stessa <<When it's one need in the night>>.

Torno bambina, quando ballavo con i piedi sui suoi per la grande differenza d'altezza, oppure tra le sue braccia, a piroettare per il piccolo salotto del vecchio appartamento.

La mamma ci guarda con amore dalla cucina e sento gli occhi di Harry su di me.

Ma questo è un momento solo mio e di papà.

Lo è sempre stato.

I suoi occhi color nocciola mi guardano con amore dall'alto. Nonostante ormai io sia grande, rimango comunque molto più bassa di lui.

La voce di Bono risuona nel salotto e mi sento bene. Questa per me è la felicità.

<<One love>> canta ancora, leggermente stonato <<One blood>> ride divertito e io lo seguo <<One life you got to do what you should>>.

Quelle parole hanno un significato diverso ora che sono grande.

E' come se mio padre mi stesse spingendo ad aprirmi di più. E' come se mi stesse dicendo vai, buttati, bambina mia.

Il testo ad un certo punto dice 'Noi ci feriamo a vicenda e poi lo rifacciamo ancora'. La canzone parla di un cuore ferito, di un amore struggente.

Per un attimo, mentre mio padre mi fa piroettare ancora una volta, i miei occhi entrano in collisione con quelli azzurro ghiaccio del riccio seduto sul divano.

Per un attimo mi sento come se quelli destinati a distruggersi a vicenda fossimo noi.

La canzone continua 'Mi hai chiesto di entrare, ma poi mi hai fatto strisciare ed io non posso tenermi stretto quello hai, se quello che hai è sofferenza'.

E lì, capisco che io e Harry non siamo quell'amore distruttivo della canzone.

Perché io posso prendermi la sua sofferenza.

E lui può prendere la mia.

La mia mente naviga. Viaggi mentali infiniti.

Poi mi rendo conto che sto fantasticando sul niente.

The Sound of Heart BeatsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora