Capitolo 26

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Arriviamo sul lago di Santa Fe dopo circa trenta minuti. Ormai è l'alba. I raggi del sole colpiscono gentilmente l'acqua calma del lago che riflette la luce contro gli alberi.

Percorriamo una stradina sterrata, prima di veder apparire, nascosta tra gli alberi, una casetta color legno. E' piuttosto piccola e si mimetizza perfettamente con la natura che la circonda.

Parcheggio il Range Rover sotto il porticato sulla destra della casa e mi volto verso Sophie che osserva il panorama oltre il parabrezza.

I suo capelli biondi sono ricoperti da sangue ormai secco.

La mia giacca le sta così grande da arrivarle quasi alle ginocchia.

Vederla così non fa che ricordarmi che avrei potuto non rivederla più, mai più.

Le nostre mani sono ancora unite.

Si volta verso di me e le sue iridi simili a due pozzi di acqua cristallina, si fissano nei miei.

Scendo dalla macchina e faccio il giro per poterle aprire la porta <<Riesci a camminare?>> le domando.

Prova a mettere un piede in terra, ma subito digrigna i denti, scostandolo.

Mi chino per poterle prendere la caviglia tra le mani. Sollevo appena i pantaloni della tuta che indossa e noto subito che è gonfia.

Provo a muoverle il piede in movimenti circolari.

Strizza gli occhi, trattenendo il fiato.

<<Non è rotta>> le mostro un sorriso tirato, tornando in piedi <<Vieni, andiamo a darci una pulita>> la prendo in braccio senza nessuno sforzo e chiudo la porta con il piede.

Quando entriamo non ho tempo per osservare lo spazio circostante. Noto solamente le nostre cose ammassate nell'ingresso. Cerco immediatamente il bagno e, una volta trovato, la faccio sedere sul ripiano del lavandino <<Vado a cercare il kit di pronto soccorso>> le dico.

Faccio per voltarmi, ma la sua mano si avvolge intorno al mio polso, trattenendomi.

Torno a guardarla e noto delle lacrime incastrate nei suoi grandi occhi chiari <<Che succede nanetta?>>.

Scuote la testa, in segno di negazione, poi abbassa gli occhi sul pavimento.

Il respiro le torna tremolante e prima che possa anche solo provare a rispondere scoppia a piangere, nascondendosi il viso con le mani.

Dio, odio vederla così.

<<Sh, va tutto bene>> le avvolgo il corpo con le braccia <<E' finita>> sussurro <<E' finita>> le lascio un bacio tra i capelli e la cullo tra le braccia.

Serro gli occhi, mentre il suo corpo continua a essere scosso da singhiozzi.

E' colpa mia.

E' solo colpa mia.

Dovevo restare con lei.

Non sarei dovuto scappare come un vigliacco senza palle.

Idiota.

<<Ascoltami>> mi scosto appena, solo per riuscire a prenderle il volto tra le mani <<Sei al sicuro adesso>> le asciugo le lacrime <<Non glielo permetterò più, te lo prometto>> poggio la fronte contro la sua e lei chiude gli occhi cercando di calmare i singhiozzi <<Te lo prometto nanetta>> sospiro <<Scusami. Scusami per tutto>>.

Poggia le mani sulle mie e per alcuni secondi chiudiamo il mondo fuori.

I nostri respiri si mischiano.

The Sound of Heart BeatsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora