Capitolo 9

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"Romania cade in disgrazia"

Terzo decesso oggi a Brașov, e questo non è tutto. Il terrore nasce nella città la quale teme un'epidemia funesta che la piegherebbe terribilmente.
Tale ipotesi che sorge tra i cittadini è dovuta alla malattia dei defunti. Le tre donne in questione, risultavano soffrire di sintomi ricollegabili ad una possibile anemia, ma i medici dissentono:
Pallore cadaverico;
Insonnia e sonnambulismo;
Mancanza di respiro;
Estrema debolezza.
Sono questi i sintomi che secondo le testimonianze familiari hanno deteriorato le tre donne.
I tre casi oltre ai sintomi, possedevano in comune una ferita sul collo, due fori rossastri dalle dimensioni trascurabili.
I medici rassicurano dicendo che è presto per allertarsi, ma la paura persiste.

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Nevicava spesso, sebbene fosse l'ultimo mese dell'inverno e da lì a poco il freddo sarebbe scomparso, ed il ghiaccio si sarebbe sciolto facendo sbocciare fiori. Anche a Londra nevicava, le giornate uggiose erano all'ordine del giorno, eppure degli strati di neve così spessi Chuuya non li aveva mai visti. Aveva preso l'abitudine con il passare dei giorni di affacciarsi alla finestra, ed osservare il bellissimo paesaggio, i prati bianchi, gli alberi altrettanto, e le luci della cittadina che sembravano stelle. Si accorse perfino, abbassando lo sguardo, che la sua stanza era perfettamente sopra quella di Dazai. Ed ogni notte lo osservava sporsi, con uno sguardo perso tra le stelle, quasi cercasse qualcosa, uno sguardo che gli parve tanto triste, come disperato, sembrava un prigioniero guardare la libertà dalle sbarre. Il giorno invece la finestra rimaneva perennemente siggillata, senza far trapassare nemmeno un filo di luce. Pareva quasi che tutti fossero allergici alla luce, non aveva mai visto Dazai o altri esporsi ad essa, aprire una finestra o uscire nei pressi della contea in pieno giorno, e questo spiegava forse il loro colore tanto pallido. Un castello che pareva diventare una tomba ogni tanto.

Così Chuuya preso dalla noia decise di girare, o almeno tentare di farlo nuovamente, ma questa volta non l'avrebbe fermato nessuno. Sembrava quasi una spia durante una missione speciale, anche se di speciale non c'era nulla se non stanze polverose. Si sporse dalla camera, controllando se qualcuno passasse di lì. Via libera. Così inziò ad incamminarsi, esplorando prima di tutto le stanze del suo piano. Il corridoio era pieno di porte, ma avvicinandosi ad ognuna, controllando sempre se qualcuno passasse, si accorse che erano tutte chiuse, persino provando a porre forza queste non cedevano. Non tutti i tentativi furono però vani, alcune forse più vecchie o chissà che cedettero, ma dentro non c'era nulla di interessante se non biblioteche, semplici camere da letto, che probabilmente sarebbero potute servire a qualcuno della servitù visto che non aveva visto Dazai invitare nessuno che fosse pernottato se non sotto le sue coperte...apparte lui ovviamente.
Altre erano invece completamente vuote, riempite solo da una marea di polvere, che il conte le avesse svuotate? D'altronde a cosa potevano servire tante stanze?
Su quel piano, tra quelle accessibili, solo una era interessante, anche se come le altre era una semplice camera da letto. Nonostante ciò era la più grande, riempita da un letto a baldacchino con stoffe rosse, ricami e tutto ciò che potesse renderlo un letto da re.
Tutto intorno c'erano mobili, bauli per del vestiario probabilmente, ed un enorme specchio decorato con ghirigori e fiori incisi nel legno. Su di esso c'era poi una foto poggiata, la foto di un bambino, solo allora Chuuya capí che quella doveva essere la stanza dei deceduti signori Dazai. Ed effettivamente guardandosi intorno notò anche delle loro foto e qualcuna di famiglia. Era veramente triste, e Chuuya lo capiva bene, quella stanza era stata probabilmente chiusa per anni, lo si vedeva dalla polvere, e nemmeno volendo avrebbe potuto dargli torto. Lui era il primo che non riusciva più ad entrare nella camera una volta condivisa con il fratello, quando entrambi erano bambini, o a tenere tra le mani una foto di suo padre, era troppo difficile.
Decise quindi di uscire, anche se un po' amareggiato, controllando attentamente che non ci fosse nessuno.
Stava quasi per andarsene dalla stanza quando notò Kyoka passare per il corridoio, richiuse immediatamente la porta e premendo ad essa il palmo delle mani, ci rimase incollato sentendo il rumore dei suoi passi. Kyoka arrivò alla porta, e questo Chuuya lo sentì bene, come sentí il coltello perforare il legno affianco alla sua testa, però almeno i dubbi della domestica svanirono...
Dopo aver rischiato di venire trapassato dalla lama, sentì finalmente Kyoka andarsene e se ne andò di conseguenza. Continuò quindi il suo giro di scoperta, con le mani in tasca e guardandosi i piedi pensieroso, non riusciva infatti a cancellare dalla mente le immagini di famiglia che aveva visto in quella stanza. Sentiva come impressa nella retina la figura di quella coppia così giovane, la madre ed il padre di Dazai, o quel bambino orribile con un sorriso ed i pugni stretti, quale bambino sorride stringendo i pugni? Sembrava una scimmia.
La madre poi assomigliava veramente tanto al conte, sembrava una sua versione al femminile. Aveva i capelli lunghi ed ondulati, mori come quelli del figlio, ed aveva anche i suoi stessi occhi e ciglia lunghe. Il padre invece apparte per l'altezza, si faticava a credere fosse suo padre perché non ci somigliava minimamente. Aveva i capelli corti e color mogano, gli occhi invece erano azzurri e piccoli in un volto contornato da una barba rada.
Camminando camminando, senza rendersene conto era arrivato all'ingresso, così decise di vedere le ali della casa che non aveva mai visto, ma per questo doveva allontanare la servitù. All'ingresso infatti incontrò Lucy, e fortunatamente degli altri non c'era traccia.
Così senza nessun piano articolato la avvicinò.
<<Signorina Lucy?>> Disse Chuuya con le mani dietro la schiena e sporgendosi verso la ragazza da dietro, questa si girò di colpo come l'avesse spaventata.
<<Ah..scusatemi mi avete spaventato, ha bisogno d'aiuto?>>
<<Si...giurerei di aver visto qualche cimice nella mia stanza, potrebbe andare a controllare nel mentre che lavoro?>>
La ragazza arricciò il naso, probabilmente per il disgusto, ma poi quasi arresa sospirò e disse:
<<Subito.>> Dopodiché si dileguò in direzione della stanza di Chuuya.
Nei paraggi non c'era più nessuno, così il rosso poté muoversi liberamente. Attraversò un lungo corridoio che non aveva mai visto, completamente sfoglio se non per i candelabri che lo illuminavano. Non c'erano porte o altro, era solo una strada dritta da percorrere fino a che non si trovò davanti ad una porta in ferro battuto fortunatamente aperta. Dalle fessure si poteva vedere un bellissimo cortile dalla pianta rettangolare, delineato dalle mura del castello punteggiate dalle finestre. Aprì la porta poggiando il piede sulla neve, il quale sprofondò nella sua dolce morbidezza. Moriva dal freddo, eppure quella bellezza lo tentava, così proseguì, arrivando al centro del cortile con la neve che gli cadeva sulle spalle ed un piccolo fiocco gli sfiorò il naso. Era come ipnotizzato dallo scenario, come se avesse finalmente potuto prendere una boccata d'aria dopo tempo, e gli venne nuovamente da pensare a quel bambino.
Non solo il piccolo Dazai, ma anche il piccolo se stesso. Dazai era nato in una famiglia ricca, aveva a disposizione perfino un cortile tanto ampio dove giocare, cose che altri bambini non avrebbero nemmeno sognato, eppure perché quel volto orribile, quella finta gioia? Che fosse solo il classico carattere viziato dei ricchi?
In quel momento sentí qualcuno chiamarlo a gran voce:
<<Chuuya!! Chuuya!!>>
Si girò, e vide Dazai, nell'aria coperta del cortile sotto un muretto. Ormai l'aveva beccato.
<<Maledetto!!>> Dazai non si mosse da lì sotto, ma prese un po' di neve che era arrivata anche lì e gliela lanciò addosso, colpendolo in pieno sulla spalla.
<<Ehi come ti permetti?!>> Disse il rosso e provò ad avvicinarsi arrabbiato ma ricevette un altra palla di neve.
<<Come sei arrivato qui!>> Urlò Dazai con le mani vicino alla bocca per amplificare il suono.
<<Non sono fatti tuoi!>> Rispose chuuya chinandosi verso la neve e creando a sua volta una palla di neve, dopodiché la lanciò e prese Dazai in pieno nello stomaco, che si contrasse di conseguenza. Lo sguardo di Chuuya allora da tenace ed arrabbiato, impallidí per la paura e corse in direzione del conte:
<<Dazai!!>> Arrivato da lui lo cinse con il braccio e gli disse: << Ti sei fatto male? >>
Dazai non rispose, ma inziò a ridere lasciando Chuuya perplesso, poi gli butto un altra palla di neve addosso che teneva stretta tra le mani spinte allo stomaco per far finta di sentire dolore.
<<Che c'è ti preoccupi Chuuya caro?> ridacchiò Dazai.
<<Questa me la paghi!>> Disse Chuuya lanciandogli un altra palla di neve che lo prese in pieno. La cosa stava iniziando a trasformarsi in una battaglia.
<<Ti piace il gioco duro eh?>> Disse Dazai con un ghigno sul volto, che Chuuya replicò.
<<Se è la guerra che vuoi ti accontento...>> Aggiunse il conte afferando un altra palla di neve e lanciandogliela, ma Chuuya riuscí a evitarla nascondendosi dietro uno dei pilastri del cortile. Il rosso a sua volta reagì cercando di colpirlo allo stesso modo ma Dazai lo schivò abilmente. Andarono avanti per un po', colpendosi a vicenda come due bambini, Chuuya però si accorse che Dazai non usciva mai dalla zona coperta.
<< Hey dottore prova a schivare questa.>>
Il rosso gli lanciò un'altra palla ma inaspettatamente Dazai riuscí ad afferarla con la mano, lasciandolo di stucco, questo poi ne approfittò lanciandogliela addosso, e Chuuya preso in pieno perse l'equilibrio e cadde sulla neve.
<<Cosa c'è non parli più?>> Gli urlò Dazai ridendo, questo alzò la testa, scuotendola come un cane per togliere la neve dai capelli.
Poi si alzò avvicinandosi a Dazai.
<<Tsk...mi arrendo hai vinto.>> Disse sbuffando con la testa girata dal lato opposto.
<<Felice di sentirtelo dire.>> Rispose Dazai ridendo.
Entrambi si girarono poi guardando la neve cadere, fiocchi che delicati ballavano nell'aria fino ad unirsi al mantello bianco sul prato.
<<Allora come sei arrivato qui?>> Chiese Dazai girando lo sguardo verso di lui, e le sue parole si trasformavano in delicate nuvolette bianche
<<Te l'ho già detto non sono fatti tuoi.>> Rispose chuuya senza guardarlo.
<<Si ma non ti avevo vietato di curiosare ricordi?>> Replicò disinvolto il conte.
<<E dovrei rimanere recluso nella mia stanza, aspettando che tu ti annoia e sperando che non vada a curiosare sotto le gonne altrui?>> Gli rispose estremamente schietto Chuuya, ma Dazai non parve arrabbiarsi.
<<Preferisci che te ne faccia conoscere qualcuna? Non dirmi che non hai mai avuto una donna..>> insinuò,
<<Come avessi bisogno della tua pietà... Se ne avessi voglia non avrei bisogno di chiederti aiuto>> Gli rispose chuuya sdegnato.
<<Seriamente non hai mai conosciuto una donna Chuuya?>> Disse Dazai dal nulla e a Chuuya venne da tossire sorpreso.
<<Ma non ti immischiare...>>
Effettivamente non che Chuuya non avesse mai conosciuto una donna, ma era passato molto tempo dall'ultima volta che avesse pensato a cose come l'amore o i propri bisogni, distratto dal lavoro ed dall'occuparsi della famiglia, che dopo l'addio al fratello ed al padre era tutta sulle sue spalle. In realtà, gli pareva quasi di essersi scordato di vivere fino al suo arrivo al castello.
Dazai allora, pensando a cento modi per deriderlo dandogli del verginello, gli tirò uno sguardo malizioso ed inziò a sorridere.
<<Ed adesso perché sorridi..sei disgustoso.>> Gli disse Chuuya dandogli un pugno sulla spalla come di consuetudine.
<<Comunque mi annoiavo ed ho girato un po'...>> Aggiunse facendosi più serio, perdendo improvvisamente la vitalità nelle sue parole. Dazai sembrò impallidire sebbene si notasse a malapena visto l'incarnato cadaverico.
<<Non preoccuparti non ho visto granché...>> Chuuya ci pensò un secondo per paura di causare problemi, ma poi aggiunse:
<<Ho scoperto solo quella che doveva essere la camera matrimoniale dei tuoi genitori..>> la sua voce si andò ad affievolire verso la fine, come fosse uno di quei giocattoli con la chiave di carica che adesso era arrivato al suo termine.
Dazai rimase in silenzio, e Chuuya notò un velo oscuro coprirgli il volto, come se il suo sguardo si fosse incupito.
<<Chuuya...anche tu avevi perso il padre se non sbaglio...>> Disse il conte con una voce bassa e delicata, forse un po' triste. <<Cosa faresti se fossi me? >>
Il rosso capí perfettamente cosa voleva intendere. Vivere completamente soli, in una casa enormemente vuota piena di ricordi morti di un tempo passato, in una città poi dove forse le persone che ti rispettano si contano sulle dita di una mano, ed avere sulle spalle responsabilità ed altre persone. Era come lui, l'unica differenza era che vivevano in città diverse.
<<Quando mio padre è morto penso di aver smesso di vivere per un tempo...>> Rispose, con gli occhi in quelli di Dazai, entrambi spezzati e stanchi, ma bellissimi, poi continuò:
<<Mio fratello maggiore è partito anni fa, prima ancora della sua morte, l'aveva considerato un disonore per noi. L'avevano accusato di sodomia, e scappò per non essere arrestato, non so nemmeno che cosa rimane di lui. Ciò che so' però è che dopo che mio padre è morto in casa c'ero solo io a dover gestire la famiglia... Così prima che un amico di mio padre, ovvero il mio capo il signor. Fukuzawa, mi prendesse sotto la sua ala, io ho fatto i lavori più umili per vivere e mi sono quasi dimenticato di ciò che questa parola significasse fino a che non sono venuto qui forse...>>
Dazai ascoltava assopito da ogni parola rimanendo in completo silenzio, limitandosi soltanto a poggiare una mano sulla spalla di Chuuya, che continuò a parlare:
<< So perché hai chiuso quella stanza, quella di mio fratello è chiusa da anni, così come ogni cosa mi ricorda loro. È questo che significa andare avanti, ricordare il passato senza viverlo più...>> Completò Chuuya con una voce esausta.
<<Chuuya?>> Chiese Dazai girando lo sguardo verso la neve.
<<Tuo fratello era davvero colpevole?>> Il rosso lo guardò, ma questo era impassibile davanti ai fiocchi che gli si riflettevano nell'iride scura.
<<Non lo so... non conoscevo bene mio fratello, era un uomo imprevedibile e triste, come se non trovasse il suo posto nel mondo o un motivo per starci. Non so se fosse colpevole, ma una volta lo vidi con un uomo, un suo collega, e mi pareva che quella nebbia dai suoi occhi fosse scomparsa, parlavano normalmente, sereni... D'altronde non ho più visto nemmeno lui dalla sua partenza. C'è chi dice che sono partiti entrambi e che li hanno visti prendere un treno, ma la gente dice molte cose...>
<<E pensi fosse davvero sbagliato?>> Chiese Dazai restituendogli i suoi occhi ambrati.
<<Cosa?>> Chiese Chuuya
<<Che amasse un altro uomo...se fosse vero.>> Chuuya rimase in silenzio girandosi lui questa volta verso la neve che cadeva interrotamente.
<<È davvero un crimine amare? Il cuore decide davvero razionalmente, decretando criminali chi l'ha lasciato correre?>> Disse Dazai rimanendo comunque impassibile nonostante il peso delle sue parole.
<<È ciò che la legge dice.>> Rispose Chuuya un po' freddo, ma poi aggiunse: <<Eppure se fosse vero che mio fratello avesse commesso tale reato con quell'uomo... Per come l'ho visto ne sarà valsa la pena...>> Aggiunse con un filo di voce, voltandosi nuovamente verso Dazai.
<< Deve essere per forza giusta una legge?>> Chiese ancora il conte, anche notando che Chuuya aveva gli occhi leggermente lucidi, ma non avrebbe mai pianto.
<<La legge è legge.>> Rispose chuuya.
La neve inziò ad infittirsi, ed il freddo aumentava a dismisura. Chuuya non aveva un granché addosso, se non il suo soprabito, così Dazai notando che aveva iniziato a tremare un po' gli diede la sua sciarpa, arrovigliandola intorno al collo e poi gli coprí la testa con il suo cappello.
<<Non te l'avevo chiesto.>> Disse Chuuya con una voce stizzata, anche se non lo era veramente visto il freddo.
<<Ho già tanto lavoro. Preferisco evitare di occuparmi anche di te per un colpo di freddo.>> Rispose Dazai sorridendo. Chuuya poi guardando la neve disse:
<< Andiamo lí.>> Gli prese la mano e provò a trascinarlo ma questo rimase con i piedi saldi a terra.
<<Non poss->> provò a dire Dazai ma Chuuya continuò a insistere tirando con maggior forza, iniziando a correre verso il centro del cortile, ma Dazai appena arrivò alla fine del confine coperto gli lasciò la mano e Chuuya si trovò da solo ad assaporare la sensazione della neve vorticargli addosso. Quindi si girò verso Dazai, ora più lontano.
<<Non fare il fifone, dai vieni!>> Gli disse con le mani vicino alla bocca.
Dazai si guardò i piedi che pestavano la linea di confine, ma non poteva superarla. Chuuya allora ritornò correndo da lui provando a tirarlo un'altra volta, ma questo lo fermò e gli disse:
<<Aspetta.>> Si allontanò leggermente, prendendo un ombrello abbandonato a terra nei paraggi. Poi afferrò la mano di Chuuya il quale inziò a correre trascinandolo con sé e lui faceva attenzione a rimanere avvinghiato al manico. Il rosso poi si fermò, facendosi un po' di spazio la sotto. La neve gli cadeva ai lati senza colpirli, in uno spettacolo davvero straordinario, questi si guardarono attorno, poi ritornarono a guardarsi fisso negli occhi.
<<Davvero..un ombrello?>> Disse Chuuya con un fare derisorio e Dazai gli rispose sorridendo e facendo spallucce.
<<Sai..questo era il luogo preferito di mia madre.>> Disse il conte guardandosi nuovamente intorno, Chuuya allora gli rispose:
<<Per questo motivo eri qui.>> Più come se però stesse parlando con sé stesso ad alta voce. Dazai annuì, ed i due rimasero in silenzio, accompagnati solo dal suono del vento e del loro respiro, così vicini ne sentivano il calore rigenerante nel freddo. Chuuya afferrò l'ombrello insieme a Dazai, i quali occhi caddero subito sulle sue mani, nude senza guanti e rosse per il freddo. Aveva veramente toccato la neve a mani nude? Dazai le strinse per dargli calore, e Chuuya alzò le sopracciglia stupito, ma si limitò a girare lo sguardo altrove un po' rosso.
<<Chuuya...stasera vieni con me.>> Disse il conte mentre continuava a guardare le sue mani che massagiava per dargli calore, poi alzò lo sguardo verso i suoi occhi.
<<Dove?>> Chiese Chuuya e Dazai prontamente gli rispose.
<<Dove vado di solito dopo il lavoro... Vieni con me.>> Chuuya allora sorrise e disse:
<< Mi vuoi portare in un bordello?>> Il conte allora fece un sospiro divertito e rispose con un filo di malizia:
<<No almeno tu non lo voglia..>> Chuuya roteò gli occhi e gli pestò il piede.
<<Ahi..mi hai fatto male>> disse sorridendo.
<<Mi fa piacere.>> Gli rispose il ragazzo, poi dandogli un ultima occhiata disse: <<Va bene verrò con te.>>
Rimasero ancora per poco sotto la neve, finché il loro respiro non fu abbastanza per riscaldarli, dopodiché l'uno al fianco dell'altro ritornarono dentro il castello, facendosi preparare dalle domestiche un tè caldo per passare il tempo prima che gli impegni se lo prendessero.

Note autrice
Ciao ragazzi come state?
Ecco anche questo nuovo capitolo :)
Spero di riuscire a mantenere la frequenza visto che dopo la settimana dello studente sto riprendendo man mano i soliti ritmi, inoltre con gli altri impegni spero di non levare tempo alla scrittura.
Sicuramente cercherò di fare il mio meglio.
Vi sta piacendo la storia? Se si cliccate la ⭐ o seguitemi perché no.
Scusate per eventuali errori.

Bye bye
-Yres

𝓑𝓵𝓸𝓸𝓭𝔂 𝓵𝓸𝓿𝓮 // 𝓼𝓸𝓾𝓴𝓸𝓴𝓾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora