Quel giorno chiuse gli occhi per poco, poichè nemmeno dopo l'estenuante viaggio il sonno voleva venire, si guardò quindi un po' intorno osservando la sua stanza. Non era molto spaziosa, e mancava di uno scrittoio, anche se stranamente aveva molti mobili ed un grande letto. Avrebbe dovuto trovare una soluzione con il conte, visto che era costretto a volere un luogo dove avrebbe dovuto leggere, rileggere e firmare tutte quelle noiose scartoffie del caso, ma ci avrebbe pensato poi. Quindi si alzò, prendendo un taccuino sotto mano ed uscendo dalla stanza. Doveva inziare prima o poi il suo giro di valutazione, perchè allora aspettare ancora? Oltrepassò tutto il corridoio, annotando misure, materiali, cose da sistemare, sotto lo sguardo stranito della servitù che lo vedeva accovacciarsi a terra e infilare il naso perfino nella fessura più invisibile. Questo perchè Chuuya aveva tutt'altro che eleganza ed indiscrezione nel compiere il suo lavoro. Varcò le varie rampe di scale, riscendendo verso l'ingresso, ma tutto gli era reso più difficile. Ogni volta infatti che si avvicinava ad una porta o ad un atrio diverso del palazzo la servitù ( i due maggiordomi e la fanciulla) irrompevano con sempre le stesse motivazioni:
<< No..no dove andate.. mi segua mi segua.. lì non può>> oppure nel caso di Akutagawa e di Kyoka bastava una semplice spinta lontano dal luogo nella quale si trovava, e alla fine, gira e rigira, Chuuya finiva sempre al centro dell'ingresso, con un taccuino semivuoto. Dopo due o tre tentativi la rabbia del ragazzo iniziava a prendere il sopravvento, incitata dalla stanchezza, ma contenendola per non perdere il posto, si limitò a lanciar via le sue note e a rintanarsi sul letto. Steso sulle lenzuola iniziò a pensare, che senso aveva isolare tante stanze? Per quale motivo non poteva visitare alcun luogo se non l'ingresso e la sua camera? E nel mentre che pensava gli ritornavano alla mente i volti dei ragazzi, soprattutto quello di Atsushi, che ogni volta che poneva forza per poter varcare le porte, lo fermavano, e quando chiedeva giustificazioni rispondevano : << Non è dato saperlo.. Via.. Via >> Cosa che metteva ancor di più rabbia, ma anche un piccolo timore, ripensando agli strani incontri fatti durante il viaggio. Prese allora tra le mani il crocifisso, specchiandocisi dentro, per quale motivo arrivare fino a tanto? Di certo non era motivante essere ospiti di uno straniero, completamente sconosciuto e conoscere di lui solo dicerie e sospetti angoscianti, avrebbe potuto capire qualche antipatia, infondo chuuya era il primo ad essere odiato dal mondo, ma arrivare perfino ad un crocifisso, come a scacciare un demone, ebbene lui con quel demone stava condividendo il tetto. Decise quindi per sicurezza, anche se non era credente, di metterselo al collo, come potesse proteggerlo dai cattivi presentimenti che riempivano l'aria, tenendolo però ben nascosto sotto la camicia. Quando era sul procintò di alzarsi Kyoka varcò la camera, così furtivamente che chuuya non sentì nemmeno il rumore del infisso spostarsi, il tanto che bastava per fargli venire un infarto.
<< La cena... mi segua. >>
Varcarono quindi nuovamente le scale, arrivando finalmente ad una nuova stanza, dove pareva essere permesso entrare. Era un enorme sala da pranzo, un ambiente aperto che conteneva anche un salotto, munito di due poltroncine intagliate in legno, ed un caminetto che dava luce all'ambiente angusto. Al di là del tavolo infatti, ci doveva essere un enorme vetrata, coperta completamente dalle tende rosse, con però dei bellissimi ricami di rose in oro come in tutte le altre tende del palazzo. Il tavolo era molto grande, da poter ospitare forse anche una ventina di persone, ma le sedie erano tutte vuote, lo stesso non valeva invece per il ripiano, colmo di piatti e bevande di ogni tipo. La tavola era infatti abbellita in maniera tanto pregiata che forse chuuya nemmeno durante le feste ne aveva vista una simile. Era ricoperta da una tovaglia che scendeva ai lati in dei drappi di stoffa più spessa, ed essa era a sua volta ricoperta da una dal tessuto argentato più fine e ricamato, che si sposava con il centrotavola formato dal lume di candela e da fiori. Le pietanze però riempivano solo metà del tavolo, nella direzione di chuuya, lasciando l'altra metà completamente vuota. Queste erano caratterizzate da una sanguinante e fumante fetta di carne, poggiata su un piatto di un bianco cristallino e affiancato ad altri contorni e bevande tra cui oltre alla brocca d'acqua, una con una strana bevanda che a chuuya risultava sconosciuta. Al fianco del tavolo c'erano Akutagawa ed Atsushi che lo osservavano, il che lo metteva in leggero disagio. Atsushi lo fece accomodare e Akutagawa gli versò l'acqua fresca nel primo bicchiere.
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𝓑𝓵𝓸𝓸𝓭𝔂 𝓵𝓸𝓿𝓮 // 𝓼𝓸𝓾𝓴𝓸𝓴𝓾
FanfictionChuuya è un ragazzo giovane, con una marea di responsabilità sulle spalle ed eccellente nel suo lavoro, ma la sua dedizione non è abbastanza per equilibrare il suo carattere scontroso che fa scappare colleghi e clienti, fino a fargli quasi perdere i...