Era ormai il momento.
Il cielo si era tinto di un dolce colore violetto, abbandonando il sole ma ancora ricordandosi del giorno che era andato via.
Koyo era sull'uscio della porta, con sulle spalle una mantellina rossa con un cappuccio che le oscurava il viso, in modo che nessuno potesse vederla.
<<Figlia mia sei pronta! Faremo tardi!>> Urlò guardandosi intorno, dopodiché si girò verso l'interno della stanza e bisbigliò:
<<Forza Chuuya...non fare il lamentoso.>>
<<Taci...>> Disse lui mentre cercava di camminare con quel corsetto che non lo faceva respirare. Uscì dalla stanza cercando di prendere una boccata d'aria, un passo e dovevano dare inzio al loro piano, sebbene lui non sapesse assolutamente nulla di ciò che sarebbe successo. Porse la mano alla madre e questa la prese inziando a camminare.
Sulla strada c'erano file di persone, tutte riunite sulla stessa direzione e tutte con gli occhi addosso. Chuuya girava la testa un po' a destra ed a sinistra sentendosi in profondo disagio come se tutti sapessero chi fosse veramente. Koyo invece che camminava un po' china presa completamente dalla sua parte, era sicura di sé e continuava a passo spedito. Chuuya si girò verso di lei, dandole un occhiata, gli dispiaceva non poterle vedere il viso o anche solo per un attimo sentire di sfuggita quella sua aria maliziosa che avrebbe potuto distrarlo. Sentiva ogni passo pesante come tremasse la terra e tutto gli pareva ovattato, apparte il suo respiro che copriva ogni cosa. Si fermò d'improvviso tirando con sé koyo che lo guardò infastidita:
<<Chuuya su andiamo...>>
<<No.>>
La madre si tirò indietro, guardando lo sguardo del figlio fisso sui suoi piedi.
<<Non dovremmo farlo...se andasse male cosa fare->>
<<Non succederà nulla.>> Lo zittí sicura di sé koyo, si chinò verso chuuya e gli posò una mano sul viso per fargli sentire tutto il suo solito fare dolce e confortante da mamma.
<<Sei una bellissima ragazza adesso, nessuno lo verrà a sapere, inoltre nessuno qui ci conosce apparte quattro gatti, non hai nulla da temere. Io resterò in giro per venirti in soccorso se ne avrai bisogno.>> Chuuya alzò la testa e facendo un respiro riprese a camminare, così koyo come suo solito inziò a sdrammatizzare:
<<Poi quasi potresti rimanere cosí... Sei quasi più bell->>
<<Non ci provare.>> La zittí Chuuya ed inziarono a riderne, mentre avanzavano il passo lungo il sentiero.
Alzando lo sguardo sulla strada si vedeva già il palazzo, dall'alto della collina, come comandasse sulla valle.
Chuuya strinse il braccio a koyo approfittandone per chiarire il piano. Avevano qualche minuto prima di separarsi.
<<Madre quindi cosa dovremmo fare adesso?>
<<Ti lascerò a metà strada, dove sta il bivio, dopodichè tu seguirai la folla e ti mischierai con loro aspettando semplicemente il tuo turno per essere annunciato, trovare Dazai sta a te.>>
<<E tu come farai a sapere cosa succederà?>>
Chiese il rosso e Koyo girò lo sguardo, gli balenarono in mentre dei flash: lei sotto la pioggia, in un sentiero sperduto a correre avanti ed indietro aspettando Kyoka a portarle rapporto. Nulla di che.
<<So io..>> disse koyo sogghignando, Chuuya la guardò sospettoso dopodiché chiese ancora:
<< E Come dovrei entrare?>>
<<Camminando...>> Disse koyo come avesse un figlio cretino, ma Chuuya mantenendo per se le imprecazioni aggiunse:
<<Prima hai detto che mi annunceranno... Dubito che annunciare Chuuya Nakahara sia una buona idea...come entrerò?>>
<<Ehehe>> disse koyo e nel mentre ripensava. Aveva solamente usato Kyoka che aveva visto la lista identificato una debuttante rapita portata davanti a lei minacciata alle lacrime rimessa su un treno pronta per il vagone dritto dritto a brasov.
Non poteva che sorridere soddisfatta, Nulla di che infondo un giochetto da quattro soldi.
<<Ricorda che tu ora sei la signorina Jane Austen e vieni direttamente dallo L'Hampshire>>
<<Hampshire...? Come hai trovato un altra donna inglese?>> Chiese per l'ennesima volta Chuuya.
<<Taci.>> Gli rispose koyo e Chuuya si limitò con un semplice broncio.
Camminarono fino a trovarsi dinanzi al bivio dove Chuuya avrebbe dovuto abbandonare la madre, questa si fermò e guardò il figlio con occhi dolci e incoraggianti. Gli stringeva entrambe le mani mentre dinanzi a loro la folla continuava a camminare, gli sorrise e man mano le loro mani si lasciarono mentre chuuya veniva inghiottito dagli invitati. Da quel momento era solo. Continuò il suo cammino seguendo qualche uomo e donna tra i tanti, in modo da nascondersi tra questi, mentre il palazzo si faceva più vicino e si addentravano nella foresta. Dalla loro visuale sembrava tutto più tenebroso, il palazzo era imponente e pareva comandarli guardandoli dall'alto verso il basso. La foresta pareva ancora più tetra a piedi, ancor più fosca di quando ci entrò in carrozza per la prima volta. Il rosso si sentiva spaesato, camminava ma non se ne accorgeva nemmeno mentre veniva trascinato dalle persone. Tutta quella calca di gente per un attimo gli fece venire un capogiro, persone su persone, donne e bambini che gli passavano davanti e lui ne seguiva il passo senza avere nemmeno il tempo di metterle a fuoco. Tra le teste vedeva gli alberi della foresta, gli arbusti e i rami che parevano sporgersi verso di lui per afferrarlo, il bubolare dei gufi che pareva l'eco angosciante di qualche rito e il canto dei lupi che sembrava l'organo ad un funerale, infondo la loro camminata non pareva tanto diversa da quella di un corteo funebre. Tutto questo lo agghiacciava ma rimaneva impassibile o almeno cercava di farlo perché tutti gli altri sembravano totalmente indifferenti, come fossero falene andare verso la luce. Il suono dei passi sulle foglie secche risuonava nelle orecchie di Chuuya e il vento tra le foglie sembrava portargli sulle spalle uno strano gelo. Doveva calmarsi, respirare e prendere il controllo di sé. Mentre le gambe si muovevano chiuse gli occhi e ispirò, poi girò la testa di lato con ancora gli occhi chiusi per vedere qualcosa di diverso dai capelli bruni della donna che gli stava davanti. Li aprì delicatamente mentre il cuore man mano si calmava ma in quel momento una carrozza in corsa sfrecciò dinanzi a lui quasi sfiorandolo facendogli venire un colpo. Non era l'unica ad essere passata ma il desiderio di urlargli contro non si era affievolito, fortunatamente qualcuno nella folla ci aveva pensato al posto suo. Un po' stordito si guardò davanti mettendosi una mano nei capelli ma ritirandola subito dopo ricordando i richiami della madre per impedirgli di spettinarsi, poi mentre si sistemava la gonna, aguzzando la vista notò esserci un bambino che camminava poco distante da lui, gli sembrava stranamente familiare, quei capelli rosso fuoco, quella statura piccola e fragile, sembrava Nae. Non doveva essere una cosa familiare questo ballo? Si girò intorno ma dei baroni non c'era traccia, Nae camminava da solo come nulla fosse. Gli venne quasi una morsa al cuore guardandolo, se lui aveva paura in quella foresta figuriamoci quel bambino che in un attimo aveva perso tutta la sua famiglia, non erano tanto diversi infondo.
Non ebbe il tempo però di soffermarsi vista la folla che lo spingeva in avanti.
Continuarono a camminare mentre i più fortunati correvano con cavalli e carrozze fino a che non si trovarono davanti a quello stramaledetto portone. Chuuya lo aveva ancora nitido nella testa da quando l'aveva visto chiudersi qualche giorno prima, ma tutto sembrava tremendamente diverso. Ai lati del portone c'erano Akutagawa e Atsushi che facevano entrare man mano tutte le persone. Chuuya chinò la testa per paura che potessero riconoscerlo, dopodiché seguendo la strada si ritrovò nell'immenso ingresso. Era tutto decorato con fiori e nastri che ornavano il tetto. Tutti i grandi candelabri erano accesi illuminando completamente la sala. Quasi non sembrava lo stesso luogo che aveva lasciato se non fosse per quei piccoli dettagli che solo chi ci aveva vissuto poteva ricordare, come una piccola crepa sul tetto e l'aria che sapeva di polvere e talco. Tutto però era così strano, la musica suonava a tutto volume quasi stordendo il rosso appena entrato. Le persone ballavano saltellando e ridendo, alcuni anche scalzi seguendo ritmi pimpanti e di certo tutt'altro che valzer. Da lontano si sentiva il vocio delle persone sedute a chiacchierare rumorosamente, sicuramente non come quegli snob al ballo dei tanizaki, altri invece sedevano attenti e più composti con volti più interessanti. Il rosso si girava avanti ed indietro mentre aspettava di essere annunciato e nel frattempo cercava Dazai. Era l'unico suo interesse, poi magari sarebbe anche scappato ma voleva almeno vedere quel viso, il problema era trovarlo. Mentre si girava intorno guardava le persone passargli a fianco e spalancava gli occhi. Sentiva il profumo dell'alcol ma soprattutto del vino che lo inebriava. Alzava lo sguardo e vedeva i bicchieri di cristallo oscillare nella mani di uomini ma soprattutto donne che ridevano e si poggiavano a questi come nulla fosse. Alcune di loro parevano vestite addirittura da ragazzi con giacche e pantaloni invece di corsetti e gonne. Chuuya rimase assopito come si fosse imbambolato dinanzi a quella scena, ma dove cavolo era finito? Lui però doveva pensare a Dazai, si svegliò e continuò a cercare con lo sguardo il conte. Come era possibile che la persona più importante del ballo, il padrone di casa, fosse scomparso? Nel mentre quasi senza rendersene conto si ritrovò dinanzi ad un uomo della servitù, con un enorme lista in mano, ma pareva guardarla a malapena.
Guardò Chuuya e chinò la testa in un cenno amichevole. Dopodiché disse con una forte voce di petto:
<<Miss Jane Austen.>>
Poi lo guardò vedendo che Chuuya non si era minimamente mosso, così gli fece cenno di muoversi, ma questo non lo seguì fino a che non si ricordò che quello fosse il suo nome e si mosse in avanti buttandosi tra le persone.
Camminare sembrava quasi impossibile, l'ingresso sembrava essere Cariddi risucchiare tutti. Chuuya si girava intorno andava avanti ed indietro ma veniva risucchiato dai ballerini e girando finiva in un lato della sala, si guardava intorno cercando il conte. Niente. Prendeva un respiro e si ributtava nella calca e trascinato da un gruppo di uomini finiva sul lato opposto. Dazai? Ancora niente. Questo si ripeté altre due o tre volte poi a Chuuya inziò a girare la testa e si sedette su una poltrincina al fianco di altri uomini che nel mentre parlavano.
Questi dall'aspetto sembrava quasi alcuni di quei professori tutti di un pezzo. Gli ricordavano il docente che l'aveva seguito a casa per tanti anni che odiava con tutto il cuore.
Erano seduti in cerchio tutti posti sullo stesso livello, al centro del cerchio di poltroncine c'era una tavolino con le bevande ma tutti erano troppo presi per bere, altri invece già avevano in mano i bicchieri lasciando che l'alcol ci danzasse dentro. Uno di loro vestito in veste monastica aveva una Bibbia in mano gli altri erano più eleganti. Ciò che stupiva Chuuya era la grande e importante presenza di donne. Tra queste una l'aveva colpita e come poteva non farlo. Aveva davanti ai suoi occhi la signorina Yosano. Cosa ci faceva lì? Inoltre pareva tanto trasgressiva confronto a come l'aveva vista normalmente. Sedeva con le ginocchia incrociate con uno smoking elegante colore rosso con ricami in nero, aveva una sigaro tra l'indice ed il medio e nell'altra mano un bicchiere di vino. Non sembrava volgare bensì più che altro intrigante, in confronto Chuuya sembrava una bambola senza carattere. I signori che la circondavano infondo non erano tanto diversi, sebbene sempre educati. Decise di mettersi anche lui a suo agio mentre tutti dibattevano e ascoltando si dimenticò totalmente di Dazai.
<<È impossibile che l'universo sia sorto per caso.>> Diceva uno senza scomporsi, Chuuya seguì la voce, era l'uomo vestito in abiti monacali. Questo manteneva lo sguardo sulla copertina della sua bibbia in una posa ferma e sicura
<<Cosa te lo fa dire prete...>> Rispose un uomo lì al suo fianco, mentre portava alla bocca il sigaro per fare un tiro.
<<Non paragonarmi a un servo di Roma! >> Rispose guardandolo in cagnesco, Chuuya si girò verso Yosano notando che un po' nascosta teneva per sé una risatina.
<<Viviamo in un universo troppo ordinato per essere lasciato al caso. Ogni cosa ha un fine preciso. Basti pensare all'essere umano, a quelli come noi!>>
<<Come noi...>> riecheggiò nella testa di Chuuya
Poi si riconcentrò sul discorso.
<<Siamo creature dotate di doni meravigliosi, perfino l'umano è donato di un dono meraviglioso: l'intelligenza.
È impossibile che un universo così complesso e perfetto sia sorto per caso. Dietro questa perfezione deve per forza esserci un progettista perfetto che ha concepito ogni cosa>>
<<Intelligenza?>> Ripeté Yosano, ridacchiando.
<<"Pastore" ma non è proprio l'intelligenza che Dio voleva evitare? Non voleva "tutelarci" dalla conoscenza? Forse lucifero non è altro che un Prometeo che porta il fuoco no? Sbaglio forse? Ha veramente mentito? Aveva offerto ad Eva la possibilità di essere come dio ma è veramente una truffa?>>
<<Eretica...>> Disse a bassa voce il pastore, ma Yosano non si fece scoraggiare.
<<"Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi" genesi 3,22 le è familiare Nathaniel?>> Ribatté Yosano ma questa volta a ridere fu il pastore.
<<Certamente... come forse al suo contrario mi è familiare il contesto. Queste parole significano che Adamo ha voluto essere simile a Dio, ed ecco è stato "spogliato" della grazia.
Ha voluto conoscere il bene e il male ed eccolo invece agitato dalla concupiscenza nel peccato originale. È quasi ironico non trovi?>> Alzò gli occhi verso Yosano che invece lo guardava con occhi determinati e ribatté:
<<Ma noi non siamo come Adamo...prima hai detto che Dio ci ha creati con doni, come creature perfette. Ma se fossimo creazioni saremmo la sua beffa. Al massimo dovremmo essere frutti di un uomo peccatore che come Adamo voleva essere come dio...ti contraddici, siamo frutto dell'uomo e l'uomo è frutto di una serie di passaggi che penso che tutti conoscono e anche lei.>>
<<così parlando basterebbe pensare alla complessità e alla perfezione nei dettagli del creato. Consideriamo un occhio umano.>>
L'uomo si fece con cerchio con le dita con pollice e indice e si iscrisse in questa "figura" l'occhio della quale parlava, nascosta dietro le lenti degli occhiali.
<<L'occhio è composto di una quantità stratosferica di atomi che cooperano per il suo funzionamento. La luce attraversa cornea, pupilla, cristallino e vitreo e va alla retina, generando gli stimoli visivi. Gli stimoli visivi vengono trasformati in impulsi elettrici, e trasportati attraverso il nervo ottico sino al cervello. che li interpreta dando forma alle immagini.>>
Qui Chuuya che ascoltava non riuscì a trattenere una risata, portando ad un imbarazzante silenzio. Tutti si girarono verso di lui con facce serie, apparte Yosano che pareva sorridere compaciuta.
<<Signorina lei chi è?>> Chiese uno di loro, in quel momento Chuuya divenne paonazzo, sia per la vergogna sia per la rabbia, si sentiva offeso, come svalutato. Di certo non poteva starsene zitto avrebbe voluto parlare da ore nel discorso ma come poteva fare con la voce? Adesso di certo non poteva più tacere, quindi tanto valeva provare.
<<Pastore lei sta parlando di un universo "perfetto" ma nulla è veramente perfetto, tanto meno l'universo. In gran parte ad esempio è invivibile. Lo stesso occhio umano di cui sta parlando non è perfetto nessun essere umano ha la vista di un falco e vedo che anche i suoi occhi tanto perfetti non sono.>> Rispose chuuya imitando una voce femminile, stranamente era veramente realistica, pareva quasi avesse un dono d'altronde in così poco tempo tutte le certezze della sua mascolinità le stava vedendo volare via con il vento.
Nathaniel rimase in silenzio, prendendosi gli occhiali tra le mani, poi Chuuya aggiunse:
<<Comunque il mio nome è Jane Austen pastore...>> Cadde nuovamente il silenzio sotto i vocii e le risatine ma Yosano lo fermò alzandosi di scatto e lasciando indietreggiare la sedia.
<<È un piacere signorina Austen, che ne dice di accompagnarmi a bere qualcosa?>> Chuuya non ebbe il tempo di rispondere che Yosano già lo tirava per il braccio, lasciando i dibattenti ad altri discorsi. Si buttarono tra la folla dopodiché arrivarono al davanzale di quello che pareva essere un bar e si posero su degli sgabelli. Yosano ordinò una bottiglia e si sedette comodamente senza tutte le restrizioni che Chuuya aveva imparato poco tempo prima.
<<Posso darle del tu madame?>> Disse passandogli il bicchiere lasciandolo scivolare sul piano.
<<Con piacere a chi mi riferisco?>> Disse ridacchiando Chuuya facendo finta di non conoscerla.
<Akiko Yosano>> rispose la donna porgendole la mano.
<<Il mio lo sai già.>> Rispose chuuya un po' duro ma non appositamente.
Rimasero entrambe in silenzio e portarono i bicchieri con il vino alla bocca, poi Yosano inziò con dei piccoli singhiozzi che divennero risate e poi tanto che rideva che faceva tremare il tavolo. Chuuya rimase perplesso senza parlare ma anzi nascondendosi un po' guardando in basso. L'aveva riconosciuto? O forse aveva fatto qualcosa di sbagliato?
<<Sei stata grande donna!>> Disse Yosano e Chuuya spalancò gli occhi, ma la ragazza era distratta per notarlo.
<<Finalmente qualche persona interessante qui che ha fatto tacere a quei so tutto io.>> Chuuya sorrise, poi si unì a lei sentendosi più a sua agio. Inziò a farne l'imitazione facendo finta di avere la bibbia in mano mentre Yosano borbottava imitando gli altri uomini attorno.
Infondo Chuuya era stato abituato a cose simili, d'altronde a suo malgrado aveva studiato legge e si ricordava tutti quegli universitari ricchi che parlavano e parlavano per ore e ore.
<<Questa è la tua prima volta?>>
Disse Yosano dopo essersi ricomposta, e bevendo un altro sorso di vino.
<<Si è il mio debutto qui...>>
Yosano sorrise, poi disse:
<<Non sarai mica qui per cercare marito?>>
<<Non proprio...>> Rispose chuuya e nella sua testa si ripropose l'immagine di Dazai. Se ne era dimenticato. Finí velocemente il bicchiere di vino poi si girò verso Yosano che se lo gustava estasiata:
<<Grazie per il vino ma ora dovrei...>>
<<Hey Yosano!>> Si sentì a gran voce e Yosano ignorò completamente le parole di Chuuya.
Il rosso si girò e si trovò davanti anche Ranpo e poe, ora sì che tremava, magari Yosano poteva non averlo capito, ma nascondere un segreto a Ranpo sembrava impossibile. Si girò lestamente verso al tavolo ed ordinò un altra bottiglia di vino.
<<Ahh tu si che hai gusto...>> Disse Yosano notando la sua azione , Chuuya invece gli passò la bottiglia cercando di rimanere il più possibile sicuro di sé.
<<Hey Ranpo! Era ora!>> Disse lei urlando nella direzione di Ranpo, questo si avvicinò con le mani nelle tasche sereno come un cielo mentre al suo fianco c'era poe che camminava rimanendo in silenzio con Karl sempre sulla spalla.
Ranpo avvicinatosi al tavolo si girò verso Chuuya e fece un sorrisetto, dopodiché si sedette anche lui tra il rosso e Yosano con le spalle poste verso il bancone in direzione a loro inversa, Ranpo invece rimase in piedi.
<<Allora dove eri finito?>> Disse Yosano bevendo, il ragazzo guardò poe che parve arrossire, anche se sotto al ciuffo si vedeva a malapena.
<<Ho fatto una capatina nella mia stanza... Invece tu che mi dici chi è questa signorina...>> Disse e di girò verso Chuuya che a malapena poteva nascondere l'imbarazzo, si sentiva quasi scrutato da un solo sguardo.
<<Oh ma lei è Jane Austen...ci siamo divertite a controbattere con quelli della chiesa laggiù.>>
Dopodiché prendendo Ranpo per le spalle disse con in una mano ancora il bicchiere di vino:
<<Lei è una debuttante, non ha mai partecipato prima che ne dici di farle fare un giro?>> Ranpo le rubò il bicchiere e ne prese un sorso, poi ripose:
<<Certo che si...se lei vuole.>>
Chuuya in quel momento pareva nascondersi dietro il bicchiere, ma con i loro occhi addosso facendosi sicuro, anzi sicura, rispose:
<<Ma certamente!>> Yosano non lo fece nemmeno parlare che lo tirò via per il braccio correndo, mentre Ranpo e poe le seguivano camminando.
In quelle corsa Chuuya poté avere modo di girarsi Ancor meglio intorno. L'ambiente era caldo e allegro, le danze popolari si alternavano a qualcosa di più classico ed elegante, dando ad entrambi la loro importanza. Girandosi davanti invece poteva vedere solo la schiena di Yosano che camminava oscillando, aveva portato con sé la bottiglia, gli piaceva quest'amicizia.
<<Dove stiamo andando?>> Disse Chuuya ma la voce si perdeva tra la musica. Poi Yosano si fermò e Chuuya si trovò dinanzi ad un sacco di persone, tutte tra loro divise. Senza nemmeno farlo apposta c'erano tanti tavolini perimetrati da poltrone e sedie dove echeggiavano le voci, un ambiente simile a quello che aveva visto pochi minuti prima, ma molto più vario.
Yosano si girò verso Chuuya e le mise la mano sotto il braccio, poi a braccetto passarono dinanzi tutti i gruppi.
In uno Chuuya sentiva un sacco di paroloni ma non capiva molto, in un altro c'erano due signorine che parevano dibattere di cose superflue mentre in un altro ancora si vedevano persone con tutti un libro tra le mani che parlavano di varie opere letterarie. Andando più avanti, all'ombra del deambulatorio dell'ambiente, tutto pareva quasi alterarsi completamente, c'erano uomini curvati sui tavoli con carte in mano, altri con dei sigari che forse parlavano d'arte o forse di cose che solo loro capivano. A Chuuya quasi girava la testa in mezzo a tutte quelle persone, inoltre l'odore di vino e sigari in quella zona era molto forte. Si fermò e Yosano con lui:
<<Ma dove siamo finiti?>> Disse lui e Yosano inziò a ridere.
<<Quelli di prima sono tutti gli "intellettuali" puoi aspettare fino a domani li troverai ancora a parlare, mentre ora siamo finiti in mezzo alle partite di poker e blackjack più in là c'è perfino le roulotte.>>
Chuuya rimase stonato, ma dove era finito ad un ballo o ad un sabba? Donne con i pantaloni che si sedevano e parlavano di ciò che preferivano, discorsi intellettuali o semplicemente divertenti, balli popolari, vino e partite a poker... era in paradiso.
Si poggiò ad uno dei pilastri delle arcate che sostenevano la facciata superiore, guardandosi intorno.
<<Sconvolta?!>> Rispose Yosano ridendo poi gli porse la bottiglia di vino e Chuuya la portò subito direttamente alla bocca, davanti a Yosano che invece di esserne sconvolta sorrise.
<<Incantata.>> Rispose chuuya poi aggiunse
<<Allora da dove partiamo?>>
<<Be....io avrei un idea.>>
Si girò verso la mischia di persone nelle quali stavano ancora camminando a passo lento poe e Ranpo mentre questo mangiava una fetta di torta presa chissà dove.
Appena arrivato Yosano trascinò subito Ranpo sul tavolo da gioco, gli si mise di lato mentre dall'altro c'era Chuuya e dietro poe. Partita dopo partita la sacca di Ranpo si fece sempre più grande e Yosano si sbizzariva ascoltando il dolce suono delle monetine e sbraitava quando Ranpo se le voleva tenere tutte per sé. Con le sacche piene poi si spostarono tra un dibattito e l'altro, finirono in un'altra stanza, più buia, dove c'erano vari dipinti e vari uomini che parlavano a riguardo, poi si spostarono ancora andando dai "topi da biblioteca" per il piacere di poe sebbene yosano e Chuuya si stavano entrambe addormentando l'uno sulla spalla dell'altra e Ranpo invece non li calcolava completamente mangiando altri dolci presi in giro, poi si spostarono ritornando al centro della sala dove Yosano trascinò con sé Chuuya a saltellare in mezzo alla folla mentre l'orchestra cantava allegra senza importarsi di nulla, delle guance rosse per il vino e della bottiglia che girando schizzava in giro, incrociando i gomiti e volteggiando in senso orario ed antiorario alzando l'angolo della gonna per non inciampare e tra una giravolta e l'altra, Chuuya si era dimenticato di nuovo di Dazai.Note autrice
Hey Hey ecco il nuovo capitolo!
Si lunedì e non nel weekend perché è stato per me un fine settimana di viaggi!
Sono partita da Napoli fino al Piemonte ed ora sto tornando a casa. E visto che ho ben 8 ore a non far nulla ho pubblicato questo capitolo nella mia sosta in Toscana mentre mangiavo carne alla fiorentina, vi importa qualcosa? No però subitemi. Spero tanto che questo vi possa piacere e alla prossima!
Bye Bye
-Yres
STAI LEGGENDO
𝓑𝓵𝓸𝓸𝓭𝔂 𝓵𝓸𝓿𝓮 // 𝓼𝓸𝓾𝓴𝓸𝓴𝓾
FanfictionChuuya è un ragazzo giovane, con una marea di responsabilità sulle spalle ed eccellente nel suo lavoro, ma la sua dedizione non è abbastanza per equilibrare il suo carattere scontroso che fa scappare colleghi e clienti, fino a fargli quasi perdere i...