Capitolo 23

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Fermo sul lettino Dazai fece un profondo respiro, non sarebbe stato utile a niente ingerire tutte le pillole, ma quanto era il desiderio di farlo, come potevano fare gli umani. Muoveva le gambe su e giù e nel mentre il flusso dei ricordi che da sempre lo colpiva lo avvolse come una bufera.

Quando venne la notte, dopo aver ucciso Shibusawa, tornò in casa, raggomitolato nelle vesti, cercando forse di nascondere quello sguardo colpevole, ma che in realtà era come un foglio di carta bianco dalla quale non trasparivano tutti i segni subiti.
Eppure lui conosceva Mori, quell'uomo vedeva e sapeva tutto, gelava con lo sguardo, era da lui che si nascondeva. Camminò quatto quatto, cercando di arrivare alla sua stanza e buttarsi sul letto, perché era l'unica cosa che desiderava, avvolgersi tra le coperte privo di forze. Nel mentre il cuore gli batteva a mille, non era il suo primo omicidio, era macchiato, peccatore fino alla punta dei piedi, dimenticato da Dio, ma la morte di Shibusawa lo stava tormentando. Sentiva ancora quelle urla di dolore strazianti, come quelle di animali al macello che si dimenano nella speranza di non morire, ma lui questa speranza non l'aveva avuta. Sentiva ancora la puzza di bruciato che gli pungeva le narici e quella cenere che cadeva come neve e colorava di nero le strade. Camminava con gli occhi spalancati e stringendo i denti cercando di mettere fine a tutto, provava a tapparsi le orecchie per non sentire più niente ma allo stesso tempo rimaneva attento sperando di non incrociare nessuno.
<<Dazai.>> Si udì una voce forte e chiara dietro di lui.
Come non detto.
Dazai si girò, freddo e con apparente calma, rivolgendo quello sguardo mortale agli occhi machiavellici di Mori.
<<Mori..cosa vuoi.>>
<<Già di ritorno ragazzo?>>
Dazai sentì una morsa al cuore e si strinse l'abito ancora più forte indosso, aveva capito dove voleva arrivare Mori.
<<Vado nella mia camera.>> Disse Dazai freddo cercando di girarsi, ma Mori lo bloccò
<<Macché abbiamo tante cose di cui discutere.>> Disse il corvino con fare sorridente e sereno
Dazai deglutì rumorosamente, e si girò verso Mori
<<Di cosa?>> Disse freddo, ed i suoi occhi erano come la cenere che rimaneva del corpo di Shibusawa.
<<Sei stato bravo.>> Disse Mori iniziando a girargli attorno, con quel suo sguardo spaventoso.
<<Dove l'hai uccisi?>>
Dazai non ebbe reazione, perché se lo aspettava, e rimase senza alcuna emozione.
<<Non è importante.>>
<<Come?>> Insistette il corvino
<<Non ti interessa.>>
<<Li hai uccisi tutti?>>
<<Non ti riguarda.>>
Mori sorrise, stirò le labbra in un espressione che doveva essere gentile, ma pareva maligna, poi ridacchiando si avvicinò ancor più a Dazai, dopodiché con un rapido scatto lo afferrò per il colletto tirandolo a sé, ed il ragazzo non toccava più terra con i piedi, si sentiva strozzare, stringeva i denti guardando Mori con fare accusatore.

<<Ragazzo cosa pensi che sia uno scherzo!>>
Dazai non rispose e Mori insistette,
<<Rispondi.>>
Dopodiché lo scaraventò a terra, e questo rimase inginocchiato, reggendosi sulle due braccia. Il corvino si avvicinò e chinò al suo livello, poi tirandolo per i capelli ripetè allungando le parole strette tra i denti <<rispondi.>>
Dazai si sentì quasi come senza fiato e sputò fuori affaticato
<<L'ho legato ad un palo e bruciato vivo.>>
Mori sorrise, poi con uno sguardo lo incitò a continuare.
<<Ne ho ucciso uno, l'altro non c'era e si è salvato, l'ho ucciso nella periferia dove c'è "la terra delle rovine" (cosí gli abitanti chiamavano quella parte degradata della cittadina), l'ho legato su una di esse ed aspettato che il sole sorgesse per bruciarlo, sono tornato solo ora che è venuta notte.>> disse Dazai guardando a terra, parlando senza sentimento, ma dentro di sé tremava ad ogni parola.
<<Ottimo lavoro.>> Disse Mori avanzando e superandolo poi si girò un'altra volta e disse:
<<Era la cosa da fare non devi fartene una colpa.>> E se ne andò, il suo passo rimbombò nella sala.

Dopo quell'avvenimento la vita di Dazai cambiò completamente il suo ritmo, Mori gli insegnava l'arte della medicina, e a contenersi cibandosi di poco sangue piuttosto che fare stragi. La gente aveva cominciato a conoscerlo, poiché aveva inziato a praticare la professione di medico, sostituendo il ruolo del padre che in quella cittadina aveva lasciato una grave mancanza.
Quel volto vuoto, quel flusso di dolore che lo colpiva persisteva in lui, rimaneva sempre Dazai, ma dentro le sue pupille come la pece nascevano le prime scintille.
Mori da bravo consigliere l'aveva poi avviato al suo dovere da capo, facendogli conoscere la sua gente. Già in città molti vampiri erano nascosti, ed inoltre, il corvino imbandí i classici balli di rito e le riunioni della sua specie, presentando Dazai e mettendolo a conoscenza di questo mondo. Dazai aveva assistito a quei balli solo in tenera età, ed ora invece con al fianco Mori doveva dirigerli ed era l'uomo più importante, doveva ascoltare le richieste degli altri vampiri e partecipare alle discussioni attivamente, ruolo che aveva sempre visto nella mani del padre e della madre, e che però gli riusciva particolarmente bene.
Mori chiudeva anche un occhio su tutte le donzelle che da quelle riunioni rimanevano a fargli visita sotto le coperte del conte o quelle che venivano per essere viste dal medico di paese. Ormai il ragazzo si stava lentamente affezionando a lui, ed a questa vita.
Lavoravano ancora attivamente alla ricerca del padre e avevano fatto grandi passi avanti, così grandi che ormai era abbastanza.
Erano passati pochi anni dall'arrivo di Mori, Dazai aveva ormai 17 anni ed era nel pieno della sua gioventù, finalmente vissuta con un attimo sereno, almeno fino al giorno in cui Mori andò via.
Era un giorno di primavera, e Dazai passava il tempo poggiato al davanzale della finestra aperta durante la notte, con un libro tra le mani.
Il paesaggio era mozzafiato, i colori violacei della notte coloravano tutto ed il chiaro di luna illuminava dolcemente, come baciasse la terra. I prati erano in fiore, le peonie crescevano rigogliose ed il loro rosato si miscelava alla sera delineate dalla luce scintillante delle stelle. Sulla terra invece regnavano le luci delle casette, stelle delle campagne, che risplendevano con il calore dei loro focolari, e si udiva il brusìo delle voci dei pochi svegli, e qualche figura nell'ombra si nascondeva tra le viozzole di ciottoli illuminate dalla luce fioca dei lampioni.
Tutto questo però sfuggiva all'occhio di Dazai, che si prendeva tra le pagine del libro che stava leggendo, apprendendo e studiandolo nei minimi dettagli. Nel silenzio della casa si udì il ticchettio delle scarpe sul pavimento, e Dazai si girò di scatto, trovando mori venire piano dietro sé.
<<Cosa fai ragazzo.>>
<<Nulla.>> Disse Dazai posando il libro e alzandosi verso Mori,
<<Vado a prepararmi e possiamo fare lezione.>> Disse Dazai tranquillo ma Mori lo fermò con il braccio.
<<Non hai più bisogno di lezioni ragazzo.>>
Dazai inclinò lievemente la testa stupito e Mori rispose sorridendo
<<Sai già tutto non c'è bisogno di andare avanti...Sei stato il migliore tra i miei alunni.>> Disse picchiettandogli dolcemente la testa e sfregando la mano tra le ciocche brune del moro.
<<E la ricerca?>> Dazai si incupí, aveva già intuito.
<<Non ci lavorerai oggi, sei arrivato ad un buon punto non trovi?>> Rispose Mori con aria serena e la sua voce limpida
<<Ci abbiamo lavorato insieme... Eri venuto qui per completarla.>> Rispose Dazai, ed aguzzò lo sguardo dietro l'uomo, sulle scale c'era un baule, le gambe inziarono a tremargli.
<<Su questo ti ho mentito ragazzo..>> rispose il corvino sorridendo
<<Ero venuto in primo luogo per salvare la ricerca di tuo padre certamente, ma in secondo luogo ero venuto per salvare te, e invece che strapparti la ricerca troppo pericolosa nelle tue mani ho preferito farla portare avanti da te, cosa che mi fido continuerai a fare.>>
Dazai per la prima volta non riusciva a trattenere la sua fragilità, e gli occhi sempre stati vuoti avevano iniziato ad arrosire e farsi lucidi. Era allo stremo, era solo.
<<Mori resta.>> Disse il ragazzo afferando il corvino per la veste
<<In nome del tuo compito di consiglierei di mio padre ed ora mio devi restare.>> Aggiunse Dazai con aria seria
<<Ho finito il mio lavoro qui.>> Rispose tranquillamente mori e si avviò verso il portone.
<<Mori aspetta.>> Insisteva Dazai venendogli dietro ma Mori faceva finta di non sentire. Si chinò prendendo il borsone ed arrivò alla porta.
<<Mori ti prego aspetta non lasciarmi da solo.>> Disse Dazai ed una lacrima sofferta gli scese dal viso, una lacrima che ne aveva contenute cento mai scese. Dazai si toccò la guancia quasi stupito, poi ritornò a riconcorrere Mori
<<Sei grande ragazzo ormai... Devo andare.>> Rispose freddo il corvino mentre Dazai lo strattonava per le vesti.
<<Nonono aspetta ti prego no.>> Dazai cercava di tirarlo a sé con tutte le sue forze ma Mori ormai raggiunto il portico della casa lo scaraventò a terra, facendolo finire nella polvere.
<<Smettila.>> Disse il corvino con voce dura girandosi verso Dazai, che cercava di nascondere nelle vesti le mani che tremavano.
<<È questo che ottengo dopo tutto questo tempo. Un debole? Alzati.>> Dazai seguì gli ordini e Mori lo guardò fisso negli occhi.
<<Devi andare avanti da solo ora. La vita e tua vedi che vuoi farci, io ti ho insegnato quello che dovevo, ora tutto dipende dalla tua scelta>>
Mori mise una mano sulla guancia del ragazzo e aggiunse sorridendo:
<<Falla bene.>>
Dazai rimase immobile con le lacrime che gli scendevano dagli occhi, Dopodichè Mori entrò nella carrozza, e Dazai parve risvegliarsi. Il corvino chiuse velocemente la porta di salita del mezzo e il cocchiere schioccò la frusta facendo correre i cavalli.
<<Mori!>> Urlò Dazai cadendo a terra, debole nelle ginocchia, rimanendo a guardare la polvere. Era di nuovo solo.

Scese dalla lettiga e si stropicciò il viso, come si fosse appena risvegliato, dopodiché urlò a gran voce
<<Kyoka!>>
Questa venne a passo veloce con la solita aria seria e Dazai aggiunse:
<< Fammi preparare un bagno... Ci sono ospiti devo prepararmi.>>
La ragazza annuì e come un lampo andò via. Dazai invece si scrollò un po', come fosse un cane uscito dal fango, si scosse i capelli e le vesti, e si avvicinò ad un mobiletto. Con una chiave che aveva in tasca lo aprì e prese un sigaro, al fianco di questo c'era un disegno. Lo prese tra le dita e lo guardò accennando un ghigno, poi appena la serva tornò per annunciare che il bagno fosse pronto, lo lasciò volare via e la seguì.
Il disegno cadde a terra come una foglia al vento il mese d'autunno. Era vecchio, un po' ingiallito, e si era sbiadito un po' l'inchiostro, ma l'immagine era ancora nitida. Lui ed il suo mentore, come fosse una foto di famiglia, che però Dazai aveva nascosto come tutto il resto.

𝓑𝓵𝓸𝓸𝓭𝔂 𝓵𝓸𝓿𝓮 // 𝓼𝓸𝓾𝓴𝓸𝓴𝓾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora