Capitolo 44

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Nello stesso periodo nella quale la nostra storia veniva vissuta dai suoi protagonisti, un altro uomo infinitamente raffinato, vissuto in un posto totalmente diverso, diceva:
Un sognatore è chi trova la sua via alla luce della luna... punito perché vede l'alba prima degli altri.
Ebbene forse se Chuuya l'avesse conosciuto gli avrebbe dato un pugno in faccia e ringraziamo il fato di non averli mai fatti incontrare.
Il rosso infatti forse non aveva mai benedetto l'alba così tanto in vita sua ed odiato invece in tal modo la notte e la sua luna, al punto che probabilmente avrebbe bestemmiato ad ogni antica divinità lunare in passato venerata.
Dopo la riunione nella basilica egli aveva passato tutto ciò che rimaneva della notte con Rimbaud ad allenarsi, un po' per migliorarsi ed un po' per sfogare, ed adesso camminando quasi suoi gomiti per la stanchezza aveva trovato finalmente un attimo di pace.
Si buttò nella sua stanza quasi non gli funzionassero più le gambe e chiuse la porta lasciandosi scivolare con la schiena fino a terra. Li rimase, chiudendo dolcemente gli occhi , faticando a mantenere perfino la testa sollevata, ma ciò nonostante non provò nemmeno a stendersi sul letto. Infilò la mano nella tasca estrapolando le lettere che Rimbaud gli aveva dato, non le aveva dimenticate di certo. Era un mucchietto, con la carta ingiallita dal tempo, legate tra loro con un filo di spago sfilacciato. Sciolse il nodo e come fossero carte da gioco le aprí a ventaglio davanti a sé, erano tutte firmate e francobollate, ma nessuna era stata spedita. I francobolli erano però sempre diversi, quelle più sbiadite portavano la figura della regina vittoria, altre invece erano di nazionalità francese per lo più e una perfino del luogo, lasciandogli intuire che anche Verlaine, come già detto da Rimbaud, era venuto lì.
Si alzò come avesse trovato un po' di forza e si sedette alla scrivania, ne prese una e la lesse:
"𝓟𝓪𝓻𝓲𝓰𝓲, 𝟐𝟗 𝓪𝓹𝓻𝓲𝓵𝓮
𝓒𝓪𝓻𝓸 𝓒𝓱𝓾𝓾𝔂𝓪,
𝓞𝓰𝓰𝓲 è 𝓲𝓵 𝓽𝓾𝓸 𝓬𝓸𝓶𝓹𝓵𝓮𝓪𝓷𝓷𝓸, 𝓼𝓮 𝓷𝓸𝓷 𝓮𝓻𝓻𝓸 𝓲𝓵 𝓼𝓮𝓭𝓲𝓬𝓮𝓼𝓲𝓶𝓸. 𝓢𝓸𝓷𝓸 𝓹𝓪𝓼𝓼𝓪𝓽𝓲 𝓾𝓷 𝓼𝓪𝓬𝓬𝓸 𝓭𝓲 𝓪𝓷𝓷𝓲 𝓸𝓻𝓶𝓪𝓲, 𝓹𝓻𝓸𝓫𝓪𝓫𝓲𝓵𝓶𝓮𝓷𝓽𝓮 𝓷𝓸𝓷 𝓽𝓲 𝓻𝓲𝓬𝓸𝓻𝓭𝓮𝓻𝓪𝓲 𝓷𝓮𝓶𝓶𝓮𝓷𝓸 𝓲𝓵 𝓶𝓲𝓸 𝓿𝓸𝓵𝓽𝓸, 𝓮𝓭 𝓲𝓸 𝓷𝓸𝓷 𝓻𝓲𝓬𝓸𝓷𝓸𝓼𝓬𝓮𝓻𝓮𝓲 𝓲𝓵 𝓽𝓾𝓸. 𝓛𝓸 𝓼𝓪𝓲, 𝓲𝓸 𝓼𝓸𝓷𝓸 𝓬𝓸𝓼𝓽𝓻𝓮𝓽𝓽𝓸 𝓪 𝓼𝓽𝓪𝓻𝓶𝓮𝓷𝓮 𝓵𝓸𝓷𝓽𝓪𝓷𝓸 𝓭𝓪𝓲 𝓿𝓸𝓼𝓽𝓻𝓲 𝓸𝓬𝓬𝓱𝓲, 𝓽𝓾𝓸𝓲 𝓮 𝓭𝓲 𝓷𝓸𝓼𝓽𝓻𝓪 𝓶𝓪𝓭𝓻𝓮 𝓮 𝓱𝓸 𝓲𝓵 𝓬𝓾𝓸𝓻𝓮 𝓹𝓲𝓮𝓷𝓸 𝓭𝓲 𝓪𝓶𝓪𝓻𝓮𝔃𝔃𝓪 𝓮 𝓿𝓲𝓿𝓸 𝓽𝓻𝓪 𝓰𝓵𝓲 𝓪𝓯𝓯𝓪𝓷𝓷𝓲, 𝓬𝓸𝓷 𝓵'𝓸𝓶𝓫𝓻𝓪 𝓿𝓸𝓼𝓽𝓻𝓪 𝓪𝓹𝓹𝓻𝓮𝓼𝓼𝓸 𝓬𝓱𝓮 𝓶𝓲 𝓹𝓮𝓻𝓼𝓮𝓰𝓾𝓲𝓽𝓪 𝓭𝓲 𝓰𝓲𝓸𝓻𝓷𝓸 𝓷𝓮𝓲 𝓹𝓮𝓷𝓼𝓲𝓮𝓻𝓲, 𝓭𝓲 𝓷𝓸𝓽𝓽𝓮 𝓭𝓮𝓷𝓽𝓻𝓸 𝓲 𝓼𝓸𝓰𝓷𝓲, 𝓭𝓲 𝓰𝓲𝓸𝓻𝓷𝓸 𝓮 𝓭𝓲 𝓷𝓸𝓽𝓽𝓮! 𝓒𝓸𝓷𝓸𝓼𝓬𝓸 𝓵'𝓸𝓭𝓲𝓸 𝓷𝓮𝓲 𝓶𝓲𝓮𝓲 𝓬𝓸𝓷𝓯𝓻𝓸𝓷𝓽𝓲, 𝓮 𝓼𝓸 𝓬𝓱𝓮 𝓹𝓮𝓻 𝓿𝓸𝓲 𝓭𝓲𝓿𝓮𝓷𝓽𝓮𝓻ò, 𝓼𝓮 𝓷𝓸𝓷 𝓼𝓸𝓷𝓸 𝓰𝓲à, 𝓾𝓷 𝓯𝓪𝓷𝓽𝓪𝓼𝓶𝓪.
𝓢𝓸𝓷𝓸 𝓶𝓸𝓻𝓽𝓸 𝓬𝓸𝓶𝓮 𝓯𝓲𝓰𝓵𝓲𝓸 𝓮 𝓬𝓸𝓶𝓮 𝓯𝓻𝓪𝓽𝓮𝓵𝓵𝓸, 𝓷𝓮 𝓼𝓸𝓷𝓸 𝓬𝓸𝓷𝓼𝓪𝓹𝓮𝓿𝓸𝓵𝓮 𝓮 𝓵𝓸 𝓻𝓲𝓶𝓹𝓲𝓪𝓷𝓰𝓸, 𝓶𝓪 𝓷𝓸𝓷 𝓮𝓻𝓪 𝓬𝓸𝓷𝓽𝓻𝓸 𝓭𝓲 𝓿𝓸𝓲 𝓵𝓪 𝓶𝓲𝓪 𝓼𝓬𝓮𝓵𝓽𝓪, 𝓪𝓿𝓻𝓮𝓲 𝓼𝓮𝓰𝓾𝓲𝓽𝓸 𝓸𝓰𝓷𝓲 𝓼𝓽𝓻𝓪𝓭𝓪 𝓼𝓮 𝓬𝓮 𝓷𝓮 𝓯𝓸𝓼𝓼𝓮 𝓼𝓽𝓪𝓽𝓪 𝓾𝓷'𝓪𝓵𝓽𝓻𝓪. 𝓛𝓪𝓰𝓰𝓲ù 𝓿𝓪 𝓽𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓫𝓮𝓷𝓮, 𝓿𝓪 𝓬𝓸𝓶𝓮 𝓹𝓲𝓪𝓬𝓮 𝓪 𝓽𝓮? 𝓜𝓪𝓶𝓶𝓪, 𝓹𝓪𝓹à?
𝐐𝓾𝓲 𝓲 𝓰𝓲𝓸𝓻𝓷𝓲 𝓹𝓪𝓼𝓼𝓪𝓷𝓸, 𝓸𝓰𝓷𝓾𝓷𝓸 𝓿𝓪𝓵𝓮 𝓵'𝓪𝓵𝓽𝓻𝓸, 𝓵𝓪 𝓯𝓪𝓽𝓲𝓬𝓪 𝓶𝓲 𝓾𝓬𝓬𝓲𝓭𝓮, 𝓮 𝓽𝓮 𝓷𝓮 𝓭𝓸𝓿𝓻𝓮𝓲 𝓭𝓲𝓻𝓮 𝓭𝓲 𝓬𝓸𝓼𝓮 𝓶𝓪 𝓷𝓸𝓷 𝓹𝓸𝓽𝓻𝓮𝓼𝓽𝓲 𝓬𝓪𝓹𝓲𝓻𝓵𝓮. 𝓣𝓪𝓷𝓽𝓮 𝓬𝓸𝓼𝓮 𝓼𝓸𝓷𝓸 𝓼𝓾𝓬𝓬𝓮𝓼𝓼𝓮 𝓮 𝓽𝓪𝓷𝓽𝓮 𝓬𝓸𝓼𝓮 𝓱𝓸 𝓿𝓲𝓼𝓽𝓸, 𝓷𝓸𝓷 𝓫𝓪𝓼𝓽𝓮𝓻𝓮𝓫𝓫𝓮𝓻𝓸 𝓽𝓾𝓽𝓽𝓲 𝓰𝓵𝓲 𝓪𝓷𝓷𝓲 𝓲𝓷 𝓬𝓾𝓲 𝓽𝓲 𝓱𝓸 𝓹𝓮𝓻𝓼𝓸 𝓹𝓮𝓻 𝓼𝓹𝓲𝓮𝓰𝓪𝓻𝓮, 𝓮 𝓹𝓮𝓷𝓼𝓸 𝓬𝓱𝓮 𝓽𝓾 𝓷𝓸𝓷 𝓵𝓲 𝓿𝓸𝓰𝓵𝓲𝓪 𝓪𝓼𝓬𝓸𝓵𝓽𝓪𝓻𝓮. 𝓝𝓸𝓷 𝓼𝓸 𝓭𝓲𝓻𝓽𝓲 𝓼𝓮 𝓼𝓸𝓷𝓸 𝓯𝓮𝓵𝓲𝓬𝓮, 𝓾𝓷𝓪 𝓿𝓲𝓽𝓪 𝓹𝓮𝓻 𝓬𝓱𝓲 è 𝓼𝓮𝓶𝓹𝓻𝓮 𝓯𝓾𝓰𝓰𝓲𝓪𝓼𝓬𝓸, 𝓹𝓮𝓻 𝓺𝓾𝓪𝓷𝓽𝓸 𝓿𝓮𝓷𝓰𝓪 𝓿𝓲𝓼𝓼𝓾𝓽𝓪 𝓲𝓷 𝓬𝓸𝓶𝓹𝓪𝓰𝓷𝓲𝓪, 𝓸 𝓷𝓮𝓵𝓵𝓪 𝓼𝓾𝓪 𝓰𝓲𝓸𝓲𝓪, è 𝓼𝓮𝓶𝓹𝓻𝓮 𝓾𝓷𝓪 𝓿𝓲𝓽𝓪 𝓲𝓷 𝓬𝓾𝓲 𝓼𝓪𝓲 𝓭𝓲 𝓷𝓸𝓷 𝓮𝓼𝓼𝓮𝓻𝓮 𝓿𝓸𝓵𝓾𝓽𝓸.
𝓢𝓹𝓮𝓻𝓸 𝓹𝓮𝓻 𝓽𝓮 𝓬𝓱𝓮 𝓿𝓲𝓿𝓻𝓪𝓲 𝓲𝓷 𝓾𝓷 𝓶𝓸𝓷𝓭𝓸 𝓭𝓲𝓿𝓮𝓻𝓼𝓸 𝓶𝓪 𝓼𝓪𝓻𝓮𝓫𝓫𝓮 𝓲𝓷𝓾𝓽𝓲𝓵𝓮 𝓹𝓮𝓻𝓬𝓱é 𝓷𝓸𝓷 𝓼𝓾𝓬𝓬𝓮𝓭𝓮𝓻à 𝓶𝓪𝓲.
𝓔 𝓪𝓭𝓮𝓼𝓼𝓸, 𝓽𝓲 𝓼𝓪𝓵𝓾𝓽𝓸. 𝓗𝓸 𝓰𝓲à 𝓹𝓪𝓻𝓵𝓪𝓽𝓸 𝓽𝓻𝓸𝓹𝓹𝓸. 𝓔 𝓲𝓵 𝓽𝓮𝓶𝓹𝓸 𝓬𝓱𝓮 𝓼𝓲 𝓹𝓮𝓻𝓭𝓮 𝓹𝓮𝓻 𝓵𝓮𝓰𝓰𝓮𝓻𝓮 𝓾𝓷𝓪 𝓵𝓮𝓽𝓽𝓮𝓻𝓪 𝓷𝓸𝓷 𝓿𝓪𝓻𝓻à 𝓶𝓪𝓲 𝓵𝓪 𝓹𝓮𝓷𝓪 𝓬𝓱𝓮 𝓬𝓲 𝓼𝓲 𝓶𝓮𝓽𝓽𝓪 𝓪 𝓼𝓬𝓻𝓲𝓿𝓮𝓻𝓵𝓪.
𝓣𝓾𝓸 𝓯𝓻𝓪𝓽𝓮𝓵𝓵𝓸
𝓟𝓪𝓾𝓵 𝓥𝓮𝓻𝓵𝓪𝓲𝓷𝓮"

𝓑𝓵𝓸𝓸𝓭𝔂 𝓵𝓸𝓿𝓮 // 𝓼𝓸𝓾𝓴𝓸𝓴𝓾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora