Capitolo 21

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Da quel giorno, un po' scocciato, Dazai fu quasi costretto ad uscire dalla sua stanza, almeno per i pasti, sotto lo sguardo attento di Chuuya. Le sue condizioni però non miglioravano per nulla, ed aveva una pessima cera. Sebbene si sedesse a tavola, si poteva dire che nemmeno un boccone gli sfiorava le labbra, sbriciolava il cibo, lo tagliuzzava in pezzi inesistenti guardandolo a lungo, e solo costretto dallo sguardo severo di Chuuya lo buttava giù, accompagnato da un bicchiere intero d'acqua, poi ritornava nella sua stanza e li rimaneva fino al prossimo pasto. Ormai però accettava la presenza di Chuuya, che a sua volta voleva stargli più tempo accanto e trovare un modo per aiutarlo. Si chiedeva se tutto quel malessere non fosse dovuto dalla "visita" della notte precendente o se forse non si era mai reso conto di una sofferenza intrinseca nell'animo di Dazai che ora era uscita fuori come una tempesta. Chuuya entrava spesso quindi, nonostante tutto, nella sua stanza, anche se alle volte passavano il tempo in un profondo silenzio. Entrava poco dopo i pasti, o nel bel mezzo del giorno, quando non lo sentiva da troppo, si intrufolava sotto le coperte e si stendeva al suo fianco, mentre Dazai invece rimaneva rigido e impassibile. Mentre erano vicini, Chuuya alle volte si girava verso Dazai, stringendogli la mano e ponendo la testa sul suo cuscino, in modo che i loro volti fossero molto vicini e si creasse un calore intimo che frenasse quella pesante atmosfera di ghiaccio. Tutto ciò per dire semplici parole, per farlo parlare, ma non ci riusciva più di tanto.
<<Come stai?>> <<A cosa stai pensando?>>
<<Ti va di andare a bere qualcosa?>> Le provava tutte ma ognuna senza risposta, anzi, Dazai si girava sul lato e rimaneva in silenzio, passando così intere giornate, non dormiva, non parlava, sembrava un vegetale fermo a pensare nel buio più totale. Solo una volta, dopo ormai due o tre giorni che la situazione andava in tal modo, finalmente rispose, ovviamente non come gradito. A tavola Dazai come al solito non toccò cibo, tanto che Chuuya un po' snervato si mise al suo fianco, cercando di invogliarlo ad ogni modo, prese la forchetta e prendendo un gran pezzo cercò addirittura di costringerlo ed imboccarlo, ma solo la vicinanza del boccone alla bocca aveva disgustato Dazai, il quale si innervosì e con un colpo fece volare via la forchetta, e tutto cadde nel silenzio, dopodiché girò i tacchi ed andò via.
<<Dazai aspetta dove vai!>> Gli gridò Chuuya che aveva ancora lo sguardo sulla forchetta a terra.
Questo non gli rispose dirigendosi ovviamente verso la sua stanza con un passo fiacco. Chuuya si alzò dalla sedia e lo seguì, provando a fermarlo per il braccio, ma proprio come per la forchetta, Dazai lo allontanò allo stesso modo lasciandolo impietrito, e poi ritornò per la sua strada. Il rosso si riaccomodò al tavolo, poggiando i gomiti ad esso e mettendosi disperato la testa tra le mani, mentre i due maggiordomi lo guardavano, Atsushi impietosito, Akutagawa abbastanza freddo come al solito.
Chuuya rimase così per qualche secondo, non mancava poi tanto alla fine del mese, e non avrebbe accettato di andarsene, anche solo per due giorni, sapendo di lasciare Dazai in quelle condizioni. Sospirò abbattuto e girò lo sguardo verso il piatto integro del conte, dopodiché diede il suo sguardo ai due maggiordomi, aveva una faccia disperata, che davvero faceva pena, eppure perché tutto questo, per un semplice conte con la quale doveva solo finire un lavoro?
si stropicciò gli occhi con i polpastrelli e disse:
<<Dobbiamo trovare un medico.>>
<<Chi?>> Chiese Atsushi con voce demolarizzata
<< Le ho già detto che c'è solo lui qui.>> aggiunse
<<Si ma non sarà l'unico medico sulla faccia della terra! Qualcuno che possa venire qua deve esserci.>> Disse irritato chuuya, anche se più che rabbia la sua era disperazione.
<<Non è la prima volta.>> Disse Akutagawa come nulla fosse, Chuuya si girò di scatto verso di lui e chiese:
<<E chi avete chiamato?>>
<<Si è curato da solo.>> Rispose freddo, Chuuya sbatté il pugno contro il tavolo lasciando tremare tutte le posate
<<Diamine!>>
I due maggiordomi rimasero in silenzio, e Chuuya aggiunse:
<<Non possiamo lasciarlo a sé stesso. Quante volte potrà aiutarsi da solo una? Due? Tre arrivando allo stremo? Dobbiamo chiamare qualcuno>>
<<Forse qualcuno ci sarebbe>> disse Atsushi con il dito sulle labbra mentre pensava. Chuuya si sporse verso di lui, lasciando che il rumore della sedia spostata al pavimento echeggiasse per la stanza.
<<Chi?>> Chiese e Atsushi un po' insicuro come sempre gli rispose:
<<Era il suo mentore ad aiutarlo tempo fa... Se solo lo chiamasse.>>
<<Perché non lo chiamano noi?>> Ribatté subito Chuuya ma Akutagawa gli rispose al posto di Atsushi:
<<Solo Dazai può, noi non sappiamo nemmeno chi è stato il suo mentore, ma non penso che lo farà, se no l'avrebbe già fatto.>>
La speranza negli occhi di Chuuya si spense del tutto, così si alzò anche lui dalla tavola, dirigendosi verso la sua camera. Salendo le scale però gli balenò un pensiero in testa, avrebbe potuto come sempre andare nella stanza del conte, ma questa volta convincerlo a chiamare il medico, anche se sapeva già di non ottenere alcun risultato. Ciò nonostante gli piaceva poter vedere Dazai anche per qualche frammento di tempo, seppur lo odiava in quelle condizioni.
Con passo felpato attraversò il corridoio ed arrivò alla sua porta, però a Dazai nessun suono sfuggiva, e si era girato dalla parte opposta, con la luce che non poteva raggiungere il suo sguardo.
<<Controllo giornaliero? Che fortuna sono vivo! Bene ora puoi andare.>> Disse e sventolò la mano in segno di andarsene a Chuuya, rimanendo però girato di spalle. Come ogni singolo giorno il rosso non ascoltò e si dirise verso quel enorme letto, stendendosi al suo fianco.
<<Perché dovrei andarmene?>> Disse Chuuya che non sapeva con che parole inziare, e quasi sperava fosse il moro a portare avanti la conversazione, ovviamente non sarebbe stato così.
<<Lasciami dormire.>> Disse Dazai schiacciandosi il cuscino sulla testa, Chuuya però lo alzò delicatamente nella sua direzione e disse:
<<Non sono stupido lo so che tanto non dormi.>>
Dazai sbuffò e si girò verso Chuuya, cercando di sopportare quei pochi minuti nella quale avrebbe dovuto parlare, anche se rimase imbambolato a guardare gli occhi del rosso.
<<Allora che vuoi da me.>> Disse scocciato Dazai, ma Chuuya cercò di rimanere tranquillo sebbene non sapesse che dire. Rimasero in silenzio per qualche minuto, e Dazai si girò con gli occhi verso il soffitto e le braccia sul petto, come fosse morto, e per la fortuna di Chuuya inziò a parlare.
<<Chuuya..?>> Il rosso spalancò gli occhi stupito dalla cosa, solitamente a quel punto era costretto ad andarsene.
<<Che c'è?>> Rispose ma non riusciva come al solito a fingere sicurezza.
<<Perché fai questo... cosa vuoi.>>
Chuuya rimase pietrificato e Dazai continuò a parlare.
<<L'altra volta mi hai detto "non farmi più una cosa simile" mi hai baciato sul collo, vieni da me ogni sacrosanto giorno e lo facevi anche quando la porta era chiusa.. insomma che vuoi?!>>
<<Come cosa voglio?! Voglio che tu stia bene che razza di domanda è?>> Rispose chuuya irritato, ma Dazai continuò
<<Perché... Sei venuto qui per lavoro non per farmi da medico quindi cosa vuoi...potresti anche andar via, ti do il permesso.>>
Chuuya rimase bloccato per qualche istante poi riprese furioso ed afferrò Dazai per il colletto del pigiama portandolo a sé.
<<Io non vado da nessuna parte! Finché tu starai così non mi muoverò da qui. Poi che razza di domande sono! Sono qui per lavoro va bene, ma non eri tu forse mio amico!>>
<<Amico..>> ripeté Dazai a bassa voce, come volesse dirlo tra sé e sé un po' deluso.
<<Hai bisogno d'aiuto Dazai..>> disse Chuuya ma Dazai rimase in silenzio, ciò nonostante non era il momento di fermarsi ed il rosso continuò ad insistere.
<<Hai bisogno di un medico, non puoi curarti da solo, dimmi chi e lo chiamer->>
<<Perché.>> Lo fermò Dazai.
<<Sono io il medico, ho sempre sopportato dall'infanzia ora perché dovrei cambiare.>> Disse freddo il conte ma Chuuya con una voce dolce gli rispose:
<<Perché non è giusto tu l'abbia dovuto fare, solo perché nel passato è stato così non è detto lo debba rifare.>> Poi ritornando se stesso continuò
<<Quindi smettila di fare il cocciuto che sei e fatti aiutare!>>
Dazai rimase in silenzio per qualche secondo, poi avvicinandosi ancor più verso Chuuya gli disse:
<<È inutile non verrà.>>
E si rigirò sul lato. Chuuya rimase deluso, ma lo tirò per le spalle e non si arrese
<<Chi è?>>
<<Il mio vecchio mentore.>>
<<Chi?>>
Dazai fece un secondo di silenzio e si strinse le labbra poi disse: <<Mori Ogai.>>
Chuuya spalancò gli occhi, perdendo il fiato.
<<Mori...?>> Disse e Dazai rimase impassibile.
<<Si..ma non verrà.>> Chuuya gli strinse entrambe le braccia avvicinandolo ancor più a sé poi disse.
<<Verrà se lo chiamerò io.>>
<<Lasceresti tua madre da sola.>> Chuuya si bloccò, in primo luogo non capiva come Dazai sapesse quelle cose, in secondo luogo aveva anche ragione.
<<Si può trovare un modo.>> Disse Chuuya, che infondo nutriva una speranza in Mori e nella madre, ne avevano di conoscenze, avrebbero trovato un sostituto per qualche giorno.
Dazai allora rimase in silenzio guardando Chuuya, che aveva una scintilla negli occhi che a lui pareva sconosciuta, dopodiché disse:
<<Chiamalo allora.>>
Chuuya annuì e cercò di alzarsi dal letto, ma Dazai lo afferrò per il braccio e tirò di nuovo a sé.
<<Chuuya... perché il bacio.>> chiese con strano distacco, come nulla fosse, Chuuya invece si fece rosso e rispose:
<<Così siamo pari.>>
<<Ma tu non hai detto che te l'ho dato sul collo.>> Chuuya si fece paonazzo, ma un leggero sorriso invase il suo volto, seppure imbarazzato, Dazai era invece impassibile.
Chuuya allora si avvicinò a lui, e baciò quelle sue livide labbra, che sentì per pochi secondi sotto le sue, abbandonandole in un dolce schiocco.
<<Ora siamo pari.>> disse il rosso ed andò subito via, Dazai invece si ristese sul letto, guardando il soffitto ed il lampadario con le fiaimmelle che oscillavano.

Il rosso quindi con passo svelto salì le scale e si diresse nel suo studio, catapultandosi sullo scrittoio, impugnò subito carta e penna, e la immerse nel calamaio, ma non appena rimase con la penna alzata come fosse una spada sì bloccò, lasciando che una goccia di inchiostro gocciolasse sul foglio. Avrebbero davvero trovato un modo? Doveva davvero farlo? E perché Dazai pensava che non sarebbe mai venuto? Bastò un solo secondo poi il rosso spazzò via tutti i pensieri, non era un pensatore avrebbe deciso il tempo per lui.
Così a gran velocità, carattere dopo carattere, abbastanza disordinato per giunta, anche se tanto Mori era abituato a leggere il suo aramaico, scrisse la lettera:

"Caro Mori,
Rassicura mia madre che le cose per il lavoro vanno bene, anche se da qualche giorno non le scrivo. Ho avuto molti pensieri che mi tormentavano e spero che tu possa aiutarmi.
Il conte sta molto male, e non riesco a far nulla per lui, l'unico che può ahimè sei tu. So benissimo del vostro rapporto passato se non nei dettagli, e spero che tu venga in suo aiuto, non tanto per voler suo quanto per mio. Ho bisogno della tua presenza se questa può guarire Dazai. So che ho già affidato un gran carico sulle tue spalle, ma confido nella tua capacità di saper trovare un modo, spero di ricevere una tua risposta positiva"

Cordiali saluti
-Chuuya Nakahara

Il rosso imbustò la lettera e la siggillò umidificandola con la lingua, dopodiché la pose nelle mani di Akutagawa e disse:
<<Corri a spedirla, fa che arrivi presto.>>
Quasi come se potesse deciderne lui i tempi. Il corvino annuí e partì con la busta. Qualche tempo dopo arrivò in casa Dazai un telegramma da parte di Mori, breve e coinciso, che fece sorridere Chuuya.
"Arriviamo lì tra due giorni."
Ora solo un pensiero vagava nella testa di Chuuya... In che senso veniamo?

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