Capitolo 33

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Il cielo era di un bellissimo color cremisi e la luce fioca e calda si faceva spazio nella stanza, rendendo i loro capelli rossi ancora più accesi.
Erano entrambi fermi, sul letto, uno di fianco a l'altro in silenzio.
Chuuya si guardava i piedi con la testa tra le mani, la madre si accarezzava il mento.
<<Io...>> Provò a dire Chuuya senza però continuare a parlare
<<Be poteva succedere... Dovevamo aspettarcelo.>> Disse koyo avvicinandosi a lui mentre gli accarezzava le spalle, muovendo la mano su è giù massaggiandogli lungo la schiena ed alzando con il contatto leggermente la camicia.
<<Insomma siamo solo io e te... poteva capitare ed è capitato.>> aggiunse guardando anche lei a terra

<<Mamma!>> Chuuya alzò lo sguardo verso la madre e disse:
<<È rotta mamma! È tutto per terra.>>
<<Figliolo ma è solo vino infondo non farne un dramma.>> Si difese la madre.
<<SOLO VINO...ERA BAROLO ITALIANO.>>
Koyo sorrise e gli diede una pacca ben assestata sul dorso.
<<Suvvia mi è scivolato, con tutte queste valige per una stanza tanto piccola!>>
<<....vino rosso...annata 1986.>> Disse Chuuya singhiozzando e rimettendosi la testa tra le mani nella sua depressione.
<< Uffa... figliolo amassi una persona come ami il vino saresti già sistemato.>> Sbuffò la madre e Chuuya si girò guardandola in cagnesco. Dopo aver risposto con un sorrisetto Koyo si alzò e si poggiò con la schiena alla finestra.
<<Ma pensiamo alle cose serie>>
Chuuya si diede degli schiaffetti sulla faccia come per svegliarsi poi sussurò:
<< Come il vino non lo fosse vecchia racchia...>>
Sorrise e ridisse:
<<Quindi cosa?>>
La madre che aveva sentito alzò il sopracciglio con un aria alterata, ma facendo finta di nulla riprese il discorso:
<<Come cosa...dobbiamo trovare un modo per farti intrufolarsi in casa Dazai.>>
Sentito quel nome Chuuya si raddrizzò, mettendo il petto in fuori e riprendendosi dalla dolorosa perdita.
<<Giusto...come?>>
La madre si sedette su una sedia perfettamente al fianco del letto, con aria perplessa.
<<Questo non lo so.>>
Chuuya allora si lasciò cadere sul letto sbuffando:
<<Benissimo...siamo finiti mannaggia a me che ho fermato la carrozza per quella mummia.>>
<<Trovassi io una mummia così...>> Sussurò la madre e Chuuya che aveva sentito sorrise. Poi alzando lo sguardo al soffitto, osservando le fiammelle del lampadario muoversi con il filo di vento iniziò a pensare.
<<Se mi inserissi nella servitù?>>
<<Dazai e Mori non sarebbero tanto stupidi ti beccherebbero subito, in più se pure riuscissi a stargli lontano saresti un imbranato e ti faresti cacciare dagli ospiti.>> Rispose koyo disinvolta e Chuuya rispose alterato:
<<Molto gentile...>>
<<Solo sincera.>>
Koyo guardò Chuuya poi sventolando il ventaglio chiese:
<<Non sai null'altro sul ballo? Magari qualche cosa che devono comprare, qualche invitato che deve venire...>>
Chuuya non si alzò nemmeno rimanendo steso sul letto:
<<No...non so nemmeno chi deve venire se non che c'entrano con lui. Inoltre penso che come mi scoprirebbe tra la servitù non ci metterebbe tanto a capire che non sono uno degli invitati. Sai...lui il mio volto lo conosce, anche se annunciassero un nome diverso sarei visibile a tutti.>>
<<Hai ragione..>> rispose koyo mordendosi il labbro, poi girandosi intorno notò la sua valigia dalla quale uscivano vestiti su vestiti sgualciti.
La rossa spalancò gli occhi ed una scintilla, la cosiddetta Eureka, le si accese dentro.
<<Se avessi il tuo volto si ti vedrebbe...ma se non lo avessi?>>
Chuuya si alzò di scatto, con i capelli tutti arruffati come un leone e inclinando la testa perplesso chiese:
<<Cosa vuoi dire?>>
<<Se sembrassi una donna non ti riconoscerebbe...>> Rispose lei e si girò verso i vestiti. Chuuya seguì il suo sguardo poi si tirò subito indietro strisciando tra le lenzuola.
<<Nonono ho una dignità io!>> Urlò
<<Dignità che parolone...non hai mai avuto lineamenti marcati ci starai bene.>>
<<Nono! Assolutamente no!>> Ripeteva Chuuya scuotendo le mani a ventaglio dinanzi alla testa ma koyo fiduciosa per la sua idea insisteva:
<<Cosa sarà mai...anche io mi sono vestita da maschio una volta.>> Però Abbassò la voce sulle ultime parole girandosi dall'altra parte
<<Cosa!>> Rispose chuuya che non sapeva se essere sconvolto per la madre o ancora per il fatto di doversi vestire da femmina.
<<Gioventù figliolo...gioventù! Io e tuo padre eravamo furbi e questi sono trucchi.>>
Poi si avvicinò al ragazzo e aggiunse:
<<Sono solo vestiti non ti rendono diverso...quindi non lagnarti!>>
<<Cristo...>> Sbuffò Chuuya alzando gli occhi al cielo.
La madre però non aveva altre idee e nemmeno lui quindi era costretto.
La donna lo prese per il braccio e lo trascinò dietro il separé di legno bianco, poi scavando nella sua borsa gli porse i suoi vestiti eleganti.
Chuuya ne provó un primo, un secondo e così via, ma palesemente la madre non aveva la taglia più giusta. Le vesti gli finivano sotto i piedi, e la misura del petto e della vita erano troppo larghe per lui che non ne aveva.
Per loro sfortuna la madre era una donna con delle forme spiccate, di certo bella, ma non l'ideale per loro.
Chuuya uscì con il decimo abito rosso corallo nella quale quasi si perdeva e stanco, ma soprattutto scocciato della cosa, disse:
<<Abbiamo finito?!>>
La madre si coprí gli occhi per non vederlo infangare le sue vesti, poi girata gli rispose:
<<Ovvio che no non ti va nulla!>>
<<Se andassimo da una sarta?>> Chiese Chuuya mentre giocherellava con la gonna.
<<E rovinare un mio vestito così! In più con quali misure quelle di un uomo? Ed il tempo... non abbiamo tempo!>>
Chuuya allora ringhiò scocciato e rispose:
<<E allora mi arrendo che vuoi fare! Ci abbiamo provato.>>
<<Di già?! Non ci tieni proprio alle persone tu!>> Rispose la madre furiosa e Chuuya continuò a tono:
<<E cosa ci posso fare io! Hai idee?!>>
La madre si girò lievemente per guardarlo in volto e sorrise maliziosa, cosa che già spaventava Chuuya, poi gli rispose:
<<Diciamo che...un idea c'è.>>
Chuuya incrociò le braccia e le spalline della veste gli scesero lasciando il petto ancora più scoperto
<<Sentiamo...>>
La madre però disgustata si rigirò di scatto:
<<Per carità di Dio Chuuya copriti!>> Disse lanciandogli dalla borsa uno scialle che andò dritto dritto sulla faccia del ragazzo.
Dopodiché, passandosi il mignolo sotto all'occhio per ricomporsi disse:
<<Be...le vesti che avevo visto nella tua camera, quelle che mi avevi raccontato essere della madre defunta, pace all'anima sua, del conte, sono molto fini, la donna non aveva delle forme esagerate quindi penso proprio facciano al caso nostro.>>
Chuuya, ben avvolto nel velo di seta rosa, la guardò a bocca aperta, come stesse dicendo qualche eresia.
<<Le vesti della signora Dazai?>> Ripeté stupito
<<esatto...non dovrebbe ricordarle nemmeno vista la polvere che c'era su quel baule.>>
Rispose sicura koyo, ma Chuuya ripeté ancora:
<<Le vesti...quelle nella casa di Dazai...?>>
<<Esattamente>> ribadí ancora la donna.
<<Madre ma sei pazza! Siamo appena andati via come vuoi tornare lì a prenderle?>>
<<Ma ci penserà la mia dama ovviamente!>> Rispose koyo quasi come fosse ovvio.
<<La tua che!?>>
<<Aspetta e vedrai.>> Lo zittí.
<<Dammi solo il tempo di recapitarle un messaggio.>>
Chuuya annuì e rimase sul letto perplesso.
Come detto la madre si preparò ed uscì per imbucare una lettera della quale Chuuya non sapeva il destinatario ma che partiva dal mittente O.K. -davvero impossibile da smascherare- anche se tanto probabilmente il conte non l'avrebbe nemmeno vista arrivare.
Dopodiché tornò nella loro stanza all'albergo Red Crown dove ormai quasi erano di casa.
<<Ora aspettiamo.>> Disse non appena varcò l'uscio della porta e Chuuya ancora attonito seguì il suo comando.

𝓑𝓵𝓸𝓸𝓭𝔂 𝓵𝓸𝓿𝓮 // 𝓼𝓸𝓾𝓴𝓸𝓴𝓾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora