capitolo 4

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Per la sfortuna del ragazzo il viaggio non fu breve. La carrozza man mano andava per una lunghissima strada formata da tutte curve, ripida e selvaggia, attraverso i vari boschetti che delineavano il confine. Il sole man mano si alzava in cielo, ma la fitta neve che cadeva lo privava del calore, e le fronde degli alberi ombreggiavano la carrozza dai suoi raggi. Nell'ombra del bosco, tutto pareva prendere un aspetto più tetro, gli alberi parevano piombargli addosso, i rami sembravano terribilmente affilati, e le punte sembravano dita taglienti come lame di forbici, che sbattevano contro la carrozza ricordando della loro esistenza. Chuuya viaggiava poggiato alla portiera, spostando leggermente la piccola tendina color panna per poter osservare il posto in cui stava finendo. La carrozza infatti era isolata da qualsiasi raggio di luce, e in lui nasceva quasi il timore che lo stessero portando ad un cimitero. Il ragazzo che gli sedeva di fronte era completamente in silenzio, guardandolo serioso, mettendolo quasi a disagio. E mentre la neve pareva iniziare a cadere anche all'interno del mezzo, visto il gelido silenzio, la strada iniziò a farsi più ripida, imboccando una salita scoscesa al punto che i cavalli non riuscivano a correre, nonostante il rumore stridulo della frusta del cocchiere si facesse sempre più intenso, portando Chuuya a stringere gli occhi pensando al dolore che potessero preocurare.

<< Siamo quasi arrivati. >> disse il ragazzo corvino con tanta freddezza nella voce da sembrar priva di qualsiasi emozione.

Chuuya annuì, rivolgendo nuovamente lo sguardo verso la portiera. In lontananza infatti si notava un palazzo, ancora piccolo e sfocato, e man mano si avvicinava sempre di più. Quando furono abbastanza vicini il rosso iniziò a inquadrarlo, trattenendosi dal mettere le mani nei capelli per la disperazione e lo stress. Il palazzo era più simile a un castello gotico, aveva di per sè del potenziale per via della sua grandezza, ma sarebbe stato difficile convincere qualcuno ad abitare quella che pareva essere più simile ad una casa dell'orrore. Era completamente nelle tonalità del nero e per aggiunta, nonostante le grandi vetrate come fosse una chiesa, esse erano state stranamente coperte internamente, e cio anticipava già una bella sorpresa dell'interno. Tutt'intorno per quanto in quel momento ci fosse solo neve, c'erano i rimasugli di un gran roseto, che sarebbe sbocciato nelle stagioni successive, attraversato da un sentiero di pietre levigate, illuminato da fiaccole spente. La carozza si fermò proprio dinanzi all'enorme portone in legno scuro, composto dai vari cassettoni e dal pomello in bronzo che spiccava tra tutto il resto. Il cocchiere si avvicinò per aprire le porte della carrozza, il ragazzo di fronte a Chuuya gli diede quindi un ultimo penetrante sguardo, poi aprendo il piccolo ombrello bianco scese dal mezzo, e lui fece lo stesso, chiedendosi a cosa servisse l'ombrello visto che non c'era un filo di pioggia. E mentre il cocchiere aiutava a scaricare i bagagli, Chuuya era immobile dinanzi a quel portone. Si sentiva incredibilmente impotente, abbassò lo sguardo ai piedi, sentendo una mancanza di fiato, il respiro gelava trasformandosi in una fine nuvola di fumo per via del freddo, tremava ma cercava di nasconderlo. Una sola casa poteva mettere in dubbio tutta la sua vita, aveva una grandissima responsabilità sulle spalle e la sentiva pesante come un macigno. Era stanco senza nemmeno aver inziato, aveva una sola chance, e non l'avrebbero fermato nemmeno con il sangue. Non era solo una questione di vita o di morte, di amore per la madre, di rispetto del compito affidatogli dal padre di mantenere la famiglia, era diventata per lui una sfida ormai, una questione di orgoglio. Il ragazzo lo raggiunse al suo fianco, bussando al portone il quale dopo pochi secondi fu aperto, lasciando su quella neve tutti i pensieri di Chuuya, il quale sguardo ora si concentrava sulla casa.
Il portone si era aperto su un enorme ingresso, al centro della quale c'erano grandi rampe di scale, che scendevano verso il basso a destra e a sinistra in una forma circolare, riunite al centro da un pianerottolo. Queste scale, scure come tutta la casa, erano ricoperte da una passatoia rossa con trame dorare ai margini, che si abbinava con le enormi tende che coprivano tutte le finestre. La casa infatti era illuminata solo da lumi dorati, e lampadari pieni di candele, unite dal ferro battuto scuro, arricchito con forme particolari quali curve e ghirigori. Chuuya si guardò intorno, notando un altro ragazzo ai lati della porta che manteneva ancora il pomello, in una posa rigida e snaturale come se gli avessero comandato di porsi in quel modo. Doveva essere poco più giovane del ragazzo con i capelli corvini, questo però al suo contrario aveva i capelli bianchi e spettinati, come tagliati casualmente, con una singola ciocca nera scivolargli sul volto, quasi fosse nata per errore. Aveva un viso limpido e genuino con dei grandi occhioni violacei, che subitò arrossì appena notò che chuuya lo stesse guardando.

𝓑𝓵𝓸𝓸𝓭𝔂 𝓵𝓸𝓿𝓮 // 𝓼𝓸𝓾𝓴𝓸𝓴𝓾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora