Capitolo 34

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Premetto prima di abbandonarvi alla lettura che questo è un capitolo nella quale sono presenti scene spinte. Inoltre di per sé è un capitolo forte.
Se non siete interessati basterà skipparlo ( per chi lo vuole non parlo di scena smut tra Chuuya e Dazai AHAHAHA)
Buona lettura :)

*Nel mentre nella tana del pifferaio*

L'odore asfissiante del profumo di quella sala a malapena di sentiva ricoperto da un puzzo più grande. Quello del sangue, della malvagità, della crudeltà, menzogna, manipolazione, avidità, peccato, quel disgustoso peccato che innondava tutto come fosse melma.
Agatha era seduta su un puffo, rigida, stringendo le mani al cuscino, e nel mentre tremava, tremava dentro di sé, i suoi occhi guardavano in basso e nella testa rimbombava il ticchettio dell'orologio che ricopriva il chiasso di Gogol che mangiava ingordo mentre tagliuzzava con i canini affilati un braccio che si era conservato dalla strage. Sigma guardava il soffitto disteso sulla poltrona a testa in giù e i capelli gli scendevano per terra. Fedor invece la guardava, la guardava intensamente e lei sapeva perché. Il ticchettio si faceva sempre più forte, era come una martellata ad ogni tic, un coltello trafiggerla ad ogni tac. Erano i secondi che passavano e che la avvicinavano al suo destino. Aveva paura, una paura matta, Dostoevskij la guardava pensando a chissà quale malvagità. Lo aveva tradito, aveva aiutato Dazai, un peccato che andava punito e da lui poteva aspettarsi tutto. Ogni minuto dopo quella notte l'aveva passato nel panico, non sapeva quando ma Dostoevskij avrebbe agito. Quella serata sembrò eterna. I ragazzi parlavano delle solite cose, le loro follie, i loro stranissimi ideali ed il sapore del sangue di una delle prostitute del luogo, quelle nuove o meno promettenti. I tic tac continuavano sempre più lenti e pesanti, fino a che qualcosa non inziò a muoversi.
Tutti se ne andarono, mentre il cielo era ancora nero e tetro, anche Agatha si ritirò nella sua stanza del bordello mentre con ansia ascoltava ogni passo che usciva soddisfatto da quel luogo osceno.
Prese una spazzola, la mano le tremava, inziò a spazzolarsi mentre stringeva i denti e teneva gli occhi chiusi. Li stringeva con forza per il dolore che le facevano i pensieri, che le faceva aprire gli occhi e guardare la realtà e li attenuava solo sentendo una voce vicina. Era una voce familiare, la stava immaginando, eppure sembrava vera.
<<Hey Agatha... tutta sola?>>
Era la sua voce.
Non volle aprire gli occhi, preferiva illudersi per avere un momento spensierato. Così continuò ad immaginare, era Dazai che era appena antrato dalla porta, come suo solito con quel sorriso un po' beffardo ma tanto intrigante, eppure con i suoi soliti occhi senza luce.
Lentamente chiuse la porta per non fa rumore, muovendola con il piede, poi si avvicinò a lei che faceva finta di nulla continuando a pettinarsi.
<<Vuoi farmi compagnia?>> Diceva lei e la sua voce nella testa gli faceva quasi scendere una lacrima, ma continuava a Immaginare.
<<Ti dispiace?>> Disse Dazai che nel mentre gli si avvicinò ancor di più, abbracciandola da dietro e sfiorandole il collo con le labbra.
<<Non mi cacceresti mica?>> Continuava lui con quella voce carismatica che tanto le mancava.
<<Tanto non te ne andresti...siediti vicino a me scemo.>> Gli disse lei ridacchiando e lui le rispose con un finto broncio
<<Come sei cattiva.>>
Dopodiché si posò al suo fianco davanti la toletta, per caso si guardarono tutti e due allo specchio, ma ad entrambi faceva troppo male.
Girarono velocemente lo sguardo, trovandosi invece uno di fronte all'altro a guardarsi negli occhi.
Non c'era assolutamente nulla in quegli occhi, solo tanto dolore.
E loro avevano solo un modo per colmarlo.
Inziarono a baciarsi, toccarsi. Lui le baciava il collo, lei chiudeva gli occhi sentendo il calore di quelle sue labbra. Poi Dazai le abbassava le vesti e scendeva, le baciava il seno, ed ascoltava quel sua risatina ogni volta che le toccava i capezzoli. Poi si stringevano uno con l'altro diventando una sola cosa. Si baciavano e le loro labbra giocavano, prima con baci delicati, assaporando quelle loro labbra morbide e carnose, poi carnali e voraci, premendosi uno sull'altro, lasciando danzare le lingue, Agatha stringeva la guancia di Dazai e Dazai le passava le mani nei capelli mentre ritornava sul suo collo e lasciava che la lingua gli bagnasse la bianchissima pelle. La bionda saliva sulle sue gambe e si premevano l'uno con l'altro. Lei si spingeva contro di lui sentendo il suo membro. Facevano l'amore, ma non era così semplice, si spogliavano, lui la baciava dietro l'orecchio perché sapeva la facesse impazzire, lei gli sbottonava i pantaloni. Ma nel mentre parlavano, come nulla fosse. Mentre erano entrambi nudi, lui la penetrava e lei gemeva, trattenendo gli affanni parlavano, ridevano, e Dazai la sentiva vibrare sotto di lui. Chiacchieravano di quello che avevano bisogno, di cosa provavano, come si sentivano, quello che avrebbero voluto dire ma non potevano e se lo dicevano così era perché ne avevano bisogno. Non sapevano che rapporto era, Dazai era vuoto, un sacco di carne, mentre la guardava i suoi occhi erano cupi, non provava assolutamente nulla, lei però non era altrettanto. Entrambi odiavano questa vita, ma lei sentiva un attimo d'aria ogni volta che incontrava i suoi occhi, Dazai no.
Mentre immaginava, quei tocchi sulla pelle si facevano sempre più intensi. Agatha sentiva quasi la saliva bagnarle la spalla, quelle labbra così calde, così morbide che le salivano su per il collo succhiando leggermente la pelle per lasciarle il loro segno, era tutto troppo vivido, aprì gli occhi.
In un attimo il cuore parve andare a mille, guardandosi allo specchio vedeva dietro di lei Dostoevskij che la stava baciando, come spesso facevano. Prese un respiro spaventata, ma non si mosse, aveva paura ma non urlò rimanendo come una statua. Eppure Dostoevskij non era umano, era un mostro, un mostro che fiutava la paura.
<<Ti disturbo?>> Disse lui con un ghigno, il ghigno di un diavolo.
<<No, non restare lì vieni qui.>> Disse lei cercando di rimanere sicura, ma la voce un po' gli tremava. Fëdor da che era chino per baciarla si alzò, passandole le mani nei capelli poi scendendo lungo il collo e le spalle.
<<Alzati tu, vienimi vicino.>>
Lei fece come chiesto, a testa bassa.
Le pupille tremavano ma non gli permetteva di guardarla, Dostoevskij però quando la ebbe vicina la afferrò per il mento e gli alzò il viso in modo che potesse vederlo.
<<Sei bellissima Agatha...>> Lei non disse nulla,
Lui si avvicinò a lei inziando a baciarle il collo, scendendo verso le clavicole.
<<Sai non sono amante di queste cose superflue...>>
<<Lo so.>> Rispose rigida mentre lui esplorava il suo corpo, passò la mano sulla sua coscia alzandole man mano la sottile veste mentre le sue labbra le sfioravano la bocca.
<<Però vuoi donne siete così... Siete figlie del peccato.>> Disse e la strinse più forte verso di lui, lei era rigida ma si faceva fare tutto, anche sentire il suo membro duro.
<<C'è un motivo per cui in diavolo andò da Eva, dalla donna, perché voi donne siete la tentazione, siete delle creature astute>>
La sua mano passò al interno coscia mentre Dostoevskij la guardava con quello sguardo duro, si imponeva a lei e Agatha si faceva tanto piccola mentre lui le baciava il collo lasciando netti segni rossi. Avrebbe voluto correre via, ma non poteva fare nulla contro di lui.
<<Traditrici...>> aggiunse lui e lei sussultò,
Qualcosa si fermò, forse il suo cuore, forse il tempo. Si sentiva venire meno nelle gambe per la paura. Dostoevskij le tirò un morso, uno con le zanne e lei urlò, mentre il sangue scorreva e lui lo leccava con la lingua. Dopodiché si rivolse a lei guardandola con degli occhi assassini.
<<Vero...Agatha?>> Disse, poi la spinse sul muro per le spalle e la girò di schiena.
<<Hai salvato il culo a Dazai... perché lo hai fatto.>> Lui la teneva per i fianchi, con la testa poggiata sulle sue spalle.
<<Non è vero non ho fatto nulla.>> Disse lei cercando di rimanere sicura, lui ridacchiò e nel mentre le strinse le unghia nella carne lasciandole le mezzelune. Prese a baciarla e scese lungo la spina dorsale incontrando il laccio della veste. Lo tirò con la bocca sciogliendo il nodo e lasciando che il vestito le scivolasse man mano sulla pelle, rimase solo con l'intimo.
<<Tu amavi Dazai...>> Disse lui e salì le mani arrivando sul seno e stringendoglielo con forza, lei affanava.
<<No!>> Urlò lei e a fëdor ridacchiò ancora.
<<Tu lo amavi però lui ti ha sempre visto come nient'altro che la sua puttana preferita.>>
<<Dostoevskij smettila.>> Gli urlava contro, ma lui non era della quale. Le slacciò il reggiseno e la girò nuovamente con forza, prese a baciarla la clavicola, mentre con le mani scendeva e scendeva arrivando al centro delle gambe e muovendosi li piano girando con le dita. Lei si stringeva le labbra mordendole da spaccarle.
<<Lui ti toccava così? Ed è per questo che l'hai fatto scappare?>> Scese ed arrivò al seno baciandole i capezzoli e con la mano sprofondava di più con medio ed anulare.
<<Non è vero.>>
<<Ti soddisfava, ti faceva tutta sua, osservava le tue forme e godeva. Non è vero?>> Continuava lui con una voce quasi tranquilla ma gelida, mentre invece lasciava lei con il viso tutto rosso a trattenere gli affanni. Le strinse il seno mettendoci il viso dentro, poi si fermò. Si staccò guardandola con quei suoi occhi taglienti e lei nuda al suo cospetto abbassava lo sguardo per nascondersi.
<< Ti faceva sentire amata...un prostituta che non era più un oggetto ma una persona giusto...?>> Disse lui, poi sorrise malefico e Aggiunse:
<<Quanto sei stupida Agatha.>>
La prese per il polso e la tirò a sé.
<<Dostoevskij lasciami!>>
<<Uno splendore come te andrebbe mostrato al mondo!>>
La trascinò con sé mentre lei si dimenava per staccarsi.
<<Dostoevskij ti prego lasciami!> Urlava lei ma lui continuava a camminare a passo spedito.
Arrivarono dinanzi alla porta del bordello e lui si fermò. Non c'era nessuno li, c'erano solo lui Agatha.
Dagli occhi di vetro di Agatha inziarono ad uscire le lacrime trattenute per tutto quel tempo e Fedor la ammirava compiaciuto. Le posò una mano sulla guancia accarezzandole il viso:
<<Perché piangi? Non ti farò nulla.>>
<<Lasciami...ti prego!>>
<<Tranquilla... Farò si che Dazai possa vederti come tutti gli altri. Sei già abituata Infondo.>>
<<Fëdor ti prego...>> Chiese con una voce dolce riuscendo a malapena a parlare per le lacrime.
<< Sei bellissima Agatha.>> Le rispose lui sorridendo poi aprì la porta e completamente nuda la buttò fuori, scaraventandola a terra.
<<Fëdor ascoltami ti prego!>>
Non la guardò nemmeno e le chiuse la porta in faccia.
<<Fëdooor!>> Urlò lei inziando a graffiare la porta come fosse un gatto. La prese a pugni, urlò, poi arresa si distese a terra, alzando gli occhi a quel cielo senza stelle. Il vento muoveva l'erba e la avvolgeva lasciandola tremare, chiuse gli occhi, pensando ed immaginando di nuovo quella voce dolce.
<<Agatha...>> Dazai era sempre lì come un angelo per lei, era l'unica cosa che potesse immaginare per andare avanti, infondo non aveva nulla a cui aggrapparsi, ma anche lui la odiava infondo. Avrebbe voluto prendersi e accoltellarsi, trucidare il suo corpo che tanto ben pagavano perché non ce la faceva più, troppa era la sofferenza, troppa la stanchezza per questa vita. Ma non poteva fare nulla, se non immaginare di scappare con un ragazzo che mai l'aveva amata.
Dazai le si poggiò affianco, guardando con lei il cielo, almeno nella sua fantasia.
<<Non c'è nulla... perché lo guardi.>> Diceva lui scocciato
<<Qualcosa c'è ma non lo vediamo.>> Rispondeva lei, senza muovere un muscolo.
<<Ci sono stelle, la luna, il sole, tutto dentro quel nero.>> Dazai si girò sul fianco guardandola e lei ricambiò, peccato che in realtà non ci fosse nessuno lì.
<<Puoi guardare quante volte vuoi non cambierà nulla.>> Disse Dazai un po' freddo ma lei si limitò a rispondergli
<<Lo so>>
<<Allora perché continui a farlo?>>
<<Mi illudo che un giorno possa vederci accendere delle stelle.>> Gli rispose toccandogli la guancia. Il cielo nero negli occhi di Dazai non si scompose.
<<Non le vedrai mai.>> Gli rispose lui.
Eppure durante quel ballo, in quel breve attimo nella quale le strinse il polso, lei le stelle le aveva viste, ma non splendevano per lei.
Aprì gli occhi, il cielo si stava schiarendo, il sole stava per sorgere, avrebbe bruciato li? Perché provare a salvarsi, forse avrebbe visto la parola fine, era quello il momento, era quella la sua felicità. Ma qualcosa la fermava, un fremito che la prendeva dentro. Si alzò ed inziò a bussare ardentemente alla porta.
<<Fëdor ti prego apri!>>
Nessuna risposta.
<<Fëdor apri! Ti supplico! Ti chiedo perdono!>>
Il cielo si schiariva ancora di più e man mano l'ombra diminuiva, stava per arrivare la parola fine.
<<Ti supplico!>>
La porta si aprì, e quel volto di pietra la guardo senza dire nulla. La tirò dentro e la strinse a sé, poi chiuse con il piede la porta. Lei si poggiò al suo petto piangendo, e lui le accarezzò i capelli.
<<Ti perdono Agatha...>> Lei continuava a piangere, e lui le alzò il viso.
<<Scusami...scusami.>> pregava agatha che tremava dalla paura. Fëdor la baciò, con un bacio delicato, le bagnò lentamente le labbra, inclinando la testa, delicatamente si toccavano, con uno fievole schiocco, in un bacio umido.
Poi si staccò e sorridendole disse:
<<Agatha...>> La afferrò per i capelli e tirandoli le disse:
<<Va via e non peccare mai più.>> La lasciò e lei corse via allontanandosi il più possibile a quel mostro.

Note autrice

Ok scusate l'orario ma vi avevo detto che usciva il capitolo e quindi ve lo dovevo mettere.
Devo dire mi ero dimenticata di aver scritto questo capitolo, un po' depresso, un po' forte, ditemi che ne pensate.
Allora spieghiamo un attimo che io non ho nulla contro Dostoevskij anzi è uno dei cattivi che preferisco il migliore della serie AHAHAHA con questo niente l'ho reso un pezzo di merda lo stesso.
Sorry per avervi buttato questa bomba a caso ma boh il gesto di Agatha meritava una conseguenza (mi è venuto a cazzo non c'è un motivo cough cough no dai scherzo più o meno)
Con questo vi do la buonanotte e al prossimo capitolo
Bye Bye
-Yres

𝓑𝓵𝓸𝓸𝓭𝔂 𝓵𝓸𝓿𝓮 // 𝓼𝓸𝓾𝓴𝓸𝓴𝓾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora