Capitolo Otto

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Ventitré anni fa i miei zii si sono sposati in un resort alle Hawaii, la cerimonia è stata molto ristretta ma le foto non sono mancate, deve essere stato bellissimo da quello che ho potuto vedere. Hanno fatto dei primi anni molto felici, ma presto hanno ricevuto la notizia più brutta di sempre. A causa della sua malattia, mio zio non avrebbe potuto avere figli.

Ma avere dei figli era tutto ciò che loro desideravano. Dopo due anni di matrimonio hanno iniziato a compilare le pratiche e due anni dopo hanno ricevuto in adozione un bellissimo bambino di un anno dagli occhi verdi e i capelli castani. Sua madre non lo ha voluto e allora è stata trovata per lui una famiglia in grado di amarlo incommensurabilmente.

Un anno dopo è successo il miracolo però. Mia zia è finalmente rimasta incinta. Il loro primo e unico figlio biologico, ma comunque l'altro figlio sarebbe sempre stato importante per loro.

Peter adesso è uguale a suo padre, i suoi lineamenti, i capelli, la corporatura. È solo la versione più giovane. Trevor non assomiglia giustamente a nessuno dei due, ma comunque ciò non sta a significare non faccia parte della famiglia.

Da che io ricordi, Peter e Trevor sono sempre stati viziati allo stesso modo, lo stesso valore dei regali di Natale, gli stessi vestiti... non gli è mai stato fatto mancare nulla. E adesso Trevor dice di non fare parte di questa famiglia solo perché è stato adottato. Ma io vorrei urlargli in faccia e chiedergli con quale coraggio si permette di dire certe cose. Mia zia gli vuole più bene di quanto dovrebbe visto come lui si comporta con lei. Solo perché non hanno lo stesso sangue...

Tutto ciò non ha senso. Non credo questa sua mentalità derivi solo dal lutto, non voglio crederci. La morte dello zio non può avergli fatto pensare di non appartenere più a questa famiglia. È stato cresciuto come figlio loro, amato come figlio loro. Trevor è un pazzo se vuole buttare tutto questo nella spazzatura.

Non avrei mai il coraggio di affrontarlo e riferirgli di ciò che mi ha detto Peter e rimproverarlo. Se ne avessi il coraggio lo prenderei anche a schiaffi per questa cosa.

La sera dopo che Peter e io abbiamo parlato non sono riuscita a dormire, per vari motivi. Per la festa, per ciò che è successo sulla pista da ballo e per questa confessione.

Però adesso potrò evitare di vedere Trevor o imbattermi in lui per quasi tutta la giornata perché la settimana è iniziata, è lunedì, ed è il primo giorno di scuola. Non che ne sia entusiasta ma ha il suo lato positivo.

In quei cinque mesi a stare a casa ho capito quanto mi piaccia non fare niente durante la giornata, starmene sdraiata senza nessuna aspettativa, poter fare qualsiasi cosa o nessuna. Mi rendo anche conto però che non posso avere quella vita definitivamente perché non sono ricca. E non diventerò mai ricca se non vado a scuola perché non ho nessun talento da sfruttare fuori dall'istruzione scolastica.

Quindi sono costretta a frequentare quest'ultimo anno di liceo e poi alcuni anni di college, lavorare per chissà quanto tempo e poi, forse, alla fine, potermi rilassare e non fare nulla per giornate intere.

Con Peter passiamo dalla segreteria per ritirare gli orari che ci dà la signora Kinkley in persona senza trattenersi dal fare un occhiolino al ragazzo accanto a me. "C'è anche qua qualcosa di cui dovrei essere a conoscenza?" Chiedo mentre usciamo in corridoio.

"Nah, solo molto feeling, e forse una relazione unilaterale, da parte sua. Però questo ha dei benefici." Peter è un bel ragazzo, come non ammetterlo, è mio cugino in fondo, ha i miei geni anche se starebbe molto meglio con i miei capelli rossi probabilmente, ma la signora Kinkley avrà cinquant'anni. Faccio una smorfia di disgusto mentre ci avviciniamo agli armadietti dove troviamo ad aspettarci Natasha e Darril.

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