"Giochiamo a ventuno!" Esclama Tasha di punto in bianco. Siamo seduti tutti sul divano, con la pancia piena e io personalmente sarei pronta per un pisolino ma, a quanto pare, andare a dormire è solo una mia idea perché gli altri tre mi sembrano abbastanza pieni di energie.
"Ventuno non è come quei giochini stupidi tipo il gioco della bottiglia o non ho mai, vero?" Chiedo speranzosa, anche se in cuor mio credo già di sapere la risposta. Non esiste gioco adolescenziale se non c'è dell'alcol coinvolto.
"Non devi rivelarci i tuoi segreti più oscuri, se è questo che intendi," Darril mi fa l'occhiolino infondendomi tranquillità. Non saremmo fatti l'uno per l'altra per essere una coppia, ma Darril è assolutamente una persona che vorrei per amico.
"È più che altro un gioco di memoria. È divertente e ci farà passare del tempo, dai."
"Oh no, volete farmi usare il cervello anche nel fine settimana?" Piagnucolo e loro tre scoppiano a ridere.
"Si gioca," Tasha si alza saltellando dal divano a va a prendere il vino rimasto dal pranzo. Come temevo. Con un bicchiere in mano a tutti mi vengono spiegate le regole, almeno è più originale degli altri giochi. "È davvero semplice, non scherzo, basta solo un po' di memoria. Praticamente si deve contare fino a ventuno, un numero a persona, a giro. La persona che ha il ventuno, cioè l'ultimo numero, lo può sostituire aggiungendo al suo posto un altro numero oppure una parola. A questo punto si va avanti di nuovo dicendo i numeri. Alla fine, ti devi ricordare le sostituzioni e ad ogni giro i numeri diminuiranno diventando altro e dovrai ricordarli tutti, quando non ricordi qualcosa bevi."
Il primo a sostituire il numero è Darril. Invece di ventuno diventa polpetta. Poi tocca a Tasha e il venti diventa carrozza. Il diciannove di Peter diventa banana e fin qua tutto bene, questi ultimi tre me li ricordo. Il mio diciotto diventa calzino e andiamo avanti. Dopo il secondo giro iniziano a vedersi delle belle. Tasha scambia l'ordine delle parole e beve. Peter, dalla foga di arrivare al suo turno, salta me, e beve. Darril ha un vuoto di memoria e si dimentica una delle ultime parole e beve. Arriva il mio turno in cui devo ricordarmi la stupidaggine che hanno detto per sedicesima, la dico sbagliata e bevo. Da qui non passa un turno in cui non beviamo.
Più bevo e meno penso questo gioco sia stupido. La mia mente diventa più leggera ad ogni sorso anche se non è esattamente ciò che vorrei. Sono solamente le due del pomeriggio e siamo ubriachi.
Il gioco finisce che nessuno si ricorda più niente, iniziamo a blaterare perché ormai il nostro corpo è pieno di alcool. Eppure, guardandomi intorno, vedo che gli altri non stanno come sto io. Mi guardano divertiti e Peter mi poggia una mano sul braccio.
"È la prima volta che vedo qualcuno così sbronzo dopo un paio di bicchieri di vino."
Gli sposto la mano dalla mia spalla con un movimento moscio. Mi soffermo qualche secondo sulla mia stessa mano che vedo leggermente sfocata e sento debole. "Non sono così sbronza."
Darril ride e mi toglie il bicchiere di mano per andare a portarlo in cucina. Guardo il suo fondoschiena mentre seguo i suoi movimenti. Deve fare palestra.
"La riporto a casa." Peter si alza in piedi e mi fa cenno di fare lo stesso.
"Mi dispiace, non sapevo sarebbe stato così forte su di lei," Tasha ha occhi solo per mio cugino. Sorrido e gli allaccio le braccia al collo.
"Neanche io. Abbiamo appena testato la resistenza di Kat. Non mi sembra così messa male, è probabilmente solo il primo impatto della sbronza, appena la porterò a casa e la farò stendere sul suo letto si riprenderà."
Rido. Ciò che ha appena detto mi ha divertito. Lui invece scuote la testa.
"Vuoi che vi dia un passaggio?" Chiede Darril avvicinandosi di nuovo a noi.
"Con la macchina di tuo padre?" Darril annuisce. "Sì forse è meglio, così non devo trascinarla per tutto il tragitto."
"Andiamo dai. Tu stai qui Tash?" Darril prende da un gancio vicino alla porta, delle chiavi. Iniziamo a scendere le scale e il girare nella spirale inizia a farmi girare la testa. Devo chiedere a Peter di fermarsi un attimo subito dopo l'ultimo gradino. Prendo dei respiri profondi e poi riprendiamo a camminare.
Nel tragitto verso casa guardo fuori dal finestrino e per la prima volta in vita mia vedo gli alberi, il cielo, le case, in modo diverso, forse è così che dovremmo tutti vedere il mondo, più vivo. O forse lo sto vedendo sfocato? Ma non è veramente così il mondo? Anche se lo vediamo in modo chiaro con gli occhi, lui rimane ambiguo, pericoloso, sfocato.
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Lotus Flower [in Revisione]
Romance*la storia contiene scene e linguaggio espliciti non adatti ai minori* "Vivere tutti i giorni il giorno perfetto sarebbe un'utopia... Perché ad ogni giorno perfetto ne segue sempre uno imperfetto." Katana King non avrebbe mai pensato la vita le rise...