Capitolo diciotto - parte 2

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Per quanto il luogo è spoglio, si sente l'eco dei nostri passi rimbalzare sulle pareti. Ancora alcuni gradini, il mio sguardo puntato sul pavimento. Solo dopo essere arrivata sul piano alzo lo sguardo per guardarmi intorno mentre Tray si avvicina ad un interruttore della luce.

La prima cosa che noto è che non ci sono finestre. Le pareti sono in cemento e l'unica luce arriva dalle lampadine al soffitto. Ci sono delle note di colore però, dal divano, alle poltrone, ai cuscini. C'è, nella parete più lontana, un bancone con sopra bottiglie di alcolici e dietro un frigo. Mi faccio un'idea di questo posto a giudicare dal suo aspetto, ma ugualmente mi giro verso Hamilton, dietro di me sulle scale, per avere conferma.

"Il nostro covo," sorride e io faccio lo stesso perché il suo sorriso è contagioso.

"Siete solo voi due gli Organizzatori?"

"Nah, ma siamo i più giovani. Ma il covo non ha niente a che fare con quello. Questo posto era nostro già da prima, pochi sono ammessi qui sotto."

"Okay, lo chiedo di nuovo. Perché mi avete fatta uscire da scuola per portami qua?"

Hamilton si sporge su di me per parlarmi all'orecchio. "Perché tu mi stai simpatica."

"Perché io e te dobbiamo parlare," sentenzia Trevor ad alta voce e il mio cuore smette di battere, i miei polmoni non incamerano più aria, la mia mente si spegne e il mio corpo smette di funzionare.

Speravo se ne fosse dimenticato e invece no. Dobbiamo parlare. Non dovrebbe esserci niente di cui parlare.

Hamilton fa un fischio e si allontana scomparendo dietro una porta. Io rimango immobile davanti a Trevor. Non parliamo, ci fissiamo soltanto. Più volte non riesco a resistere alla tentazione di spostare lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra e subito mi torna in mente ciò che mi avevano fatto provare quando mi hanno baciata. Chissà come sarebbe sentirle sulle mie di labbra.

Un angolo della sua bocca si incurva verso l'alto in modo malizioso, come se avesse letto i miei pensieri e stesse godendo dell'effetto che ha su di me. Sa di essere affascinante e sfrutta la cosa.

"Vieni," mi porge la mano e si volta di lato. Dà per scontato che io lo seguirò ovunque lui abbia intenzione di andare e io sono tentata di dire no. Ma nessuna parola esce, non riesco a parlare quindi faccio l'unica cosa che riesco, posare la mia mano sulla sua, quella stessa mano che potrebbe portami in luoghi indescrivibili.

Inizia a camminare e io lo seguo. Mi conduce attraverso una porta, in una stanza immersa nel buio. Senza lasciarmi la mano, si avvicina all'interruttore e una piccola lampadina sopra la mia testa si illumina. Siamo in una camera da letto spoglia, se non per il grande letto al centro. Adesso il mio cuore riprende a battere e lo fa in modo ritmico, concitato. Sono sicura che alla fine di questa giornata avrò un infarto a causa dei vari ritmi che sta assumendo il battere del mio cuore nel giro di poco tempo.

"Hai cambiato idea?" Non ha bisogno di contestualizzare per farmi capire. Non ho cambiato idea, penso ancora sia sbagliato, ma i suoi atteggiamenti e la sua vicinanza mettono in subbuglio i miei pensieri. Fino a qualche anno fa io e lui parlavamo di ragazzi carini che mi piacevano, non può diventare anche lui uno di quei ragazzi. Ma l'effetto che ha il suo tocco su di me non mente.

Scuoto la testa.

"Katana," sussurra e io trattengo il respiro. Si avvicina a me tanto da sfiorare il mio corpo con il suo. "Se invece di essere io fosse stato qualcun altro a toccarti quella sera alla festa, avresti dato la stessa risposta? Certo che no, perché il problema è solo il nostro rapporto."

"Sai benissimo qual è il problema," riesco a dire, a fatica.

Io mio cuore annega in un pozzo di malinconia. Una proposta del genere è tutto ciò di cui avrei bisogno, potremmo lasciarci alle spalle questa pazzia, dimenticare che tutto ciò sia mai successo prima di spingerci troppo oltre. Ma il suo corpo a sfiorare il mio, la sua mano sulla mia guancia... non voglio che questo finisca. Per quanto sia sbagliato non riesco a negare di stare iniziando a volerlo anche io.

"Cosa vorresti provare?"

L'ultima cosa che vedo prima che la luce venga spenta è il suo sorriso. Il buio mi avvolge e se in sottofondo ci fosse della musica potrei anche pensare di essere ritornata su quella pista da ballo. Tray fa un passo avanti, mi costringe a indietreggiare finché non sono schiacciata contro la parete e poi ricevo ciò su cui ho fantasticato da quando siamo scesi quaggiù. Un suo bacio.

Le sue labbra si avventano desiderose sulle mie e io non esito neanche per un istante. Ricambio, gli mordo il labbro inferiore, lo bacio con quanta foga ho in corpo. Siamo al buio, nessuno dei due può vedere nulla, ripenserò a ciò che stiamo facendo quando ritornerà la luce.

La sua bocca è avida sulla mia, desiderosa. Avvolgo le mie mani sulla sua schiena, lo voglio più vicino. La sua mano sinistra si fa invece strada sotto la mia maglietta. Un brivido mi sale per tutta la schiena al suo tocco freddo contro la mia pelle bollente. Quella mano mi percorre lo sterno, la pancia e sale su verso di seni. Non trattengo un verso di piacere e lui in compenso ringhia nel mio orecchio. Questo suono mi manda in estati. Porto una mano sul suo viso e poi la passo tra i suoi capelli morbidi.

Se il suo intento era farmi cambiare idea con questo bacio, mi sa che ci sta riuscendo. Se questo è ciò che proverei ogni volta, ad ogni bacio, allora va bene, nonostante la parentela, nonostante la vicinanza, lo accetterei perché adesso che l'ho assaggiato non so se riuscirei più a viverne senza.

Lui non ha finito. La sua mano adesso smette di stuzzicare i miei seni e scende giù, sempre più giù, fino ad infilarsi nei pantaloni, nelle mutandine. La sua pelle sfiora la mia e il fuoco dentro di me aumenta. Le sue dita accarezzano, stuzzicano, in luoghi in cui nessun altro si era mai avventurato.

"Dimmi basta se mi sto spingendo troppo oltre," sussurra, ma io non dico niente.

Trova il mio punto più sensibile e gemo e lui si prende tutto il tempo per muovere le sue dita là. Trevor sa quello che sta facendo e lo sta facendo bene. E poi una delle sue dita mi penetra e devo ricorrere a tutto il mio autocontrollo per non urlare, per la sorpresa, per il piacere.

È strano, ma la stranezza viene subito sostituita dal piacere che sto provando. Inizia a muovere il dito mentre con il pollice accarezza il clitoride. Sa decisamente ciò che sta facendo.

La sua bocca lascia la mia e si fa strada lungo la mia mascella, il collo, mentre le sue dita continuano a muoversi molto, troppo, lentamente. Istintivamente muovo i fianchi, intimandogli di aumentare il ritmo. Una risata roca gli risale dalla gola ma accoglie la mia muta richiesta. Piego il collo all'indietro e chiudo gli occhi. Sento di stare per raggiungere il limite e lo sente anche lui perché cambia il ritmo dei suoi movimenti.

Il mio corpo si irrigidisce mentre vengo sulla sua mano. Il mio respiro è pesante, le gambe molli. Per fortuna ho lui davanti a me e la parete dietro. Mi accascio su Trevor e lui mi porta una mano dietro la nuca per tenermi stretta a sé. Sono esausta come se avessi corso una maratona, ma l'altra sua mano rimane sopra di me, il suo dito dentro di me adesso accompagnato da un secondo. Gemo ancora più forte per il gesto totalmente inaspettato.

Inizia a baciarmi l'orecchio, seguo la sua curva con l'orecchio. Sento la sua erezione premere contro la mia gamba mentre le sue dita riprendono il loro ritmo. So già che questa volta non resisterò quanto prima. Le sue dita si muovono, le sue labbra si muovono e io porto entrambe le mie mani tra i suoi capelli e tiro, stringo forte e urlo mentre vengo per una seconda volta.

Lui geme e sento che sarei potuta venire anche solo ascoltandolo fare certi versi. Le sue dita rimangono dentro di me ancora per un secondo e poi lui tira via la mano lasciando un freddo e un vuoto in quel posto sensibile.

Riaccende la luce e io rimango rannicchiata contro il suo petto. Le mie mani stringono ancora i suoi capelli. Non voglio alzare lo sguardo su di lui, voglio godermi il momento ancora per un secondo prima di ripensare a ciò che abbiamo appena fatto e pentirmene.

Tray mi lascia qualche secondo prima di portare una mano sotto il mento e farmi alzare lo sguardo su di lui. Si china su di me e mi lascia un bacio delicato sulle labbra.

"La mia proposta è ancora valida. Basta una tua parola e mi farò da parte," mi lascia e fa alcuni passi indietro. Il suo corpo sul mio era così caldo, il freddo dovuto alla sua assenza è quasi insopportabile. Non apro bocca, sia perché non riesco a trovare la voce sia perché non ho nulla da dire. Chi tace acconsente no? Ho appena acconsentito a qualunque questa nostra cosa sia.

Gli affiora sul viso il sorriso più genuino che io abbia mai visto. Si riavvicina, intrappolandomi il viso tra le sue mani.

"Sì," rispondo, anche se tutto ciò che vorrei assaggiare in questo momento sarebbero di nuovo le sue labbra sulle mie.

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