Si dice non c'è due senza tre, questa frase mi sembra molto veritiera. Le lezioni sono finite, in qualche modo sono riuscita a rimanere sveglia fino alla fine e io e Peter ci stiamo avviando verso l'uscita per tornare a casa. Il corridoio si è già svuotato, siamo quasi soli.
"Non so se Darril te ne abbia già parlato," fa Pete quando siamo a pochi passi dalla porta, "ma questa sera c'è una festa. Una specie di buon rientro a scuola, non saremo in tanti, non so se tu voglia farci un salto."
Il mio primo pensiero va al suo non saremo in tanti, lui è già la terza persona che, nel giro di poche ore, mi parla di questa festa. "Non esco se c'è scuola il giorno dopo," mi costringo a ripetere per l'ennesima volta. Mi sembra di essere un disco rotto. Come faranno domani mattina tutti loro ad alzarsi dal letto e dirigersi a scuola quando saranno ancora probabilmente sbronzi.
"Hai ragione, fai bene. Io credo di farci un salto ma non ci starò tanto."
"Okay," dico, in fondo lui può fare quello che vuole. Non sono mai stata una fan delle feste e visto come è andata a finire quella di venerdì posso constatare non facciano per me. Se mi concedo un attimo di libertà e leggerezza la mia mente si impegna con tutte le sue forze a farmi ricordare il vero motivo per cui mi sono dovuta trasferire ad Atchison.
Usciamo in cortile, poche macchine sono rimaste ormai, quasi tutte sono degli insegnanti. Ancora non fa freddo, eppure mi viene da pensare a quando sarà inverno e dovremo percorrere la strada da qua a casa a piedi, con il sole già tramontato. Sarà una bella avventura.
Dal nulla vengo pervasa da una strana sensazione, un calore dietro la nuca, come se qualcuno mi stesse osservando. Mi volto ed eccoli lì.
Hamilton è appoggiato ad una decappottabile, occhiali da soli sul naso anche se non ce n'è bisogno, gambe incrociate. Mi sta guardando e sorride. Non indugio molto lo sguardo su di lui quanto sul ragazzo che ha accanto. Trevor è anche lui appoggiato alla macchina con la spalla, tiene le mani nelle tasche dei pantaloni e sembra avere occhi solo per me. Io cammino in avanti e lui mi segue con lo sguardo senza tradire nessuna emozione.
Ha i capelli leggermente scompigliati e sembra pensieroso. Hamilton gli sussurra qualcosa e lui si limita ad annuire una sola volta senza mai togliermi gli occhi di dosso. Io ricambio lo sguardo finché uno strattone non mi fa portare lo sguardo in avanti.
"Andiamo!" Sbotta Peter mentre, tenendomi stretta per il braccio, mi trascina in avanti.
"Come mai Tray non è all'università?" Mentre camminiamo nessuno dei due parla, è l'aria sembra carica di tensione. Pete stringe la mascella a questa domanda. Forse ne faccio troppe su suo fratello. Attendo una risposta senza dire altro.
"Segue dei corsi a distanza, studia per fatti suoi credo e poi va a dare gli esami. Non so come funziona, non è una cosa permessa a tutti e sinceramente non gliel'ho mai chiesto, anche se lo facessi non mi risponderebbe."
Vorrei chiedere cosa studia, ma non lo faccio. È meglio non parlare di Trevor con Peter, finisco sempre per farlo incupire. Magari un giorno mi si parerà davanti l'occasione di fare queste domande al diretto interessato. Lui mi ha detto di stargli lontano, ma guarda caso me lo ritrovo sempre intorno, anche a scuola quando lui non dovrebbe neanche più frequentare questo quartiere.
Arriviamo a casa dopo una decina di minuti di cammino e noto subito che la macchina della zia non c'è, però mi sembra oggi avrebbe dovuto avere la giornata libera. In compenso il parcheggio è occupato dalla decappottabile alla quale erano appoggiati i due ragazzi prima.
Sento Pete imprecare sottovoce prima di entrare in casa. "Ricordati quello che ti ho detto su quei due Kat," mi supera e corre su per le scale per chiudersi in camera.
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Lotus Flower [in Revisione]
Roman d'amour*la storia contiene scene e linguaggio espliciti non adatti ai minori* "Vivere tutti i giorni il giorno perfetto sarebbe un'utopia... Perché ad ogni giorno perfetto ne segue sempre uno imperfetto." Katana King non avrebbe mai pensato la vita le rise...