Capitolo quindici - parte 1

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"Tutto bene?"

Ho capito dove siamo diretti giusto qualche secondo fa mentre abbiamo svoltato sulla strada che porta al caffè di Darril. Le lezioni con lui al mio fianco sono state un po' strane negli ultimi giorni ma ho intenzione di rimediare. In una settimana dal mio arrivo in questa città mi sono fatta degli amici, ho perso degli amici, ho un ammiratore segreto e ho trovato un ambiente diverso da quello che ricordavo.

"Vi ho sentiti stamattina."

"Già," fa Peter perdendo totalmente interesse nella domanda che mi aveva posto. Si mette le mani in tasca e continua a camminare, a testa bassa e silenzioso. Mi è bastato nominare la discussione per zittirlo, ma non era ciò a cui stavo mirando.

"Ti dispiacerebbe dirmi cosa sta succedendo?"

Sembra non respirare per qualche secondo, poi rallenta il passo e volta il capo verso di me. "Cosa vorresti dire?"

"Voglio dire che stanno succedendo cose strane e mi sto sentendo molto a disagio. Trevor si comporta in modo molto strano con me e adesso hai iniziato a farlo anche tu e vorrei capire cosa sta succedendo perché chiaramente non può essere niente che ha a che fare con me visto che sono arrivata da poco, ma visto che dovrò vivere qui almeno per il prossimo anno vorrei poter vivere una vita tranquilla."

Lui ride, come se tutto ciò che avessi appena detto fosse divertente. "Non stai vivendo una vita normale?"

"Non direi..."

"Quindi cos'è normale per te? Gli adolescenti normali vanno alle feste, si ubriacano, si drogano, fanno sesso, questa è una vita normale."

Lo guardo accigliata. "Beh, io non faccio nessuna di queste cose come tu ben sai."

"Forse dovresti," dice freddo e io mi paralizzo sul posto. Vengo percorsa dai brividi e d'un tratto sento la testa che gira e la vista che si appanna. Quelle sono esattamente le stesse parole che mi immaginerei uscire dalla bocca di Trevor, ma non da quella di Peter.

Tutt'un tratto il mio respiro diventa concitato, il petto va su e giù velocemente e i polmoni sembrano fare fatica nello stare al passo.

Lui si ferma a qualche passo da me, si picchia una mano in fronte, scuote la testa, sbraita e mi si avvicina. Io non riesco a muovermi, non riesco neanche ad alzare lo sguardo a guardarlo.

"Mi dispiace," dice. "Scusami tanto Kat, non volevo dire ciò che ho detto, non lo penso. Non so perché mi è uscito, parlare di Trevor mi rende nervoso e tu hai anche iniziato a fare queste domande..."

"Non si dice mai ciò che non si pensa," riesco a sussurrare.

Peter si allontana da me, si passa una mano tra i capelli e mi si ripiazza davanti. "Hai ragione, ma non l'ho pensato per te. Perdonami Kat."

"Dimmi ciò che devo sapere." Riesco finalmente a ritornare in me e alzo lo sguardo su di lui. I suoi occhi sono quasi vitrei e sono puntati nei miei. Non riesco a leggere le sue emozioni, ma so che ne sta provando tante.

"Meno sai e meglio è."

"No, perché sai bene andrò a cercare comunque queste informazioni, tanto vale che sia tu a darmele."

Peter chiude gli occhi, ma alla fine cede. "Cosa vuoi sapere?"

"Di cosa stavate parlando stamattina?"

"È difficile rispondere quando tu non hai nessun'altra informazione."

"Provaci!"

"Il pezzo di merda e Hamilton Fields non sono le migliori persone da frequentare."

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