Capitolo 7

2.1K 85 4
                                    

I tre giorni seguenti passarono più o meno nello stesso modo. Il tavolo appariva puntualmente ogni sera alle sette e mezza. Hermione andava a chinarsi su di esso qualche minuto prima delle otto. Malfoy entrava - eseguiva - e poi se ne andava senza una parola.

Nel mentre, lei recitava poesie a sé stessa e cercava di portare la sua mente il più lontano possibile. Qualsiasi cosa pur di non pensare a quello che stava succedendo al suo corpo.

Lei non era lì. Era sdraiata su quel tavolo perché era stanca. Tracciava con le dita le sottili venature del legno. Forse era quercia. O noce.

Appena le era permesso di lasciare il tavolo, si metteva a letto e pregava che arrivasse il sonno. Non le era permesso di lavarsi fino al mattino seguente, e non voleva sentire la sensazione di quel liquido tra le gambe.

Cercava di non pensarci. Non mentre accadeva. Non dopo. Non la mattina dopo. Cercava di non pensarci mai.

Non c'era niente che potesse fare.

Cercava di spingerlo via in un angolo della sua mente. Di portare la sua mente il più lontano possibile dal suo corpo e rimanere lì.

Quando si svegliò, la mattina dopo il quinto giorno, avrebbe voluto piangere, era così sollevata che tutto fosse - almeno temporaneamente - finito. La mortale sensazione di orrore che risiedeva nel suo stomaco si attenuò debolmente.

Si alzò e si lavò, strofinando ogni centimetro di sé stessa maniacalmente. Poi, si fermò con risoluzione davanti alla porta della camera da letto.

Sarebbe uscita. Sarebbe uscita dalla sua stanza ed esplorare almeno quattro.... Quattro delle altre stanze lungo il corridoio.

Era determinata a farlo. Ne avrebbe esaminato ogni centimetro, cercando di trovare qualche potenziale arma con cui uccidere Malfoy.

Aveva immaginato la sua morte in una moltitudine di modi creativi durante gli ultimi giorni. Si era tenuta viva solo con il fervido desiderio di vedere la luce svanire dai suoi occhi. Avrebbe dato qualsiasi cosa per conficcare una lama nel suo freddo cuore.

Era disposta ad accontentarsi di strangolarlo o avvelenarlo.

A parte Voldemort e Antonin Dolohov, non c'era nessun'altra morte che Hermione desiderasse così ardentemente.

Dolohov era il principale sviluppatore della divisione maledizioni di Voldemort. Le maledizioni più orribili emerse nel corso della guerra erano attribuibili a lui. Si chiese se fosse vivo, e se stesse ancora inventando nuovi metodi con cui uccidere le persone con agonizzante lentezza.

Ora, Dolohov e Malfoy erano quasi alla pari. Non era sicura di chi dei due volesse più morto. Probabilmente ancora Dolohov, suppose. Anche se il numero di cadaveri era probabilmente uguale, almeno Malfoy non era così sadico.

Aprì la porta e uscì. Non si fermò a chiuderla dietro di sé. Non si diede il tempo di bloccarsi. Si precipitò lungo il corridoio nella stanza più vicina.

Quando si chiuse la porta alle spalle, lasciò cadere la testa contro il telaio e si costrinse a respirare. Respiri lenti e profondi. Spinse l'aria fino in fondo ai polmoni e poi lentamente fuori fino a un conteggio di otto.

Le tremavano le spalle e le si contraevano le dita. Si voltò risolutamente per esaminare la stanza. Era quasi identica alla sua, ma con due sedie e una chaise.

Si girò, osservando tutti i dettagli generali. Mentre lo faceva, quasi imprecò quando vide un dipinto sul muro. Era una natura morta olandese. Un tavolo di fiori e frutta. Accanto al tavolo c'era la strega del ritratto nella stanza di Hermione. La stava guardando con espressione vagamente di sfida.

Manacled | TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora