24. Insieme

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Dalla Torre un sole debole colpì la vetrata. Come quell'unico edificio fosse rimasto ancora illeso, a Skye parve un mistero.
Il medesimo scenario di una città ridotta in cenere si distendeva sotto di lei.
Lungo gli orizzonti tutto sembrava essersi congelato nel tempo.
Era un'alba cupa, e per la prima volta poche nubi incombevano nel cielo creando contrasti con il paesaggio arido cui era solita vedere.
Da quando era stata colpita, nonostante riuscisse ad eseguire tutti gli allenamenti con Lama, non era più riuscita a salire la miriade di gradini che la separavano dalla Torre fino a quel momento.
Sapeva che da lì a poco, tutti i fedeli si sarebbero riuniti a pregare assieme al Vecchio come ogni mattina, e come da routine subito dopo ognuno si sarebbe reso utile in qualche mansione.
Come la sua squadra che si allenava ogni giorno, consapevoli che questo dinanzi alle truppe di Icaro non sarebbe mai bastato.
Per questo ogni membro del Villaggio sarebbe stato chiamato in guerra se necessario.
Ragion per cui in molti non avevano perso la fede nonostante l'incubo in cui erano tenuti a vivere.
Chiuse gli occhi quando i raggi uscirono da una nuvola e inondarono la stanza, respirò come se potesse sentire l'aria al di fuori anche se cosi non era.
Il Vecchio aveva ragione, non vi erano truppe nemiche sottostanti.
Che Icaro stava cercando nel posto sbagliato?
La porta dietro di lei si chiuse, e dei passi inconfondibili le si avvicinarono.
«Mattiniera» sottolineò, affiancandola.
«Non dirmi che hai deciso di unirti ai fedeli quest'oggi» rispose lei, guardando il suo profilo armonioso. Sapeva di non dover indugiare con lo sguardo troppo allungo, ma a volte dimenticava il potere magnetico che lui poteva esercitare su di lei.
«No, ti cercavo» confessò senza troppi giri di parole.
Non l'aveva mai visto una singola volta mostrare devozione per un Dio.
«Mi hai trovata» sussurrò, e il modo in cui essa stessa lo disse, come se intendesse qualcos'altro, la fece arrossire e distogliere finalmente lo sguardo da lui.
Saleem si voltò di scatto e per una frazione di secondo, sentì i suoi occhi bruciarle addosso.
Alto, fiero e diligente, non lasciava trapelare mai nulla dal suo viso, poté anche non voltarsi per averne conferma.
Poteva contare sulle dita di una mano le volte in cui l'aveva visto scomporsi e far trapelare dal viso alcune emozioni.
Una di quelle, fu quando la vide assieme a Icaro,
Stupore, rabbia e ad un tratto perfino paura.
Sentì poi i suoi occhi indugiare sulla ferita, come se voleva chiederne le condizioni, ma sapeva che era troppo orgoglioso per farlo.
Chiederglielo sarebbe costato ricordarsi di quel giorno e del corpo di Skye che si contrapponeva fra il suo e quello di Icaro.
«Con Adil. Cosa gli hai detto?» chiese invece, non distogliendo però gli occhi dalla medicazione. Lui pensò che non l'aveva vista una sola volta andare al tendone dove curavano i feriti.
A volte a stento credeva che alla fine, erano ritornati tutti insieme al Villaggio.
«Evidentemente niente che mi abbia messo in pericolo» rispose, un angolo della bocca di lui si sollevò, quel sorriso era tagliente.
«Magicamente» si beffò. Per Saleem, Skye era una calamita naturale per i pericoli, lo pensò la sera stessa dello spettacolo, lo pensò ancora quando provò a scappare dal Villaggio, e ancora quando si arruolò nella squadra, e ovviamente quando la ritrovò accanto ad Icaro.
Era un continuo disubbidire ai suoi ordini, eppure Adil poche ore prima gli aveva chiesto di tenerla in considerazione come un vero e proprio membro della squadra.
Era contento che Skye non era passata come traditrice, ma la fiducia che d'un tratto il capo del Villaggio provava verso di lei, lo incuriosiva e intimoriva al tempo stesso.
«Deduco quindi che non me lo dirai» Si mise in riga, guardandola per un'ultima volta.
«Non c'è niente che non sai già» fu quella, la prima volta che Skye decise di mentirgli, e si sorprese di quanto facile fosse stato.
Nessun'amarezza, il cuore calmo, nessun dispiacere.
Si decise a guardarlo rimandando lo sguardo di sfida, ma in quei suoi occhi neri e torvi, qualcosa fece breccia. Sapeva bene che non le avrebbe mai creduto, era più ostile e sfiducioso di cosi, ma qualcosa in quell'espressione l'addolcì appena.
Forse, inspiegabilmente, era solo preoccupato per lei, e a volte a lei costava ammetterlo.
«Se ci fosse qualcosa, te lo direi» promise, e questa volta sentì la gola stringersi al sapore delle bugie.
Lui continuò a fissarla astioso, come se attendesse che Skye rimangiasse tutto e le confidasse ogni cosa al tempo stesso, e quest'ultima giurò che sentì bene quello sguardo scavare a fondo dentro di lei.
«Mhm» annuì, ma non le mancò la vena di sarcasmo che si celava dietro.
Fu ancora in attesa, come per darle un'altra opportunità di redimersi, poi non aggiunse altro perché non ne ebbe il tempo, come spesso accadeva lo vide andar via.
Skye sospirò per la tensione. La stessa che ogni volta che era in sua compagnia, sentiva opprimere l'aria repentinamente.
Guardò la Torre troppo alta, sembrava quasi toccare il cielo, immaginò di vedere le stelle, con tutto quel buio era sicura fossero spettacolari da lì.
Nel giardino di casa sua, talvolta anche fuori alle stalle del nonno, passava ore ad ammirarle. Ma lì, sottoterra, le era impossibile contemplare il manto notturno, e nessuna stella poteva brillare cosi forte da arrivare ad illuminare il sottoterra.
Quando l'atrio si riempì dei membri del Villaggio, seppe che era il momento di andare ad allenarsi con gli altri, poco dopo infatti, incontrò tutti ai Campi.

Saleem non la degnò di uno sguardo per tutto il tempo, le uniche persone con cui era solito parlare erano Wave e Joseph. Mentre lei, seguiva a ruota Lama fra gli allenamenti. Pensò che lei ormai ci avesse preso gusto ad allenarsi assieme, ormai Skye credeva di essersi quasi rimessa del tutto in pari con gli esercizi, suo malgrado perché la ferita le doleva ancora parecchio, ma ormai resisteva bene al dolore.
«Come va la ferita? Vuoi che le dia un'occhiata?» propose quest'ultima come se le avesse letto nella mente.
Erano in corsa, e il respiro affannoso di Skye era in contrasto con quello normale di lei.
«Va tutto bene» la rassicurò, ma quest'ultima le si avvicinò lo stesso.
«Un occhio in più non guasterebbe» le disse avvicinandosi, e lei la lasciò fare.
Si spostarono dai Campi e andarono al tendono dell'infermiera stranamente vuoto. Immaginò quindi l'ospedale di Indie esser pieno.
«Allora...» sentì confabulare il soldato mentre girava intorno e prendeva diverse boccette e attrezzi fra le mani, Skye potè guardarle meglio solo quando le appoggiò al suo fianco.
Erano tutti disinfettanti, mentre con le forbici strappò la medicazione.
Passarono diversi secondi, in cui Lama era intenta ad osservare la sua ferita, prima che aggiunse qualcosa.
«Non male» ammise, con il viso ad un palmo dalla sua spalla, i suoi occhi minuziosi rassegnarono ogni centimetro di pelle.
Annuì convinta della sua diagnosi e poi medicò di nuovo la ferita.
«Una ripresa piuttosto veloce» concluse mettendole l'ultimo adesivo.
«Bene, ritorniamo ad allenarci?» sorrise Skye, dopotutto sarebbe potuta andare molto peggio.
«Diamine, sì»
Appena uscite dal tendone, seguiva l'altro soldato verso i Campi con gli occhi fissi sulla sua schiena. Di Lama non conosceva niente, sapeva essere rude e tagliente proprio come Saleem, quando battibeccava con Wave riusciva a dare il peggio di lei, ma sapeva aver anche un carattere docile, lo vedeva sempre quando giocava a scompigliare la folta capigliatura di Finn, con lui Lama non era mai stata sgarbata, anzi era spesso stata premurosa al suo modo.
Mentre con lei era stata chiara, non un altro passo falso.
Eppure l'aveva curata, e anche in quel momento aveva deciso di assicurarsi che stesse bene.
Anche se non si piacevano, non avrebbero potuto fare molto, erano membri della stessa squadra, destinate alla stessa guerra e avevano in comune un solo nemico. Queste erano ottime carte in regola per andar d'accordo e raggiungere insieme quegli obiettivi.
E forse proprio ora che era protetta dall'ala di Adil ed era diventata un soldato che avrebbe partecipato ad ogni singola missione, Lama aveva capito che dovevano convivere e sopportarsi.
Anche se non si apriva molto, forse l'aveva accettata o aveva compreso infine il motivo per cui lei aveva voluto partecipare a tutti i costi a quella missione.
Anche se sull'ultima ipotesi era ancora scettica.

Ma alla fine Skye comprese che tutti quei fattori non erano importanti. Intenta a sollevarsi sulla barra e a stringere i denti per la ferita, guardò tutti i suoi compagni allenarsi, e seppe che alla fine, suo malgrado, era nel posto giusto.

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