22. Pezzi di memoria

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Erano passate ore da quando Skye si era rinchiusa nella botola, saltando volontariamente la cena per riposare. Era solita dormire di lato per l'intera notte, mentre ora doveva fare i conti con la sua spalla malmessa e dormire supina, nonostante non si trovava comoda.

Da quando era un soldato, o meglio dire da quando era finita lì al Villaggio, si era adattata a molti stili di vita, molti di essi sicuramente non comodi. Lì aveva imparato a non lamentarsi e accogliere qualsiasi cosa fosse rimasta di buono, anche qualcosa come un semplice plaid che fungeva da letto. Infatti ad ogni mattina le sua schiena supplicava pietà, che ovviamente non veniva data ma anzi, il corpo della fanciulla veniva messo allo stremo da ogni precedente allenamento.
Mentre ora era stato messo alla prova dal colpo d'arma da fuoco.
Sicuramente già il giorno dopo la squadra si sarebbe messa all'opera con gli allenamenti.
Skye era riluttante al pensiero di saltarne un bel po', proprio lei che rispetto agli altri era già indietro. Ma forse ora non le rimaneva altro da fare che rimettersi in sesto.
Prima sarebbe guarita e prima sarebbe ritornata ad allenarsi.
Aveva gli occhi spalancati verso il soffitto quando qualcuno bussò alla porta.
Ci mise un po'ad alzarsi, ma quando finalmente riuscì ad aprire l'uscio, si meravigliò di vedere l' intera squadra radunata.
«Suvvia! Non startene lì a guardarci, invitaci ad entrare piuttosto!» fu Joseph a prendere parola e a farsi largo nella botola, costringendo Skye a fare un passo di lato per lasciare entrare tutti.
Notò che ognuno di loro portò con sé qualche brocca d'acqua e dei piatti colmi.
«Sai Skye, sono proprio buoni i funghi che hai raccolto!» Wave le mise un brodo di funghi sotto al naso e attese che la ragazza afferrasse la ciotola, con ancora uno sguardo interrogativo in viso.
Nascose la smorfia di dolore anche solo per reggere una ciotola.
Finn e Lama si accomodarono sul plaid sfatto e iniziarono a divorare letteralmente le loro pietanze, effettivamente Skye non aveva minimamente pensato che nessuno di loro aveva mangiato nei giorni precedenti.
Rimase lì vicino alla porta a guardarli prendersi gioco l'uno dell'altro mentre Saleem rimase semplicemente a braccia conserte accanto alla porta. Come se volesse andarsene da un momento all'altro.
«Non mangerai mica in piedi?» Scherzò Wave, sedendosi sul pavimento e picchiettando il posto vuoto accanto a lui. Skye non disse nulla, seguì solo l'indicazione del ragazzo e guardò il brodo tiepido fra le sue mani.
Lasciando la porta aperta per il suo superiore.
«Bisogna festeggiare» sentenziò Wave fra una boccata e l'altra.
«E prima che tu possa domandare cosa, semplicemente il nostro ritorno. Dopotutto siamo tutti qui!» fu Finn a prendere subito la parola, regalandole un sorriso genuino.
Skye annuì lentamente, un po' dell'acido mesto a paura che aveva dentro si dissolse a quel sorriso.
Si chiese lo stesso per quanto tempo sarebbero restati tutti vivi, soprattutto ora che Icaro sapeva che si nascondevano sotto terra. E loro tutti per giunta sapevano che ad aver spifferato tutto al primo che capitava era stata proprio lei.
«Non fare quella faccia, è solito per noi fare così, riunirci da qualcuno per festeggiare un po', la vita al Villaggio è tosta quindi ogni tanto meritiamo anche noi di fare baldoia! Siamo pur giovani no?» Joseph sbatté la mano chiusa a pugno sul pavimento e tutti fecero la medesima cosa, tranne Skye e Saleem, che si scambiarono un occhiata fugace.
Quest'ultimo si decise ad entrare per una buona volta, chiudendosi la porta alle spalle e accomodandosi anche lui a terra accanto ad essa, dovette piegare di molto le gambe per adattarle al poco spazio che rimaneva nella piccola stanza.
Guardandoli parlare animatamente del più e del meno, si decise a mangiare un paio di cucchiaiate del brodo freddo, che scoprì esser comunque buono, Wave aveva ragione, i funghi insaporivano di molto il piatto.
La botola si riempì presto di un gran chiacchiericcio, molto probabilmente quelle stesse mura non avevano mai accolto tante persone.
Joseph, Finn e Wave iniziarono a giocare ad un gioco che Skye ricordò fare quando era piccola, era una sorta di morra cinese ma ancora non aveva ben chiare le regole, mentre Lama li guardava divertita.
«Ho perso di nuovo» si lamentò Finn, ricevendo un pugno scherzoso sulla spalla da Wave.
«È ovvio usi sempre la stessa tecnica» constatò Lama, guardandolo divertita per l'ultima volta prima di spostare lo sguardo in quello di Skye.
«Come sta la ferita?» chiese, senza alcun tono gentile nella voce. Era sempre un po' tagliente verso di lei, ma forse Skye stava iniziando a capire che era parte del suo carattere di cui era certa molti l'avrebbero ritenuto un bel caratteraccio, probabilmente si apriva con pochi, o forse non lo faceva affatto.
«Meglio, grazie» rispose, prima di portarsi lentamente le ginocchia a petto per lasciar passare Joseph che si era unito nel loro gioco.
«Cosa facevi prima di finire qua?» chiese curioso Finn, guardandola con occhi troppo grandi da obbligarla a rispondergli, anche se le si strinse lo stomaco a ripensare alla sua vita precedente.
Cautamente voltò il capo verso di lui ma non del tutto perché parte del collo le tirava ancora per la ferita.
«Ero una ballerina» ammise. Ripensando per un momento a tutte le sue compagne dell'accademia.
«Vivevi qui nel Qatar?» continuò.
«No...vivevo a Dover, in Inghilterra. La mia famiglia è lì. Ma negli ultimi mesi mi ero trasferita a Parigi» concluse, mai come in quel momento si sentiva cosi distante dalla sua famiglia, come se a dividerli, oltre ad una guerra, ci fossero anni luce.
«E cosa ricordi del tuo ultimo giorno prima di...» provò di nuovo Finn prima di essere fermato bruscamente da Saleem.
«È un terzo grado questo?» tagliò corto, provocando la risatina di Wave.
«Oh Finn, sei troppo piccolo per capire quali domande porre» il gesto che poco dopo fece l'americano verso io ragazzo, le riscaldò il cuore. Come un fratello maggiore gli strapazzò la capigliatura crespa con una mano mentre Finn iniziò a dimenarsi sotto alla mano.
«Beh è proprio un bellissimo spettacolo questo che vedo ma io leverei le tende. Mi andrebbe proprio di farmi una doccia, nel caso fosse rimasta acqua nel secchio» sentenziò Lama, alzandosi in piedi e raccogliendo il piatto vuoto lasciato sul plaid.
«Oh certo! Magari la facciamo insieme My lady! Insomma dobbiamo aiutare la popolazione del Villaggio a razionalizzare l'acqua» provò Wave accendendosi come una lampadina, alzandosi raggiunse subito la compagna prima di essere interrotto e respinto dal dito medio di lei.
«Sognalo!» rispose alzando gli occhi al cielo prima di andarsene, seguita a ruota dall'americano, divertito nel metterla in difficoltà con le sue battutine.
«Beh ragazzi, è stata una bella serata ma vado anche io, ho un po' di sonno arretrato» si aggiunse Joseph grattandosi la nuca e alzando per il colletto Finn, portandoselo con sé come un cucciolo abbandonato.
In un attimo il silenzio che piombò nella stanza all'uscita di Joseph e Finn, si rese quasi assordante.
Saleem era l'ultimo ad uscire, stava giusto per mettere un piede fuori alla porta quando Skye parlò di getto, confusa dal ricordo indistinto che le si formò in mente, riflettendo alla domanda di Finn.
«Ricordo di averti incontrato in metropolitana quella mattina» disse velocemente, come se l'avesse tenuto dentro per troppo tempo, ed era cosi.
In quella metro, Saleem non le era passato inosservato.
Parlò cosi veloce tanto da far domandare a Saleem se l'avesse realmente sentita o se lo fosse appena immaginato.
«Prima dello spettacolo» precisò lei dato il suo sguardo confuso.
Si fermò a guardarla.
Nella sua mente tutto si fece più nitido, ricordò l'atterraggio nel Qatar e lo smistamento negli alloggi di tutte le ballerine.
Ricordò di aver preso la metropolitana per raggiungere la stanza messa a disposizione dall'Accademia e di aver perso le sue due compagne, prima di ritrovare fra la folla lo sguardo magnetico di Saleem.
Sì, quella fu la prima volta che lo vide, ancora prima della notte dello spettacolo.
Quella stessa mattina, in metropolitana i loro sguardi si erano incrociati per dei secondi.  Non avrebbe mai potuto immaginare a cosa stava andando incontro.
Saleem capì a cosa si stesse riferendo, lasciò andare la porta dietro di se e rientrò nella camera, sedendosi di nuovo a terra, questa volta lasciò distendere le gambe, cosi lunghe che quasi riempirono tutta la stanza. 
«Sì...» sussurrò sommerso.
«Era alla fermata di West bay» aggiunse, lasciando andare la testa all'indietro.
In quella metro c'era anche Joseph, mentre Finn, Lama e Wave perlustravano un edificio dove pochi giorni prima avevano ricevuto una soffiata esser un deposito di armi.
Il cuore di lei fu come colpito da una freccia.
Aveva sempre saputo di aver incontrato Saleem quel giorno in metro, ma mai avrebbe immaginato che lui se lo ricordasse. Dopotutto era stato un semplice scambio di sguardi, nulla di più.
Guardò incredula Saleem, tremendamente sorpresa.
«Si vedeva da un miglio che non eri di queste terre. Avevi il classico sguardo smarrito di chi non sapeva dove realmente stava andando» aggiunse con voce roca. Eppure era finita in qualche modo lì.
«Di certo non sapevo che mi stava aspettava tutto questo, quel giorno volevo soltanto fare uno stupido spettacolo» ammise ridendo amaramente.
«Già» disse solo, riportando lo sguardo al soffitto e distaccandolo dalla figura rannicchiata di lei, rimasta ancora con le ginocchia al petto a nascondere quasi il viso troppo cereo.
«Come mai eri su quella metropolitana?» chiese, curiosa.
«Avevamo avuto una soffiata che Icaro era in città, avevamo temuto fin da subito che volesse attaccare la capitale. Eravamo lì per rubargli delle armi» spiegò.
Skye annuì flebilmente, immaginandosi un mondo diverso. Un mondo in cui non avrebbe mai incontrato Saleem in metro, in cui non sarebbe mai stata a Doha per uno spettacolo di danza, in cui non avrebbe mai vissuto a Parigi per studiare. In cui fosse rimasta nella sua piccola e amata Dover, un angolo di paradiso in mezzo all'inferno.
«Avrei davvero voluto impedire quel attacco.» confessò Saleem, ricordando ancora il fallimento della missione.
Il cuore di Skye si fece ancora più piccolo, lei lo sapeva perfettamente. Conosceva ormai il suo superiore e sapeva quanto impegno e forza ci metteva contro quella lotta. Ma il semplice fatto che gliel'avesse voluto sottolineare, la destabilizzò.
I ricordi affiorarono nella mente Saleem, vide la gente in panico, Wave che lo raggiunse sussurrandogli all'orecchio che Icaro non era lì, che aveva contemporaneamente attaccato altri punti della città mettendola definitivamente sotto assedio. Sarebbero dovuti scappare perché ne erano in pochi, fare ritirata nel Villaggio con la speranza di non essere visti in mezzo a quel caos, alle bombe, ai proiettili, al fumo e alla gente disperata. Avrebbero dovuto lasciare tutto com'era, lasciare la gente al loro destino mentre Icaro avanzava e conquistava tassello dopo tassello.
«Lo so» rispose soltanto, guardando la punta degli stivali del suo compagno di squadra mentre dovette ammettere a se stessa che era vero quello che aveva detto prima a Finn, lei era stata una ballerina.
Ma ora era un soldato.

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