9. Le fiamme di Icaro

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Rimasta fuori alla porta massiccia, tossicchiò svariate volte e restò con la mano davanti alla bocca a lungo mentre si avvicinava a quel che ricordava l'entrata della torre in cerca dell'unica persona che poteva aiutarla.
Trovarla non era stato facile, ma per fortuna almeno la poca corrente che c'era sembrava essersi stabilizzata.
Salì in fretta tutte le scale, con il fiato corto arrivò alla cima con più tempo del previsto, raggiunse a piccoli passi il centro della sala, circondata dalle vetrate che già aveva visto in precedenza, non si stupì di vedere il buio al di fuori, nubi di fumo più scure della notte stessa si propagavano nell'aria, piccoli incendi erano sparsi per la città. Aguzzando gli occhi non si sorprese di vedere le spalle larghe del vecchio.
Ammutolito se ne stava con la schiena rigida come una corda di violino, le mani ferree stringevano saldamente il bastone d'appoggio fino a sbiancare le nocche.

«Giuro che pagherà per tutto questo.» Skye si sorprese di sentire la sua voce, non si era nemmeno voltato verso la sua direzione per capire che non fosse più da solo.
Aveva udito i passi celeri della ragazza risuonare nel vano delle scale, sapeva che l'avrebbe cercato e già ne conosceva anche il motivo.
Ma ogni volta, di fronte a quello scenario infernale di fronte a sé, non riusciva a concentrarsi su altro, sentendosi ogni volta sempre più impotente.

«Nessuno deve rimanere impunito per questo.» rispose sincera, avvicinandosi e mettendosi al suo fianco.
Voleva... vendetta. Per una terra che non era neanche sua. Mai nella sua vita aveva provato quella sensazione ma ora, le ribolliva nelle vene.
La rabbia provata poco prima per Saleem, si era dissipata di fronte alla città in fiamme.
Non immaginava come Adil e la gente di quel posto si sentivano al riguardo.

«Credi nel destino? » Le domandò. Con gli occhi iniettati di sangue fissi ancora sulle macerie.
Quella domanda, per il lui, era molto importante.
In quanto restava giorni interi a credere nel fato, aspettando il momento giusto per far finire quel delirio.
Il destino governava il cosmo intero, e Icaro di fronte a tanti omicidi non poteva restarne illeso e uscirne vincitore. Lui stesso non sarebbe potuto vivere in un mondo tanto disonesto.
Aveva avuto la meglio su di loro solo perché era il precedessore di un grande Re molto benevolo e venerato per questo.
Se tutto accadeva per un motivo, di fronte a quella sciagura non ne scorgeva neanche uno. Per questo aveva la speranza che il destino riserbasse grandi cose a lui ancora ignare.

Icaro gli aveva tolto, anzi strappato via, troppe cose, troppe vite. Ingiustamente. Quindi aveva bisogno di credere nel fato. Altrimenti forse non avrebbe visto giungere un'altra alba su quella stessa torre.

«No. Mi è impossibile pensare che le carte siano già state scritte e, nel caso fosse così, mi piacerebbe poterle cambiare. Soprattutto ora.» rispose infine. Skye stava assaggiando la versione del mondo più marcia e disonesta, e voleva cambiarla a tutti i costi.

Il Vecchio per un momento rise sotto ai baffi amaro. Poi si ricompose, compiacendosi di fronte alla forza d'animo della ragazza. «Mi hai dato una risposta...ora tocca a te, chiedimi pure. Immagino tu sia venuta qui per un motivo ben preciso.» fece roteare il suo palmo intorno al bastone ancora una volta e attese.
«E proprio così infatti... Ormai ci sono dentro anch'io. Desidero rendermi utile.» spostò lo sguardo sul suo profilo rugoso e adombrato.

«Lo immaginavo. Saleem ti avrà portato qui per delle ragioni a me ancora ignote ma suppongo che infondo questa sia una di quelle. Cosa vorresti fare per aiutare la nostra piccola comunità?» chiese riflettendoci. Skye evitò di menzionare il superiore ostinato che cercava in tutti i modi di remarle contro.
«Desidero combattere.» sputò ciò che aveva avuto sulla punta della lingua da quando aveva capito la situazione in cui ormai era finita.
Quel sapore acido le si era insinuato sotto alla lingua, nelle vene. La rendeva agitata, arrabbiata, ferita.
Solo saziando la sua sete di vendetta sarebbe ritornata la Skye di una volta. Ma soprattutto sarebbe ritornata sulle sponde di Dover.

Il vecchio rise di nuovo amaro, questa volta la risata fu più duratura.
«Ci sono tanti altri compiti per aiutarci, Skye. Come curare i soldati, sfamare gli affamati, costruire le armi, pianificare le strategie, uscire in cerca di provviste e molto altro ancora. Ma suppongo che nessuna di queste cose facciano a caso tuo.» Si voltò a guardare la fanciulla al suo fianco, le ombre e le fiamme donavano una strana luce al suo volto lupino e britannici.
Gli occhi della fanciulla incorniciati da sopracciglia scure erano piantati ancora nei suoi.
Skye, come tutti loro, aveva un buon motivo per partecipare a quella guerra, nessuno le avrebbe mai potuto negare niente al riguardo.
Il Vecchio sapeva riconoscere un soldato quando lo vedeva, e seppe riconoscerlo vagamente anche in lei, lo dovette amaramente ammettere.
«Se proprio ti vuoi sporcare le mani... Devi sapere che niente di tutto questo è un gioco.
Qua si suda, si combatte e non ci si arrende mai, talvolta neanche di fronte alla morte. Skye la guerra è... dire rischiosa sarebbe un eufemismo. È credule, spierata e irruenta. Potresti morire appena messo piede sul campo di battaglia oppure ritrovarti a dover puntare un fucile su un uomo e sparare. Saresti capace di uccidere?» l'avvertì ma ancora una volta non vide cedimenti in lei e il suo viso rimase attento.
Lei annuì a pugni stretti. Adil stava davvero prendendo in considerazione il suo arruolamento, non come Saleem.
«Se resto qui sono comunque in pericolo. Potrei morire nel Villaggio o sul campo. Ma potrò almeno morire sapendo di aver combattuto per me, i miei cari e per tutti voi.
Ma devo dirle una cosa... Saleem non vuole che io faccia parte della sua squadra.» precisò, di nuovo vide il vecchio ridersela sotto ai baffi, gli occhi piccole come biglie si socchiusero dal divertimento.

«Non sorvolano nubi su ciò. Saleem ti ha portato qui perché ha avuto il bisogno di proteggerti molto probabilmente e neanche lui ne sa la ragione. E tu stai servendo la tua morte su un piatto d'argento. Come biasimarlo? Vuole solo meno vittime in questa guerra, e questo lo rende un ottimo superiore, il migliore, forse. Ma ci sono anche altre squadre che prestano servizio qui.
Saleem protegge il Villaggio e talvolta combatte anche le forze nemiche. Ma c'è anche la squadra di ispezione in prima fila, anche se sicuramente non sei pronta per questo. Credo comunque sia opportuno essere nella stessa squadra di Saleem.» concluse, osservando come la ragazza si arrese alla consapevolezza che era maledettamente vero. Svelò che una piccola parte di lei, nonostante il risentimento, voleva combattere in quella squadra.

«Va bene. Non sarò io a negare un aiuto e una mano in più. Potrei dirti di no perché per me è immorale che tu combatta, potresti essere mia figlia.
Sono sicuro che dovrei prima valutare la tua forza mentale prima di sottoporti ad una serie di stress fisici. Ma non posso essere egoista e devo pensare anche per il mio popolo. E il loro volere ora è riavere le sue terre e pace. Quindi se vuoi prepararti per la guerra fa pure. Ma avrai tanto su cui lavorare.» sentenziò.

Con lo sguardo rivolto alla città in fiamme, ricordò la leggenda della mitologia greca su Icaro che aveva studiato da piccola; spiegava come proprio quest'ultimo, volando troppo vicino al sole, si bruciò le ali.
Eppure l'Icaro del loro presente aveva imparato a domare le fiamme e ad usarle per i suoi scopi.
Sembrava davvero imbattibile, visto da lassù.
Sconfitta ancora una volta, decise di ritornarsene nella camera. Aveva ottenuto la possibilità di combattere, era decisamente un passo avanti. Eppure, non si sentì appagata. Era solo esausta.
Mentre raggiungeva l'atrio delle scale, sentì di nuovo la voce del vecchio.
«Non ti preoccupare di Saleem, se ne farà una ragione»
«Già» sussurrò prima di chiudersi la porta alle spalle.

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