Entrò nella stanza che pensò fosse quella più lontana e isolata da tutto il resto, quella in cui era stata soltanto una volta.
Era ancora scossa quando aprì la porta in metallo, entrò nella leggera penombra delle prime luci del mattino e nella calma al suo interno, si tranquillizzò.
Adil si voltò appena sentì la porta chiudersi dietro alle sue spalle, vedendola indugiare le sorrise.
«Skye, quale immenso piacere. Entra, entra!» lei fece qualche passo verso il centro della sala, osservando i monitor sparsi lungo tutta un enorme scrivania lunga vari metri. Essa affacciava su enormi vetrate e postazioni di vari binocoli e attrezzature spionaggio circondavano l'ambiente in vari punti.
Anche Patrick si voltò verso lei, rimosse abbassando dalle orecchie il cerchietto delle cuffie che portava. Accanto a lui vi era un altro ragazzo intento a trascrivere delle frequenze che apparivano sugli schermi.
«È... tutto tranquillo?» chiese, osservando meglio i radar che non segnalavano niente nonostante le onde continuassero a perlustrare la zona.
«Sì, per nostra grazia» attese che lei lo affiancasse, per proseguire «Quanta brutalità ti ha riservato il nostro nemico» osservò notando anche lui i segni sulle braccia, poi si girò verso la finestra. «Non è nulla di grave» ammirò le spalle rigide di Patrick di fronte a lei, mentre quest'ultimo aiutava l'altro ragazzo nelle trascrizioni e spiegava un apparecchio che sembrava abbastanza sofisticato.
«Nonostante tutto, so che hai fatto un ottimo lavoro» sperò che per ottimo lavoro non intendesse aver ucciso un uomo colpendolo alla testa come un becchino pronto in agguato. «Nulla di rilevante» non seppe perché si mise sull'attenti, ma lo fece «Hai ragione, sei stata indispensabile per la missione, anche grazie a te abbiamo cibo per sfamarci» sottolineò, e lei non riuscì a trattenere un minuscolo sorriso storto. Adil la guardò e nei suoi occhi baluginò una punta di orgoglio. Aveva seguito i suoi passi, la trasformazione del suo essere e del suo coraggio. L'aveva incontrata la prima volta spaventata e poi le aveva dato l'opportunità di essere utile, che era tutto quello che aveva sempre chiesto nella sua vita, ma di più da quando era stata portata lì da Saleem.
Ma non solo, lui la guardava come un alleato fondamentale, credeva davvero in lei.
Il suo petto si gonfiò quando le appoggiò una mano sulla spalla in cenno di salutò, poi il Vecchio se ne andò e prima di uscire le disse «Ogni postazione di questa sala è a tua disposizione se vuoi, sbizzarrisciti» poi si dileguò lasciandola lì.
Si sedette su una delle sedie con le rotelle, osservando meglio quegli schermi e alcuni strani algoritmi.
«Che ci fai qui» chiese Patrick osservandola annoiato. Lo fissò di rimando, i lividi sul suo viso erano quasi sbiaditi del tutto, si sentì in colpa per ciò che era accaduto, nonostante il soggetto in questione era colui che l'aveva chiamata con diversi dispregiativi.
Non seppe il motivo, ma almeno a lui, sentì di dirgli la verità. Infondo non gli sarebbe importato e lei si sarebbe tolta finalmente il peso della menzogna che le aggravava sulle spalle «Scappo via» mormorò, portando l'indice e il pollice sulle mappe di fronte a sé, le sfogliò ed osservò una ad una. Il ragazzo al suo fianco, se possibile, si irrigidì ancora di più, sentì poi i suoi occhi puntati addosso. Sembrava essere scosso, forse non si aspettava una vera risposta ma un punzecchiare. Patrick d'altronde, non poteva conoscere la stanchezza che Skye portava dentro.
«Da Saleem?» non era sicura fosse vero interesse il suo, ma scrollò comunque le spalle «Sì»
Era così evidente? Lo era stato anche per Adil?
Osservò il percorso che avevano fatto settimane prima nel deserto, quello che adesso li separava dalla Torre, passò il dito su quel punto, dove tutto aveva avuto inizio.
Patrick avvicinò con un piccolo slancio la sedia alla sua «È stato lui a farti questo?» chiese a bassa voce, osservandosi intorno guardingo soprattutto il ragazzo con le cuffie poco distante da loro.
«Diamine no!» sbottò, attirando anche l'attenzione dell'altro, che abbassò le cuffie che portava per osservarli accigliato. Patrick gli fece un gesto, e il ragazzo ritornò al suo lavoro silenziosamente non dopo aver sbruffato qualcosa di incomprensibile.
«E chi è stato?» era accigliato, lei lo guardò con un sopracciglio alzato, indicandolo «E a te, esattamente, cosa interessa? Solo una settimana fa avresti voluto strangolarmi» quasi gli mostrò i denti per la rabbia, ma lui non ci badò «Non mi piaci» sentenziò semplicemente, e a Skye non interessava minimamente quel suo giudizio.
«Indovina? Neanche tu a me. Quindi?» lui sbruffò infastidito «Lasciami finire. Non mi piaci e credo tu sia stupida e inadatta per il ruolo che hai. Ma non sarei mai andato oltre con te, non avrei alzato realmente un dito contro una donna, anche se stiamo parlando di una come te» storse il naso.
«Ho provato per anni ad entrare nell'esercito... intendo prima di tutto questo» indicò l'aria circostante «Non ci sono mai riuscito. E nonostante ogni anno io ci riprovassi, niente da fare. Cosi ho proseguito gli studi di ingegneria e quando la guerra scoppiò e riuscì a mettermi in salvo» Skye si trattenne dal domandargli che fine avessero fatto tutti i suoi cari «Adil pensò bene che valessi di più come artificiere e poi fabbro, piuttosto che soldato» e poi era arrivata lei, senza nessun'esperienza ed era entrata nella squadra, ecco perché Patrick la detestava, non aveva mai capito la decisione di Adil, né cosa ci avesse realmente visto Saleem in lei.
D'altronde, neanche lei sapeva dargli una risposta.
«Quindi sì, miravo ad intimorirti cosi magari potevi lasciare posto a qualcuno che sa come reggere davvero un'arma. Sei inadatta e credo tu possa creare solo guai anziché aiutarci davvero» scosse il capo e la guardò con un sopracciglio alzato.
«Perché dici che posso creare guai?» fra tutte le offese recate, a lei importava solo quella. «Non sono un idiota. Vedo come tu e Saleem vi guardate. E non credo sia una buona idea, inoltre vedo anche Karim come ti sbava dietro uguale ad un fedele cagnolino. Queste cose» indicò lei e qualcuno di immaginario «Sono solo ulteriori ostacoli e perdi tempo, e come spero tu sappia, non possiamo permetterci nessun passo falso, specialmente ora» Strinse i bordi di una mappa fra le dita, pensando attentamente alle sue parole.
«Non è stato Saleem. La squadra non ne risentirà» puntualizzò, era per il suo cuore che sarebbe finita male invece, ma questo non era più importante.
Patrick la guardò silenzioso, non sapeva se la stava giudicando oppure stava pensando a ciò che gli aveva appena confidato.
«Quindi è vero quello che dicono di quell'uomo? L'hai steso con un colpo secco alla testa?» quel ricordo la ferì di nuovo, rammentò ancora il sangue caldo che le era schizzato in faccia nel preciso momento in cui quella pallottola gli aveva attraversato il cranio.
Diede uno sguardo dietro alle spalle di Patrick, l'altro ragazzo era ancora intento a lavorare e a far oscillare la penna su un foglio di carta.
«No» e dire quelle parole ad alta voce le alleggerirono il peso che portava sul cuore, anche se di poco.
Non gli sembrò sorpreso, tutt'altro, forse non la riteneva capace di fare un gesto simile.
«È stato dunque Icaro?» a quella domanda, lo fissò diritto negli occhi, solo udire quel nome le faceva ribollire il sangue dalla rabbia, era tutto un inno di guerra per lui.
Non sapeva come fosse riuscito a dirlo ad alta voce senza digrignare i denti.
«Sì» sospirò, non immaginando di rivelare la verità proprio a lui, non la guardò con occhi di pietà come si aspettava avesse fatto qualcuno come Karim o Indie o perfino Finn.
«Cosa vuole da te?» si accigliò, e quella domanda se l'era chiesta più volte anche lei stessa. Ritornò a guardare le mappe, sospirando ancora e giocarellando con il foglio rimasto striminzito fra le sue dita. «Non ne ho la più pallida idea» ammise, fu inutile chiedergli di tenere quel segreto per loro, se Patrick avesse voluto, l'avrebbe comunque sbandierato in giro. Lei avrebbe negato in ogni caso ma... qualcosa in lui le confermò che non sarebbe andato a destra e manca a svelare tutto.
«Nemmeno la tua squadra e Adil sa la verità?» lei scosse il capo, e lui tamburellò una matita sul tavolo pensieroso.
«Dev'essere stato difficile da reggere» osservò, era l'unico che non guardava i lividi, bensì le sembrò oltre. Era vero, la sua mente sembrava rimanere paralizzata in un mare di ghiaccio quando pensava a quella notte, per questo deviò ancora quel ricordo, focalizzandosi sullo strano ragazzo davanti.
«Avrei solo voluto non mentire a nessuno ma... per ora credo sia la cosa più opportuna da fare. Per la salvaguardia di tutti. Icaro ci concede di temporeggiare, e non credo dovremmo rifiutare» ammise, pensando ancora a quel dannato abito sfarzoso rinchiuso in quella scatola cremisi. Ora che era in compagnia e questo la vietava di crollare completamente, si concesse di immaginare il Palazzo e quel abito, la ricchezza che preponderare da tutte le mura, perfino da quegli abiti fin troppo eleganti.
«Lo penso anche io. Ma probabilmente dopo di te pretenderà qualcun altro da torturare o chissà cos'abbia in serbo» era impossibile prevenire le scelte di un folle. Quindi non ci provò nemmeno.
Probabilmente aveva scelto lei solo per stuzzicare il cugino, come il Vecchio aveva presagito. Se Saleem non si fosse avvicinato a qualcun altro forse... Icaro si sarebbe fermato.
«Accetterai quindi il patto?» chiese infine dopo un attimo di riflessione. Nei suoi occhi albergava ancora quel sottofondo di giudizio, ma meno aspro.
Le sue dita provarono a distendere le pieghe raggrinzite del foglio, ma fu invano
«Non lo so».
Guardò il foglio dinanzi, nonostante lavorasse per eliminare quelle pieghe, loro ritornarono più forti di prima. Era sicura che Icaro avrebbe fatto lo stesso.
«Beh credo tu debba pensarci bene, anche perché non sai cosa Icaro voglia fare di te» si sarebbe aspettata che la desse subito in pasto ai leoni, eppure Patrick non le aveva inculcato in testa di rifiutare il patto, il suo era solo un suggerimento.
Il Villaggio credeva di essere pronto alla guerra da un po', e per loro non avrebbe fatto molta differenza andare in campo quella settimana, quella dopo o ancora fra un anno poiché le risorse erano le medesime.
«Mhm» mugugnò, poi si arrese con il pezzo di carta e si alzò, la sedia trotterellò via per pochi giri prima di fermarsi quasi al centro della stanza.
L'alba era finita, e Skye non poteva saltare l'allenamento, nonostante l'avesse tanto sperato, quindi andò via.
Lentamente fra il calore secco di quella terra, si avviò ai campi, da lontano poteva vedere rivolti di schiena Joseph e George, di fronte a loro vi era il resto della squadra.
Non ricambiò lo sguardo fiammante del suo superiore, tenne i suoi occhi chini sugli scarponi che lasciavano impronte sul terriccio misto a sabbia e li raggiunse.
Silenziosamente, seguirono gli allenamenti di quel giorno, questo almeno finché gli artificieri e i fabbri non giunsero verso l'orario di pranzo, avvisando cosi la fine degli esercizi di Skye e degli altri. Era ora di darsi il cambio.
Patrick dall'altro lato, le rivolse uno sguardo fugace mentre le passò accanto per arrivare alla postazione dove avrebbero corso circolarmente per molti chilometri.
Quando raggiunse il portone della base, diede una spallata all'acciaio per entrate ma beccò resistenza dall'altro lato.
«Cosi mi uccidi» quando lo aprì apparve il viso familiare di Karim, si teneva il naso. «Mi hai appena dato l'anta sul naso» e per reggerselo, aveva lasciato cadere il bastone. Glielo raccolse e si scusò, ma quando lo vide ridacchiare divertito, anche lei si aprì in un piccolo sorriso.
«Sono venuto per portarti a cena fuori!» il resto della squadra dietro di lei li stava raggiungendo, cosi si mise di lato per lasciarli passare, reggendo ancora l'anta per tutti loro mentre guardava Karim parlare entusiasta.
Il ghigno divertito di Joseph e Wave le fece alzare gli occhi al cielo sbruffando, mentre passarono quasi era tentata di chiudergli l'anta in faccia.
«In realtà non è una cena...beh sarebbe un pranzo, spero vada bene lo stesso» farfugliò fra sé «Hai aspettato che finissi gli allenamenti» mormorò sorpresa, solitamente i pazienti e gli altri abitanti del Villaggio che non erano in condizioni per potersi allenare, cucinavano i pasti per tutti e mangiavano molto prima. Lui annuì, gli occhi castano chiaro si illuminarono.
Si spostò anche lui verso la vetrata, per permettere anche a Lama e Finn di entrare, seguiti da un George che fischiò ammiccandole.
«Andiamocene» rispose stizzita rivolta a Karim, lasciando andare la presa sul portone che stava per chiudersi dietro di lei.
Un piccolo boato però la fece sussultare, inarcò la schiena quando risentì sulla pelle sudata il vento afoso dell'esterno.
L'anta cigolò di nuovo, aprendosi e non dovette voltarsi per capire chi era appena entrato. Lo sguardo irritato di Karim le bastò. Sentì quei passi lenti raggiungerli, poi oltrepassandoli senza troppa esitazione.
Solo dopo che Saleem si fosse allontanato, Karim domandò «Tutto bene?» il timbro della sua voce era urtato. Non si era resa nemmeno conto di aver chiuso gli occhi quando aveva espirato affondo la scia di odore che il suo superiore si portava sempre dietro.
Tutto di lui l'attirava.
«Credo di si» si incamminarono verso la mensa, dove sapeva di ritrovare la sua squadra, sperò che non dovesse mangiare lì in sua presenza e per questo fu grata quando Karim afferrò zoppicando un tessuto avvolto intorno a due contenitori.
«Ti porto in un posto» spiegò mentre lei lo seguiva, non rivolgendo lo sguardo al suo tavolo.
La loro meta era il tetto della base, percorsero una scala a chiocciola non poche difficoltà, resse lei il loro pranzo a sacco mentre lui stringeva il corrimano salendo lentamente ogni gradino.
Quando arrivarono alla botola che Skye aprì sollevandola, si ritrovarono in un piccolo terrazzo sferico, completamente vuoto.
Karim la costrinse a rimanere ferma senza dargli un'aiuto, mentre stendeva a terra la grande tovaglia che aveva avvolto intorno ai contenitori, poi adagiò al suolo pezzi di carne in un brodo di erbe e dell'acqua.
«Ecco a te» picchiettò il posto accanto al suo, lo raggiunse senza troppi indugi e iniziò a mangiare.
Ad ogni boccone, non distolse lo sguardo da lei, mettendola a disagio. Quando lo guardò con un sopracciglio alzato, lui rise «Aspettavo mi dicessi com'era, ho cucinato io» si indicò, e lei strabuzzò gli occhi «Davvero?! È buonissimo, ma non dovevi» prese un'altra boccata apprezzandone il sapore tenero della carne speziata.
«Ho usato le vecchie spezie della dispensa, sai quelle hanno una lunga scadenza per fortuna» lei annuì gemendo per il gusto forte.
«Vedi? Sono proprio un uomo da sposare» si picchiettò sul petto mentre le dedicò un sorriso compiaciuto.
Quasi le andò il boccone di traverso, ingurgitò dell'acqua per mandarlo giù.
«Karim, sprechi tempo. Questo è...» indicò l'aria circostante, il loro pasto, il deserto, il labirinto e il monte che si vedevano da lontano e il sole del pomeriggio risplendere in cielo.
«Bellissimo, davvero. Ma non mi farà cambiare idea» non voleva spezzargli il cuore, ci teneva a lui solo... non nel modo in cui sperava.
Il suo viso rimase rilassato, credeva davvero che sarebbe riuscito a farle cambiare idea, e anche lei avrebbe potuto farlo. Ma non ci riusciva.
«Spero solo di avere del tempo a disposizione per dimostrarti quanto ti sbagli» quell'accenno di sicurezza in lui, la fece intenerire e riscaldare le guance.
Ma nulla paragonabile a ciò che provava quando era con Saleem.
«Karim io...» avrebbe voluto dirgli la verità, se avesse rivelato che provava qualcosa per il suo superiore, forse dopo essersi rammaricato le sarebbe restato amico. Solo che ammettere di provare dei sentimenti per lui era come renderlo più reale.
E questo la spaventava.
«Permettimi solo di provarci ok?» si avvicinò e lei ebbe paura che stava per baciarla ma si fermò giusto per spostarle una ciocca di capelli.
«Non servirà» ma non badò alla sua risposta, iniziò anche lui a mangiare, lasciando scivolare via l'argomento.
Quando finirono e ritornò in camera, quella sera, si costrinse a dormire nel suo letto.
«Hai finito di incontrare il tuo amante notturno?» scherzò Lama quando la vide avvolta nelle lenzuola sottili.
Non poteva ritornare nell'arsenale, non quando Saleem poteva trovarla lì e chissà cos'altro sarebbe potuto accadere fra loro.
Strinse la sciabola fra le mani, e chiuse gli occhi.
Quando si sentì scivolare nel sonno, oscillando fra la veglia e la realtà, sentì una voce femminile dirle lontano «Non c'è bisogno di dormire nell'arsenale per essere al sicuro» voleva sorriderle, risponderle, ma non aveva le forze, le braccia di Morfeo erano cosi accattivanti che la rinchiusero finalmente in un sonno profondo.
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RESISTANT
RomanceSkye e Saleem sono due persone che agiscono diversamente l'uno dall'altro e mai e poi mai si sarebbero aspettati di finire nella stessa squadra. Soprattutto Skye, dapprima ballerina, ora si ritrova in una realtà nuova, sottratta dalla sua vita prece...