|𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟒𝟖|

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Pov. Toni

Osservo la punta delle sneakers che porto sbattere a tempi ritmici contro la staccionata del portico davanti alla porta di casa mia.

<Ora io me ne vado a casa e preparo la cena, intanto tu resterai a farti altri due passi fuori per schiarirti le idee.> Mi ordina indicandomi con la mano con cui tiene la sigaretta tra le dita.

<Non ho nulla da schiarirmi. È ben chiaro molto e anche che forse devi rivalutare le tue invece di idee.> Cerco di mantenere una posizione ferma nonostante le sue parole che mi hanno reso tutt'altro che irremovibile.

<Il tuo rancore di merda come lo odio! Non vedi che di sta allontanando anche dai tuoi che ti hanno cresciuto come una figlia!?> D'un tratto la mia voglia di rispondere è pari a zero e tengo le labbra ben sigillate stese in una linea retta.
<Ti amano Toni e a volte per amore si fanno scelte che crediamo giuste, ma che portano dietro conseguenze anche negative, ma di meno rilevanza o peso a volte. Se riesci a scovare dentro di te un dannato angolino non dominato dal rancore, va dai tuoi e parla con loro.> Fa l'ultimo tiro a sua disposizione buttando la cicca per terra calpestandola forse immaginando che sia io e infondo so che un minimo me lo merito.
<E solo dopo cerca Cheryl, ma dalle tempo e se da ambo le parti c'è voglia di scannarvi fate come vi pare tanto siete due coglione.>

E così dopo giorni mi sto fumando una sigaretta qui davanti alla porta dei miei cosciente del fatto che sanno che sono qui, però mi stanno dando il mio tempo. Guardo l'ultimo tiro che mi rimane con la testa pesante e la spalla ancora dolente sentendo il peso del freddo esterno pressarmi sempre di più. Il cielo è nero pece e non sta tuonando, ma secondo me tra non molto farà un temporale con i fiocchi. Finisco la sigaretta spegnendola completamente dentro il posacenere e tenendo una mano in tasca senza pensarci troppo busso un paio di volte per poi riporre anche quella all'interno della giacca.

<Toni.> Ad aprirmi è mia nonna che ha un leggero sorriso e negli occhi noto una sfumatura di sollievo nel vedermi forse pensava che non avrei bussato e me ne sarei andata.

<Ciao nonna.> Si fa subito di lato in modo che possa entrare ed io con un po' di riluttanza entro nel calore di casa alimentato dal camino e vengo avvolta da un profumo di cioccolata calda che scopro essere presente sul tavolino davanti al divano.
<Nonno.> Dico solamente a mo' di saluto accorgendomi dalla sua presenza sul divano che già mi guardava. Lui non parla e io non dico altro, rimaniamo solo a guardarci e c'è un vero scontro pronto a scoppiare se non fosse stato per la voce dolce di nonna.

<Cioccolata calda? Ci sono anche i marshmallow.> Mi posa una mano sulla bassa schiena come a incitarmi e se stavo riuscendo a resisterle, quando vedo il suo sorriso più amabile e steso di prima sospiro annuendo. Faccio qualche passo piazzandomi accanto al camino sedendomi per terra mentre nonna si siede accanto a nonno che ancora non parla. Non intendo dire una parola così prendo una delle tre tazze e inizio a girare il cucchiaino in modo che non si crei quella leggera patina in superficie.
<Non hai caldo con la giacca? Perché non la togli?> Sollevo la testa dalla tazza guardando mia nonna che è genuinamente confusa e non volendole dare la reale motivazione per non preoccuparla sollevo la spalla non ferita come a dare poca importanza alla cosa.

<È perché ancora ha la ferita dolorante, le servirebbe aiuto, ma non ce lo chiederebbe mai.> Quelle sono le prime parole che pronuncia mio nonno che non nascondono un rimprovero per il mio comportamento.

<Sto meglio, posso toglierla benissimo da sola.> Lo correggo in modo fermo rendendo la mia espressione di pietra mentre mi tolgo la giacca forse con troppa irruenza perché per un secondo ho temuto che fossero saltati i punti oltre hai nervi per il dolore.

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