|𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟕𝟑|

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<Dannazione sai che pesi?> Ignoro ciò che mi dice cercando in ogni angolo una chioma rossa mentre Crystal mi tiene per un fianco provando a stringendo il meno possibile e nel punto meno doloroso. Ho escluso Veronica per farmi accompagnare perché per come era vestita attirava troppo l'attenzione e non mi fidavo a farla tornare in camerino sola, se chiedevo a Syria uno sarebbe stato contro producente con Cheryl e poi mi avrebbe fatto decapitare da Crystal. Ed è proprio lei che ho scelto e anche per un motivo molto lampante: il mio camerino sarebbe diventato un ring per lei e per Syria. E se devo parlare con Cheryl non posso pensare a loro due che se le danno fino all'ultimo sangue.

<Eccola cazzo...> Impreco alla fine perché mi sono fidata troppo con il corpo per vedere più lontano e mi sono fatta male.

<Ce la fai a camminare sola? Io intanto la fermo o la rallento al massimo.> Anche perché così non la raggiungeremo mai prima che esca.

<Vai.> Dico soltanto togliendomi di dosso il suo supporto appoggiandomi a una parete e lei non si gira indietro neanche una volta forse immaginando che poi sarebbe venuta da me. Mi concentro sulle gambe che sono quelle che mi fanno meno male e inizio a camminare verso il punto dove l'ho vista, devo raggiungerla. Supero alcuni che si girano ad osservarmi chi sorpreso, chi scettico e chi allarmato, ma vado avanti finché non la vedo di schiena a me che sbraita contro Crystal che fa a destra e a sinistra in base a dove si sposta Cheryl. Solo in quel frangente vedo effettivamente come è vestita: una camicetta corta, una gonna in pelle altrettanto striminzita e dei tacchi. È pazza. Ancora più velocemente di prima riprendo a camminare fino a ritrovarmi a pochi passi.

<...ah no giusto se ne starà occupando lei, no? Tu non...> Non ci penso due volte e con ancora il suo cappotto mezzo infilato nella parte aventi del corpo avvolgo le mie braccia intorno al suo che si irrigidisce in un secondo per poi rilassarsi un minimo in quello successivo. Mi ha riconosciuto, sa che sono io, ma è troppo incazzata. Annuisco leggermente a Crystal per farle capire che non serve che la trattenga oltre, ma lei si avvicina a un orecchio di Cheryl per sussurrarle qualcosa che neanch'io riesco a sentire.

<Andate nel camerino, noi andiamo nell'altro.> Rimango un attimo frastornata non sapendo di questo, ma deve esserle uscito sul momento dato che qui i posti di privacy non sono granché e neanche molti. Scommetto che tirerà fuori dal mio di camerino Syria a calci se le risponde con qualche frecciatina. Mi trattengo dal raccomandarle di non fare a botte con Syria perché altrimenti entrambe le ragazze che ho di fronte mi danno gli ultimi colpi per mandarmi al creatore e così annuisco soltanto. Il tempo che Crystal si allontani e restiamo sole circondate da persone che però non ci calcolano, che la statua che stavo stringendo da dietro prende vita.

<Lasciami. Ora.> Okay... Non iniziamo nei migliori dei modi. Faccio come mi dice, ma appena tolgo le mie mani da sopra di lei mi tolgo il cappotto per posarlo sulle sue spalle e coprirla.
<Ma che...> Si gira subito verso di me sorpresa, ma prima che possa dire altro la fermo.

<Per favore non ribattere, sei quasi mezza nuda e mi sono trattenuta già tre volte nel non spaccare la faccia a chi ti stava guardando un po' troppo per uno sguardo casuale.> Le spiego prendo i lembi del cappotto per chiuderli digrignando i denti per il gesto che mi crea dolore.

<Prendilo e va in camerino, devi medicarti.> Prova a riaprirlo, ma io decido di fare la vera cogliona andando contro gli urli del mio corpo. Le circondo la vita con un braccio spostandola da una matassa di gente per farle poggiare la schiena dietro un angolo e piazzare l'altra mano sul muro vicino al suo volto.

<Ti assicuro che preferisco stare qui dolorante e vederti coperta e al sicuro con me che vedere qualcun altro guardarti con la bava alla bocca di un maiale e saperti in pericolo.> Probabilmente in questo momento Crystal direbbe che tutti i pugni che ho preso mi hanno infondo fatto bene e che mi hanno messo le rotelle al posto giusto, ma è ciò che vedo nei suoi occhi che mi rassicura un minimo.
<Quindi ora vieni con me in quel dannato camerino? Voglio averti con me mentre mi cambio.> Bugia. La voglio lì per parlare e come mi ha condotto in una trappola lei ieri, stavolta è il suo turno.

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