9. Sofia

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Rimasi ancora li, immobile, mentre mi lasciava sola in quella cucina, seduta sul bancone. Il mio respiro era irregolare, come il battito accelerato del mio cuore. Una cosa era certa: quando desiderava qualcosa, era capace di prendersela senza esitazioni.
Non sapevo se il suo comportamento fosse legato alla scommessa che avevamo fatto, ma come avrei potuto resistergli quando si comportava in quel modo? Le sue labbra erano ancora impresse sulle mie, e sentivo ancora il calore delle sue mani avvolgere il mio corpo. In quel momento, capii perché le ragazze erano pazze di lui; baciava in modo divino. Scossi il capo per allontanare quei pensieri dalla mia mente.

Scesi dal bancone e tornai nella mia camera, cercando di mettermi sotto le coperte e di addormentarmi, anche se lui continuava a occupare i miei pensieri. Quel bacio sembrava non voler lasciare la mia mente.

La mattina seguente, mi svegliai con i raggi del sole che filtravano attraverso le fessure delle persiane ancora abbassate. Aprii lentamente gli occhi, infastidita dalla luce, e guardai l'orario sul display del mio telefono: erano solo le 8:00 di mattina, ed era domenica. Questo significava solo una cosa: "Niente scuola." Tolsi il lenzuolo che mi avvolgeva e mi alzai dal letto. Entrai nel bagno e mi guardai allo specchio.
Mentre mi toccavo il collo, vari flashback della sera precedente riaffiorarono nella mia mente: le sue labbra morbide e calde sul mio collo, le sue mani grandi che accarezzavano il mio corpo. Sussultai leggermente al pensiero. Ma cosa mi stava succedendo? Perché quel ragazzo mi influenzava così tanto?
Mi bagnai il viso per schiarirmi le idee e scesi al piano di sotto. Marlene era intenta a preparare la colazione, mentre Rafael leggeva il suo giornale; essendo domenica, non lavorava e quindi faceva colazione con noi.
"Buongiorno," esclamai entrando in cucina.
"Buongiorno tesoro, sei già sveglia?" Mi domandò Marlene, guardando l'orologio appeso al muro.
"Sì, ieri sono andata a letto presto," risposi, sedendomi al mio posto e aspettando la colazione. Marlene mi
porse il piatto.
"Ehm, e Gabriel?" Chiesi, con un leggero imbarazzo. Ma perché lo cercavo? Perché mi importava dove fosse?
"È uscito presto per fare una corsa sulla spiaggia," disse Marlene, sedendosi a tavola. "Hai programmi per oggi?"
"lo e Amanda dovremmo andare a fare un po' di shopping," risposi, mangiando i miei pancake.
"Se vuoi, ti lascio qualcosa." Mi sorrise dolcemente.
"No, no, tranquilla, ho i miei soldi da parte; non voglio chiederti troppo," dissi timidamente.

"Non è chiedere troppo; ormai fai parte della famiglia, e per me è un piacere," disse, prendendo il suo portafoglio e offrendomi una
cinquantina di euro.
"No, Marlene, non posso accettare; ho già i miei soldi, davvero," dissi, rifiutando.
"Prendili, avrai più soldi se aggiungi i miei ai tuoi, disse, accarezzandomi il viso. Sorrisi e mi alzai dal mio posto per abbracciarla da dietro.
"Grazie davvero," le dissi, lasciandole un leggero bacio sulla guancia e tornai a sedermi al mio posto.
"La settimana prossima andremo in campeggio, tutta la famiglia, solo per due giorni, sabato e domenica. Che ne pensi, Sofia?" Mi domandò Rafael, sorridendo mentre continuava a leggere il giornale.
Mi si illuminarono gli occhi. Da piccola avevo sempre sognato di andarci.
Sorrisi alla sua proposta.
"Sì, mi piacerebbe molto," risposi con entusiasmo. In quel momento, Gabriel entrò in casa. Mi girai e quasi mi cadde la mascella per quello che vidi.
La canottiera grigia era così bagnata di sudore che i suoi muscoli erano visibili attraverso il tessuto. Goccioline di sudore cadevano dai suoi capelli castani. Era completamente rosso in volto per l'affaticamento. Le sue labbra erano gonfie e rosse; non sapevo perché, ma avevo un'irrefrenabile voglia di assaggiarle ancora una volta. Di rivivere il contatto di quelle labbra che mi facevano venire i brividi. Distolsi lo sguardo da lui prima che potesse accorgersene. Lo vidi avvicinarsi a me.
"Buongiorno, piccola," sentii la sua voce calda sussurrarmi vicino all'orecchio. Deglutii leggermente al suo sussurro.
"Ehm... Vado a vestirmi, tra poco dovrei uscire," dissi, alzandomi e uscendo dalla cucina. Perché mi sentivo così a disagio? Stavo per entrare nella mia stanza quando mi sentii afferrare il polso e sbattere contro il muro.
"Che c'è, Rapunzel? Ti rendo nervosa?" Disse con un ghigno compiaciuto sul volto.

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