13.Amanda

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Mi sedetti sul divano accanto ai ragazzi, cercando di mantenere la calma, ma sentivo l'aria densa di tensione. Gabriel era immerso in una conversazione con gli altri, ma io non riuscivo a smettere di percepire lo sguardo di Manuel su di me. Ogni volta che incrociavamo gli occhi, mi sentivo mancare il fiato. Eravamo così vicini, eppure così lontani.
Mi alzai, fingendo di avere bisogno di prendere qualcosa in cucina, ma in realtà volevo solo sfuggire a quella pressione. Sapevo che Manuel mi stava seguendo: i suoi passi, leggeri ma inconfondibili, risuonavano dietro di me nel corridoio. Prima che potessi fermarlo o dire qualcosa, mi ritrovai con le sue mani che mi afferravano i fianchi e mi tiravano contro di sé.
"Cosa stai facendo?" sussurrai, con la voce che tremava. Ero consapevole che gli altri potevano spuntare da un momento all'altro, e il pensiero che Gabriel ci vedesse così mi fece gelare il sangue.
"A quanto pare, hai comprato dell'intimo nuovo." mormorò con un sorriso malizioso, ignorando completamente la mia preoccupazione. Mi girai appena verso di lui, trovandomi faccia a faccia con quel sorriso sfrontato che mi faceva perdere la testa. Sentivo il suo respiro caldo sulla mia pelle, e mi sforzai di mantenere la calma.
"Manuel, non qui... possono vederci." dissi con un filo di voce, ma sapevo che era una battaglia persa. Lui era testardo, impulsivo e troppo sicuro di sé. Esattamente come piaceva a me. Ma non potevamo rischiare. Gabriel ci avrebbe odiati se avesse scoperto che i suoi migliori amici stavano insieme, e io... io non potevo sopportare di ferirlo così.
"Sei bellissima, lo sai?" disse con un tono di voce roco, abbassando lentamente il viso verso il mio collo. Chiusi gli occhi, cercando di respingerlo, ma appena sentii il tocco delle sue labbra sulla mia pelle, rabbrividii. Mi mancava da morire. Volevo solo perdermi in quel momento, dimenticare tutto il resto, ma non potevamo.
"No, Manuel... basta." Ansimai, ma lui non si fermò. Le sue mani strinsero i miei fianchi con più forza, attirandomi ancora di più contro di lui.
"Perché dobbiamo nasconderci?" mormorò contro il mio collo, facendomi fremere. "Perché dobbiamo fingere di essere solo amici quando non lo siamo? Io ti voglio... e so che anche tu vuoi me."
Mi morsi il labbro per soffocare un gemito, cercando di concentrarmi. "Perché Gabriel si fida di noi." dissi piano, forzandomi a guardarlo negli occhi. "Non posso tradirlo così. Lui... ci tiene a noi, Manuel. Se scoprisse che gli abbiamo tenuto nascosto tutto questo, non ci perdonerebbe mai. Ci siamo sempre stati per lui, e ora... ora sembra che lo stiamo pugnalando alle spalle."
Manuel sospirò, la frustrazione evidente sul suo viso. "Ma non stiamo facendo niente di male,Amanda." replicò, e c'era una nota disperata nella sua voce che mi strinse il cuore. "Non siamo obbligati a rendere conto della nostra felicità a nessuno, neanche a lui."
Sapevo che aveva ragione, ma non era così semplice. Gabriel ci considerava i suoi migliori amici, le persone di cui si fidava di più al mondo. Sapere che gli avevamo nascosto una cosa così importante, che lo avevamo escluso, lo avrebbe ferito profondamente.
"Non si tratta solo di questo." mormorai, guardando in basso. "Lui non si arrabbierebbe solo perché siamo insieme... si arrabbierebbe perché non gliel'abbiamo detto. Perché gli abbiamo mentito."
Gli occhi di Manuel si indurirono, e sentii il suo respiro accelerare. "Vuoi che vada a dirglielo subito? Vuoi che affrontiamo la cosa una volta per tutte?" chiese, ma il tono della sua voce rivelava quanto quella prospettiva lo preoccupasse. Anche lui temeva la reazione di Gabriel, e ciò che avrebbe significato per la nostra amicizia.
"No, non così!" dissi in fretta, scuotendo la testa. "Deve succedere nel momento giusto, quando saremo pronti entrambi. Ma fino a quel momento... dobbiamo stare attenti. Promettimelo."
Manuel rimase in silenzio per un lungo istante, scrutandomi con quegli occhi scuri e intensi che mi avevano catturata fin dall'inizio. Poi annuì lentamente, seppure a malincuore. "Va bene," disse con un sospiro. "Ma ti avverto... io non sono bravo a fare il bravo ragazzo." Un sorriso leggero curvò le sue labbra, un sorriso che sapevo significava guai.
"Cercherò di contenermi... ma non aspettarti che io riesca a starti lontano." Si chinò, premendomi un ultimo bacio leggero sulla fronte, prima di fare un passo indietro. Il contatto tra noi si spezzò, lasciandomi fredda e vuota.
Lo guardai allontanarsi, il cuore che batteva furiosamente nel petto. Se Gabriel fosse entrato proprio in quel momento, cosa avrebbe pensato? Ma, più di tutto, mi chiedevo: quanto ancora avrei potuto resistere prima di cedere del tutto?
Tornai in soggiorno e mi sedetti accanto a Theo. Il rumore delle voci e delle risate riempiva la stanza, ma io mi persi per un attimo nei miei pensieri, osservando gli altri. L'atmosfera rilassata mi metteva di buon umore, ma avevo in mente un piano per quella sera e dovevo metterlo in atto.
"Questa sera c'è un ballo in maschera a casa mia. Ci verrete, vero?" domandò Theo interrompendo il silenzio e bloccando lo schermo del cellulare.
"Certo che sì! Possiamo mai mancare a una tua festa?" rispose Manuel con entusiasmo, quasi con un lampo di sfida negli occhi, come se fosse già pronto a divertirsi.
Sorrisi per quella risposta, sapendo che Manuel non si sarebbe mai tirato indietro. Era sempre il primo ad accettare inviti e a cercare di coinvolgere gli altri. "Perfetto. Vado ad avvertire gli altri allora," dissi alzandomi dal divano. Era un'ottima scusa per andarmene dal salotto e cercare di coinvolgere anche chi di solito non si buttava subito nel caos delle feste.
Mi incamminai verso la cucina, dove trovai Gabriel e Sofia. Loro due sembravano sempre un po' strani quando stavano insieme, ma preferii non farci troppo caso. Gabriel era il solito scontroso, e Sofia sembrava spesso sul punto di dire qualcosa che poi tratteneva.
"Ragazzi, questa sera ci sarà un ballo in maschera a casa di Theo. Voi venite?" li informai con il tono più allegro possibile, cercando di suscitare una reazione.
Gabriel mi guardò, poi lanciò uno sguardo veloce a Sofia, come se fosse in attesa della sua risposta. Lei, con un'espressione sorpresa e un leggero tono di incertezza nella voce, rispose subito: "Io non ho un costume." Si avvicinò a me, forse cercando di mascherare il disagio con un sorriso educato.
"Tranquilla, vieni a casa mia e vediamo cosa trovo di bello per te," le dissi, cercando di rassicurarla. "Ho una collezione di abiti e maschere che non immagini. Troveremo sicuramente qualcosa che ti farà sentire a tuo agio." Cercai di darle un sorriso incoraggiante, ma sentivo lo sguardo di Gabriel su di noi, come se stesse valutando ogni mia parola.
"Davvero?" domandò lei, incerta. "Non voglio disturbarti..."
"Ma quale disturbo, figurati!" la interruppi con un gesto della mano. "Anzi, sarà divertente. Ho una stanza piena di abiti e accessori. Sarà come un pomeriggio di shopping, ma gratis." scherzai, cercando di alleggerire la situazione.
Sofia abbassò lo sguardo per un attimo, poi annuì lentamente. "D'accordo, allora... vengo a casa tua." accettò infine con un mezzo sorriso.
Mi sentii sollevata. Era la mia occasione per farla sentire a suo agio e, forse, per conoscerla un po' meglio. Sapevo che sotto quella corazza di insicurezza c'era una ragazza che voleva solo sentirsi apprezzata e accettata. E volevo che quella sera, al ballo, lei si sentisse speciale.
"Perfetto, ti aspetto." Le sorrisi e mi allontanai dalla cucina, sentendo un certo sollievo. Speravo che il pomeriggio di shopping potesse aiutarla a rilassarsi e a divertirsi un po'.
Tornai nel soggiorno e mi misi accanto a Theo e Manuel, che stava raccontando una delle sue storie esagerate, le mani gesticolavano mentre parlava di un'avventura che probabilmente non era mai accaduta. Le risate riecheggiavano, e mi sentii trascinata in quella bolla di felicità. Ma in fondo, la mia mente era ancora occupata da quello che era successo con Manuel.
"Dove sei stata?" mi chiese Theo, un sorriso curioso sul volto.
"Solo a dire a Gabriel e Sofia del ballo. Sofia ha bisogno di un costume." risposi, cercando di sembrare disinvolta.
"Dovresti pensare a un costume anche tu. Magari qualcosa di provocante." scherzò Theo, strizzandomi l'occhio.
"Io sexy, lascia perdere." risposi ridendo. "Non sono certo come te, che hai sempre un costume brillante per ogni festa."
"Già, io sono il re dei travestimenti." ribatté lui con un ampio sorriso, e mi colpì leggermente con il gomito.
Mentre continuavamo a chiacchierare, sentii la porta della cucina aprirsi e vidi Gabriel entrare. Il suo sguardo era serio, e sentii un brivido di ansia. Era strano vedere quel lato di lui, specialmente dopo l'episodio tra me e Manuel. Mi auguravo che non avesse notato nulla.
"Cosa state combinando?" chiese Gabriel, posando lo sguardo su di noi. Sapevo che stava cercando di mantenere il tono leggero, ma c'era un'ombra di tensione nella sua voce.
"Solo pianificando il nostro outfit per il ballo stasera." rispose Theo. "Sei il benvenuto a venire anche tu, sai."
Gabriel annuì, ma sembrava poco convinto. "Non credo che mi divertirò. Non mi piacciono queste cose." disse, distogliendo lo sguardo.
"Dai, ci sarà anche Sofia. Potresti divertirti." provai a incoraggiarlo, ma sentivo che il mio tentativo di sollevargli il morale non stava funzionando.
"Magari..." rispose lui, con una nota di disinteresse. "...Ma ho altre cose a cui pensare."
Ci fu un momento di silenzio imbarazzante, e mi sentii in colpa per non essere riuscita a fargli cambiare idea. Volevo che si sentisse incluso, ma sembrava sempre più distante. "Se cambi idea, saremo tutti lì." dissi infine, cercando di chiudere la conversazione in modo positivo.
Gabriel annuì, ma il suo sguardo si era già spostato su un punto lontano, come se fosse perso nei suoi pensieri. Mi chiesi se stesse pensando a Sofia, a come si sentisse riguardo a lei. Era un momento difficile per entrambi, e la sua tensione aumentava il mio senso di ansia.
Dopo un po' di tempo, Manuel si avvicinò a me, tirandomi leggermente da parte. "Posso parlarti un attimo?" mi chiese, il suo tono era serio.
"Certo." risposi, seguendolo in un angolo del soggiorno lontano dalle orecchie indiscrete.
"Stai bene?" chiese, scrutandomi con intensità. "Sembri tesa."
"È solo che... non so come gestire tutto questo," confessai, sentendo la pressione della situazione che pesava su di me. "Con Gabriel e la situazione con noi due..."
"Sai che posso aspettare, vero? Non voglio metterti sotto pressione." disse, la sua voce morbida e rassicurante. "Ma voglio anche che tu sappia quanto mi importa di te."
"Lo so, ma non posso semplicemente ignorare Gabriel. È un buon amico, e non voglio ferirlo. È già abbastanza difficile per lui con tutto quello che sta succedendo." dissi, sentendo un nodo alla gola. "Non posso essere egoista."
"Non lo sei." rispose Manuel. "Ma non puoi neanche rinunciare alla tua felicità. Non è giusto per te. Dobbiamo trovare un modo per affrontare tutto questo insieme, senza nasconderci. Non voglio che tu ti senta in trappola."
Le sue parole mi colpirono profondamente. Volevo davvero seguire il mio cuore, ma era così complicato. "Hai ragione. Devo trovare un modo per dirlo a Gabriel, ma non so se sono pronta." ammisi , guardando il pavimento mentre parlavo.
"Non c'è fretta." disse, avvicinandosi un po' di più. "Ma sappi che io ci sarò sempre. Qualunque cosa accada."
Il suo sostegno mi confortò, e per un momento mi sentii più leggera. Ma poi il pensiero di Gabriel tornò a pesare su di me. Dobbiamo risolvere questa situazione prima che sia troppo tardi. Ma come? Pensai

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