47.Sofia

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La mia vista era ancora annebbiata dalle lacrime che scendevano sul mio viso. Era tutto finito. Rimasi immobile davanti alla porta d'ingresso, osservando la sua figura allontanarsi. Sentii una mano sulla mia spalla.

"Sofia..." Mi scostai e lo guardai male, in lacrime. Salii in camera mia e mi buttai sul letto, piangendo. Tentai di contattarlo fino a tardo pomeriggio, poi mi ricordai del suo incontro con quell'uomo. Non potevo lasciarlo da solo. Non avrei rinunciato a noi così facilmente. Se lui non aveva la forza di lottare per noi, io sì, e avrei lottato anche con i denti.
Decisi di indossare un top nero e una gonna verde. Mi sistemai i capelli e presi l'auto di Marlene, uscendo di nascosto. Mi fermai, confusa. Dove cavolo era l'incontro? Feci mente locale e ricordai il luogo che mi aveva indicato.

Appena arrivai e parcheggiai l'auto, mi nascosi dietro un albero. Gabriel stava dando dei soldi a quell'uomo, Danny. Cercai di ascoltare la conversazione.

"Bene, ti sei guadagnato 30 €," disse, porgendogli i soldi. Erano tanti, ma perché dargli solo 30?
"Anzi, meglio di no." Riprese i soldi e poi si voltò verso di me. Cazzo!
"Piccola, perché non ci raggiungi?" Uscii dal mio nascondiglio, consapevole che Gabriel si sarebbe sicuramente infuriato.
Mi misi accanto a lui, deglutendo.

"Ti hanno mai detto che è maleducazione origliare?" Gabriel tentò di accarezzarmi il viso, ma mi scostai.
"A te, invece, ti hanno mai detto che sei un criminale del cazzo?" Lo vidi ridere.
"Fai stare zitta la tua ragazza, amico."
"Sofia, vai a casa immediatamente," mi disse con tono categorico.
"No, non me ne vado." Rimasi ferma nella mia posizione.
"L'accordo salta." Gabriel si avvicinò a
me.
"No, no, no, non salta un bel niente.
Ho fatto quello che mi hai chiesto.
Ora dovete lasciarla in pace." Gabriel si mise davanti a me per proteggermi, ma mi spostai per tornare nuovamente davanti a quell'essere.
"Forse non ti è chiara una cosa"" dissi con determinazione, "io non ho paura di voi. Siete solo dei pezzenti che si credono invincibili, ma di invincibile non avete nulla. Mi basta darvi una mazzata tra i denti e crollate a terra come una pera cotta." Improvvisamente, Danny mi prese per il collo, stringendolo con forza.
"Cazzo fai? Lasciala. Ho detto lasciala," ordinò Gabriel, estraendo una pistola. Danny tolse la mano e iniziò a respirare nuovamente, facendo alcuni colpi di tosse e toccandosi il collo. Ci girammo per andarcene.
"Gabriel!! Un consiglio: fai stare zitta la tua puttana se non vuoi che me la scopo davanti a te." Lo vidi avvicinarsi a Danny per picchiarlo, ma lo bloccai
dal petto.
"Basta, andiamocene," dissi, guardandolo. Finalmente si calmò e ci allontanammo da lui.
"Come cazzo ti è venuto in mente di seguirmi? Sei impazzita? Capisci che adesso ti faranno del male?" disse, mettendosi le mani tra i capelli.

"E tu capisci che non posso rinunciare a te? Non me ne frega un cazzo di tua madre e di quello che pensa sulla nostra storia. lo ti amo e, se per combattere per noi devo rischiare, lo farò. Non mi interessa nemmeno di quei tipi," dissi, guardandolo.
Si avvicinò a me velocemente, prendendomi il viso tra le mani e unendo le nostre labbra. Inserii la mia lingua nella sua bocca, facendole danzare. Non avrei mai potuto rinunciare a quelle labbra, a lui, a noi.
"Sei stata un' irresponsabile. Ma ti amo da impazzire, cazzo," disse, baciandomi con passione. Avvolsi le mie braccia al suo collo, stringendomi a lui, mentre le sue mani accarezzavano il mio corpo e la mia lingua vagava nella sua bocca. Sentii le sue mani stringere i miei glutei facendomi ansimare.
"Amore siamo per strada." Avevo una voglia matta di lui. Lo vidi guardarsi intorno e poi dirigersi verso la sua auto. Aprì la portiera e si sedette al posto di guida.
"Vieni?" Mi incitò ad avvicinarmi. Così feci.
"Sei scemo? Qualcuno potrebbe vederci."
"Amore ho i vetri oscurati." Mi leccai le labbra sorridendo e mi misi a cavalcioni su di lui, chiudendo lo sportello. Mossi il mio bacino sulla sua erezione ormai gonfia.
Mi alzò la gonna e mi strappò le mutandine.
"Hey costano!" Dissi facendo finta di arrabbiarmi.
"Non ne hai bisogno." Si sbottonò i jeans.
Mi sollevai leggermente, per poi abbassarmi piano sulla sua erezione, facendolo entrare completamente dentro di me.
"Oh mio Dio." Gemetti nel mentre mi muovevo su e giù , con l'aiuto delle sue mani sul mio sedere. Mi abbassai le bretelle del mio top ,mostrando il mio seno, che lo faceva impazzire. In meno di due secondi iniziò a succhiarmi il capezzolo.
"Oh cazzo!" Gemetti muovendo il bacino. Mentre giocava con il mio seno.
"Mi fai impazzire." Disse morendomi il collo.
"Anche tu amore mio." Strinsi i suoi capelli tra le mani mentre muovevo il bacino.
Mi strinse il seno ad ogni mio movimento e lo sentii gemere, solo per me.
"Oh si" gemetti aumentando un po' la velocità.
Amavo vedere quanta voglia lui avesse di me, glielo leggevo dal modo in cui si avventava con la sua bocca sul mio collo. Dal modo in cui la sua lingua si intrecciava alla mia in modo disperato.Respirai in modo affannoso affondando le mie mani in quei capelli morbidi e gli morsi il labbro inferiore.
Alzai gli occhi al cielo accogliendo ogni sua spinta dentro di me.Mi stava letteralmente fottendo il cervello , non capivo più un cazzo.Lo guardai stordita e gli accarezzai il collo con una mano per poi toccare il suo ciuffo.Gli accarezzai il petto e alzai gli occhi al cielo.
"Oh Gabriel..."gemetti il suo nome sottovoce, stordita; inarcando il capo. Continuai a muovermi in modo cauto sulla sua erezione. Ansimai sul suo orecchio e accarezzai il suo petto, guardai la sua espressione di piacere e mi morsi il labbro accarezzando i suoi capelli.Gli alzai il viso costringendolo a guardarmi.
"Voglio che mi guardi." Ansimai con affanno senza fermarmi.
"Mi fai impazzire cazzo!"Amavo quando mi diceva quelle cose. Con quella voce e in quel modo e in quella posizione.Mi morsi il labbro e gli lasciai mordere il mio collo.
"Ahh..." mugolai in modo strozzato alzando gli occhi al cielo.
"Dio, mi fai uscire di testa." Iniziò a torturarmi il collo e sentii la mia pelle tra i suoi denti, iniziò a succhiarla, lasciandomi delle macchioline violacee, mi aveva fatto dei succhiotti. Li avevo sempre odiati, ma in quel momento non riuscivo ad essere lucida in nulla, mi sarei lasciata fare qualsiasi cosa.Lo guardai stordita e succhiai un mio dito per attenuare i mugolii mentre saltavo. Sentii le sue dita sulle mie labbra semi chiuse dal piacere. Le infilò lentamente nella mia bocca.
"Succhia." Mi ordinò.
Alzai gli occhi al cielo e non me lo lasciai ripetere due volte.
Mi tenni a lui avvolgendo il suo collo con un braccio, continuando in modo cauto a saltare su di lui. Succhiai le sue dita in modo provocante senza staccare i miei occhi da lui. Ci giocai con la lingua e le rimisi in bocca.
Lo guardai con espressione di piacere non ero stordita ma molto di più. Ero drogata di lui, del suo profumo. Ero dipendente da quel ragazzo. Il mio.
"Cazzo si!" Mugolai sulla sua bocca.
lo sentii pulsare dentro di me segno che era all'apice del piacere.
"Non ti permettere di venire, non adesso." Ansimai aumentando di poco la velocità. Alzai gli occhi al cielo sentendo come cercava di trattenersi, mentre continuava ad affondare in me. Più affondava più la sua erezione pulsava , facendomi impazzire.Ansimai segno che la mia intimità stava cedendo assieme alle sue spinte.
"Oddio ci sono." Gemetti, ansimando e saltai ancora più veloce, senza fermarmi.
Spinsi il sedere verso di lui facendolo restare tutto dentro mentre veniva.Sentii le sue vene accarezzarmi le pareti e pulsare prima di riempirmi col suo liquido.
Alzai gli occhi al cielo e ansimai sentendolo venire dentro di me.
"Ohh si.." mugolai con voce rilassata tremando col sedere.
Avvolsi la mia lingua alla sua , mentre sollevavo il bacino per farlo uscire da me. La mia intimità ormai bagnata lasciò fuoriuscire il suo liquido ed io mi morsi il labbro percependone la sensazione. Mi misi al suo fianco e lo guardai sorridendo.
"Non rinuncerò mai a te, sappilo." Dissi accarezzando il suo viso.
"Nemmeno io , mai." Il solo pensiero di stare lontana da lui mi faceva stare male, una sensazione opprimente che mi schiacciava il petto. Non avevo mai provato un amore così intenso e travolgente per un ragazzo, ma lui era diverso da chiunque altro avessi conosciuto. Senza di lui, mi sembrava di non riuscire a respirare, come se il mio respiro dipendesse interamente dalla sua presenza. Era il mio ossigeno, la linfa vitale che mi permetteva di andare avanti. Ogni giorno senza di lui era una lotta, una sfida per trovare la forza di continuare. Lui era il mio rifugio, la mia ragione di vivere, e senza di lui, il mondo sembrava perdersi in una nebbia di disperazione.

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