Appena Gabriel uscì da casa, mi dirigetti verso Marlene. La trovai devastata, seduta sul divano con lo sguardo perso nel vuoto. "L'ho perso per sempre," disse con voce rotta dal dolore, le lacrime che le scorrevano lungo le guance.
La strinsi a me, cercando di trasmetterle tutto il conforto possibile. "Non è vero, non lo hai perso. Non dire così. È solo scosso per quello che gli hai detto. Con il tempo ti perdonerà," cercai di rassicurarla, posandole un bacio sulla fronte. Salì in camera mia, il cuore pesante per la situazione. Non potevo lasciarlo in quelle condizioni.
Mi cambiavo rapidamente, decisa a non abbandonarlo. Mi recai verso l'unico posto in cui potevo immaginare che si fosse rifugiato: casa di Manuel. Parcheggiai l'auto e bussai alla porta, l'ansia che mi stringeva lo stomaco.
"Dov'è?" chiesi entrando in casa con una voce piena di preoccupazione.
"È lì," rispose Manuel, visibilmente dispiaciuto. "Sta davvero male, Sofia." Lo vidi sul divano, il volto distrutto, piangendo senza sosta. Mi si stringeva il cuore nel vederlo così. Era doloroso e angosciante osservare la sua sofferenza.
Mi avvicinai lentamente a lui e mi sedetti di fronte a lui, sul tavolino di legno. Gli presi le mani tra le mie e sollevai il suo viso per guardarlo negli occhi.
"Sofia, vattene," disse, la voce rotta e piena di tristezza.
Strinsi di più le sue mani. "Io non vado da nessuna parte. Insultami, urlami addosso, ma io da qui non mi muovo." Gli presi il viso tra le mani, costringendolo a guardarmi negli occhi. "Non sei solo."
Improvvisamente, mi strinse forte a lui, e ricambiai l'abbraccio, accarezzandogli il capo con dolcezza. "Shhh, va tutto bene," sussurrai, mentre sentivo le sue lacrime cadere sulla mia spalla. Gli baciai il capo, cercando di infondergli un po' di serenità.
"Voglio portarti in un posto," dissi, staccandolo da me con gentilezza.
"Dove?" mi chiese, tirando su con il naso e cercando di asciugarsi le lacrime.
"Ti porto nel mio posto segreto. Adesso basta piangere, però," risposi, asciugandogli le lacrime con entrambe le mani. Gli presi la mano, stringendola con forza, e uscimmo dalla casa di Manuel, dopo averlo salutato.
Presi le chiavi della mia auto e, una volta avviata, ci dirigemmo verso il mio rifugio personale. Era un luogo dove amavo andare quando avevo bisogno di riflessione e solitudine. Quando ero triste, mi sdraiavo sull'erba e guardavo le nuvole che passavano, immaginando di volare sopra di esse.
Arrivammo in un parco immenso, con alberi di ciliegio in fiore e un lago cristallino. "Wow, è stupendo," disse Gabriel, incantato dalla bellezza del posto.
"Qui ci venivo quando volevo scappare da tutti, per stare sola con i miei pensieri. Quando il mondo mi crollava addosso, venivo qui," spiegai, sedendomi sotto un grande albero e appoggiandomi al tronco. Gabriel mi seguì, sedendosi accanto a me.
"Per questo mi hai portato nel tuo posto?" chiese, girando il capo verso di me.
"Sì, per darti un po' di pace da quello che stai passando. Ti basta sdraiarti sul prato, chiudere gli occhi e respirare aria pulita. Tutto il peso che hai sul petto sparirà," risposi, alzandomi e distendendomi sull'erba con le braccia piegate dietro la testa. Gabriel fece lo stesso, sdraiandosi accanto a me.
Chiudemmo entrambi gli occhi e respirammo profondamente, cercando di lasciarci alle spalle il dolore. All'improvviso, sentii il calore delle sue labbra sulla mia guancia. Aprii gli occhi e lo vidi dinanzi a me, mentre osservava ogni mio minimo particolare.
"Sai, queste lentiggini ti rendono ancora più bella, insieme ai tuoi bellissimi occhi verdi," disse, ammirandomi con uno sguardo sincero.
Arrossii, colpita da quel complimento inaspettato. "L'aria pulita ti rende sdolcinato?" chiesi ridendo leggermente.
"Sei tu, non l'aria pulita. Quando mi sei vicino, non so cosa mi succede. Mi stai cambiando," rispose, il suo tono sereno e sincero.
"Spero in meglio," dissi, sedendomi accanto a lui. "Mi sento molto meglio ed è solo grazie a te," aggiunse, sorridendo dolcemente. Finalmente, sorrideva.
"Vogliamo fare un bagno?" proposi, indicando il lago.
"Ora? Ma sarà ghiacciata," obiettò, alzandosi di scatto.
"Che c'è? Romero, hai paura di un po' di acqua fredda?" dissi, sfidandolo. Mi tolsi i vestiti, restando in intimo, e entrai in acqua. Quando riemergere, portai i capelli bagnati indietro. Lo vidi da lontano spogliarsi e poi entrare in acqua, raggiungendomi. Mi prese per i fianchi, stringendomi a sé.
"Cazzo, tu sei pazza. L'acqua è freddissima," disse, lamentandosi ma senza distaccarsi.
"Allora ci conviene rimanere vicini per riscaldarci," risposi, avvolgendo le mie braccia attorno al suo collo. Lo baciai e sentii subito la punta della sua lingua picchiettare leggermente le mie labbra. Le schiusi di poco, permettendo alla sua lingua di avvolgere la mia, fondendole in un bacio appassionato. Le sue labbra erano incredibilmente morbide. Gli morsi il labbro inferiore, tirandolo lievemente.
Sentii le sue mani stringere il mio sedere in modo deciso, come solo lui sapeva fare. Ansimai alla sua stretta, mentre le sue labbra si spostavano sul mio collo, facendomi gemere.
"Mi fai impazzire, cazzo!" esclamai, ormai eccitata.
"E Alejandro?" mi domandò, continuando a baciarmi.
"In questo momento, di lui mi interessa poco e niente," risposi, baciando nuovamente quelle labbra morbide. Gli morsi il labbro inferiore e lo succhiai con passione.
Avvolsi le mie gambe intorno alla sua vita e continuai a baciarlo. Entrambi avevamo bisogno di quel bacio, lui più di tutti. Avrei fatto di tutto per renderlo felice. Era l'unico momento in cui non pensavo a nessun altro se non a lui.
"Hai fame? Andiamo al Mc?" mi chiese, dandomi leggeri baci sul collo.
"Sì, ho un po' di fame," risposi. Dopo aver lasciato il lago, ci asciugammo e ci rivestimmo, poi ci avviammo verso il McDonald.
"Io vado a ordinare. Vai pure a prendere posto," disse, sorridendo. Mi sedetti e notai da lontano Alejandro seduto con una ragazza. Li vidi baciarsi e, sebbene mi colpì, mi sentii sollevata nel vedere che non sembrava essere qualcosa di serio. Mi sentivo meno in colpa per quello che avevo fatto o detto. Gabriel tornò con le nostre ordinazioni e iniziammo a mangiare.
"Vuoi parlarne di come ti senti?" chiesi, mordendo il mio panino.
"Come mi devo sentire? Mi ha mentito per dieci anni, facendomi credere che la mia famiglia fosse unita. Come si può fingere di amare qualcuno?" disse, sorseggiando la sua Coca-Cola con uno sguardo triste.
"È pur sempre tua madre. Volevano solo renderti felice," continuai a mangiare, osservando mentre annuiva lentamente.
"Mentendomi?" chiese, con gli occhi pieni di dolore.
"Sì, per la persona che si ama, si può mentire per cercare di renderla felice," dissi, cercando di convincerlo.
"Proverò a parlarle," disse infine, mentre mi pulivo le labbra con un tovagliolo.
"Sei sporca qui," osservò, posandomi il pollice sull'angolo della bocca. D'istinto, gli lasciai un leggero bacio sul polpastrello. Entrambi sorridemmo, come due ebeti, quel
momento di tenerezza alleviava il peso dell'angoscia.Finimmo di pranzare e decidemmo di tornare a casa. Quella stessa sera, ci sarebbe stata la festa a sorpresa per il suo compleanno.
Aprii lentamente la porta d'ingresso e vidi Marlene piangere sul divano. Con un cenno del capo, indicai a Gabriel di avvicinarsi a lei e chiedere scusa per come l'aveva trattata. Si avvicinò lentamente, l'espressione colma di dispiacere, e l'abbracciò forte.
"Mi dispiace, mamma," disse con voce sincera. Marlene lo strinse a sé senza dire nulla, piangendo tra le braccia di suo figlio. Sorrisi a quella scena, avrei voluto tanto abbracciare mia madre, anche se non la conoscevo.
Appesi il mio giubbotto verde di pelle e salli in camera mia. Ero completamente sazia e, per la prima volta, felice grazie a lui. Avevo scoperto un lato gentile di Gabriel che non aveva mai mostrato a nessuno e mi piaceva davvero tanto. Guardai il soffitto bianco, mordendomi leggermente il labbro inferiore, sorridendo e pensando a lui.
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Endless 1 (COMPLETA)
Teen Fiction🚨 QUESTA STORIA È COPERTA DA COPYRIGHT PER CHIUNQUE TENTERÀ DI PLAGIARLA CI SARANNO CONSEGUENZE LEGALI🚨 Sofia non aveva mai conosciuto l'amore, solo il tormento di un segreto che la consumava. Credeva di poter essere l'eccezione, di vivere qualcos...