1.Now hush little baby, don't you cry

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Pov's Athena
A volte capita che il giorno più bello della tua vita e quello più brutto, rappresentino un po' lo stesso giorno. Si cicatrizzino in un battito d'ali, in una persona mancante, in un gesto atteso, in un sorriso inaspettato, in un addio doloroso.

Avevo sempre sentito dire, che tra il piacere ed il dolore, esisteva una sottilissima linea che spesso veniva varcata. Io però non ci credevo. O meglio, mi illudevo che non fosse realmente così. Non potevo concepire come il piacere, che poteva rappresentare piacere fisico o semplicemente calma e tranquillità, potesse tramutarsi in dolore, la sensazione più asfissiante e allucinante mai provata. Ma mi sbagliavo.

Nonostante il divorzio dei miei, la nostra scarsa situazione economica e il mio sogno che si cicatrizzava davanti ai miei occhi, mi ritenevo piuttosto fortunata; molte persone nella vita, conoscevano dolori più forti dei miei e io non avrei osato screditarli, non io che narravo dei vari tipi di dolore nei testi delle mie canzoni, non io, che esprimevo le emozioni attraverso i tasti del pianoforte. Non avrei mai paragonato il dolore di un adolescente in preda ad una crisi per la lontananza dei genitori, a quello di una madre che perdeva suo figlio, o ad un marito che perdeva sua moglie o ad un fratello che vedeva scomparire la sorella. Per questo, in me, credevo che il dolore vero potesse essere solo provocato da un dolore minore, un po' come una scala mobile; pian piano i livelli diventano sempre più alti, fino a diventare insopportabili.

Ma quella sera tutte queste mie certezze crollarono.

•20 maggio 2022
Tesi leggermente il braccio all'ingiù sperando che il suo risveglio durasse meno del solito; ogni notte, ero solita addormentarmi con il braccio piegato sotto al cuscino e di conseguenza, risvegliarmi con quest'ultimo stordito e dormiente. Afferrai il cellulare dal mio comodino e osservai l'ora; erano le sei e un quarto e io sbuffai per il sonno che ormai mi apparteneva.

La campanella della scuola suonava più o meno alle otto ed io ero costretta a svegliarmi così presto per non perdere il pullman delle sette e venti, in caso contrario le opzioni sarebbero state due: andare a piedi o non andarci. Scartai a priori l'ultima; non è che ci tenessi particolarmente alla scuola ma era il mio ultimo anno di liceo e desideravo concluderlo senza avere alcun tipo di mancanza.

Era complicato però, perché se la mattina mi toccava la scuola, alle sei e mezza di sera iniziavo il turno nel locale di Bill (un uomo di mezza età appartenente a questo quartiere di Londra da tanti anni). Fare la cameriera non mi entusiasmava parecchio, eppure era tutto ciò che potevo permettermi per raccimolare qualche risparmio rivolto alla "Manhattar School of Music" , la scuola di canto e musica più importante di New York. Da anni speravo ormai di accedere, ma per avere un audizione, avrei dovuto tenere sotto mano i soldi per pagare la retta e ahimè, non sarebbero bastati cinque stipendi di mia madre.

Per questo, coronavo il mio sogno da ben 5 anni, allenandomi con un pianoforte trovato al conservatorio, accanto scuola. Miss Morris, l'insegnante di musica, mi aveva dato il permesso di accedere in una vecchia sala, dove c'erano alcuni strumenti musicali, fra cui il pianoforte.

Da lì in poi, iniziai a scrivere.
Scrivere i testi delle canzoni era un po' come scrivere la tua storia, sentivi il potere fuoriuscire da ogni riga che scrivevi e che poi intonavi. La musica era per me, una salvezza, una vera e propria ancora.

Lo fu anche il giorno in cui papà andò via. Ricordo bene il momento in cui mi abbracciò sull'uscio della porta, dicendomi che sarebbe venuto a trovarmi. E mantenne quella promessa solo agli eventi straordinari, come Pasqua o Natale.

Due anni dopo, durante le festività di Pasqua, ci avvertì del fatto che si sarebbe sposato con una donna più piccola di lui di ben sette anni: Emmaline Axford. Quella notizia sconvolse me e la mamma con una ferocia tale da far cadere i nostri bicchieri di Champagne ma poi, una volta arrivate a casa, pensammo fosse meglio così; almeno avremmo sprecato lui una porzione del suo amato alcol.

The First MoonlightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora