3-I'll walk through fire to save my life

80 5 2
                                    

•1 Agosto 2022

Pov's Athena
Se mi aveste chiesto cosa ricordavo in quell'arco di tempo, avrei detto il buio.

Ricordavo il buio come un amico fidato, come il mio più grande alleato, un amico in cui rifugiarti per sfuggire alla dura legge della vita. Non riuscii mai a darmi una risposta, eppure avevo così tante domande.
Ma la piu importante era: "Perché? Perché proprio a me?"

Il dolore era davvero così vicino al piacere come tutti volevano farci credere. Il dolore era un fottuto diavolo instabile, che si appropriava dei tuoi momenti felici, che ti risucchiava nelle viscere dell'Inferno. Il dolore, era un nemico da cui star lontano ma era anche l'unico, che ti avrebbe sempre detto la verità dei fatti.
Niente sogni o speranze.
Solo terre bruciate, lì, dove una volte c'era un campo fertile.

Sarei stata disposta a tutto nella vita per rendere felice chi mi stava intorno, avrei pugnalato me stessa per rendere felici loro, soprattutto chi mi aveva sempre capita e amata.
E in quell'istante, il dolore tese un agguata alle mie spalle.

Passarono ore, giorni, mesi, forse addirittura anni, non sapevo nulla. Non avevo concezione del tempo che scorreva o delle cose che succedevano. Ero ferma in un limbo, una sorta di purgatorio per i viventi. E non avevo intenzione di svegliarmi. Non volevo. Non avevo idea di come fossero le cose, al di fuori della mia testa ma sapevo che non sarebbero state piacevoli. Così, rimasi in lotta con me stessa per tanto tempo finché una notte, quel buio fu sostituito da uno spiraglio di luce.

Una parte di me combatteva ancora. Combatteva per tornare al mondo, per suonare il pianoforte, per cantare e scrivere, per vedere ancora la mamma che rideva con Paul, per ascoltare ancora le folli idee di Betty, per passare i pomeriggi al centro commerciale con Hayley, per vedere ancora il dolce sorriso di Emmaline ma soprattutto per continuare ad essere la sua principessa.
Glie lo dovevo.
Dovevo al mio migliore amico la mia vita. Per avermi aiutata in ogni periodo buio.
Dovevo svegliarmi per continuare ad avvertire la sua risata o le sue mani che mi scompigliavano i capelli.

Tristan era e sarebbe stato per sempre il mio posto sicuro e io avevo bisogno di tornare a casa. Almeno per un po'.

Fu quella la notte in cui avvertii una scossa elettrica per tutto il corpo. Fremevo di muovermi. Di camminare, di suonare. Volevo la mia vecchia vita, volevo tornare ad essere quella di un tempo. Eppure non seppi ancora che la mia ingenuità mi avrebbe distrutta.

Quando riaprii gli occhi, mi sembrava di essere tornata dal Paradiso. La luce non aveva mai avuto un aspetto così bello e vasto, per non parlare dell'aria, adesso riuscivo ad avvertirla e sentirne la consistenza inodore. Sembrava di essere resuscitata.
Le pareti dell'ospedale erano fin troppo bianche per i miei gusti, eppure sembravano così belle in quel momento. E ben presto, anche le mie orecchie ripresero a funzionare.

Con la coda dell'occhio vidi il volto stremato di mia madre, seduta su una sedia accanto a me. Mi teneva la mano con gli occhi lucidi e contornati da occhiaie. Eppure, quando vide il mio sguardo e io incontrai i suoi occhi, riuscì ad illuminarsi e a cacciare un urlo profondo.

<<Dottori! Dottori! Si è svegliata>>in pochi istanti, dei camici bianchi, svolazzarono intorno ai miei occhi e attaccarono dei macchinari in più alle mie braccia, misurandomi l'ossigeno nel sangue e anche la pressione. Io intanto, respiravo. Mi sembrava di non averne mai abbastanza dell'aria.

Passarono pochi minuti, prima che i dottori andarono via, borbottando a mia madre che sarebbe venuto "il dottor Taylor" a controllarmi. Non seppi chi era quel tipo ma in quel momento decisi di non interessarmi. La mamma si voltò verso di me, con gli occhi ricolmi di lacrime. <<tesoro mio, sei tornata da me>>con un sorriso varcato dalle lacrime mi baciò la mano, ancora avvolta nella sua. E solo Dio sa quanto fossi felice di rivederla. Di rivedere i suoi capelli biondi, i suoi occhi rassicuranti e di sentire la sua voce, che, seppur molte volte fosse atona, adesso mi trasmettesse calore. <<Come sono belli i tuoi occhi>>mi sfiorò commossa la guancia ed io la osservai.

The First MoonlightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora