17-And i Will try to fix you

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Pov's Thomas

Ho passato molte ore delle mia vita a leggere pagine e pagine di libri, che avrebbero potuto prepararmi agli esami che stavo dando all'università. Ho passato giorni a ciogolarmi sui nomi che dovevo ricordare, le date storiche da memorizzare, le parti del corpo da esplorare. Ho sprecato tanto tempo della mia vita a imparare cose che mi sarebbero servite per il mio futuro, per la mia professione, per ciò che ho sempre sognato di diventare; un medico. Ed oggi come oggi, sono soddisfatto del mio stesso risultato; certo, la strada per la laurea è ancora lontana, ma è pur sempre bello, riuscire ad aiutare le persone che ti stanno intorno, anche se le loro ferite sono piccole e fortunatamente poco gravi.

Quello che non sono mai riuscito a fare però, è curare la mia stessa ferita; la ferita che mi lacera il cuore da ormai nove mesi, quella che non riesco a rimarginare e che mai lo farà.

Sono certo del fatto, che una ferita viene curata solo quando non si ricorda più il luogo dove s'era creata. E di strada, c'è n'è ancora da fare.

Sono seduto sul sedile del conducente nella mia auto, aspettando un segnale d'assenso da parte di Allan. Sono in una strada lontano dal centro, forse abbiamo addirittura lasciato il nostro Paese. Il corpo massiccio di Allan fuoriesce dalla piccola casetta in legno e mi fa segno di avvicinarmi. Scendo dall'auto, con la pistola nella tasca posteriore dei jeans, non si sa mai chi si incontra davanti e ormai, non mi fido più di nessuno.

<<Sono innocui, ho perquisito tutta la casa e non hanno armi, però è meglio tenere la guardia alta>>mi sussurra Allan all'orecchio. Quando mi trovo all'uscio della porta, aspetto qualche secondo prima di entrare. Osservo il pavimento in legno, il piccolo divano sulla destra che affaccia alla piccola cucina, un minuscolo tavolo rotondo contornato da tre sedie e un piccolo davanzale dove avanza una piantina sempreverde.

<<Prego entrate, se possiamo aiutarvi, lo faremo>>una voce bassa e anziana ci arriva ai timpani. Una donna anziana, bassina, con i capelli grigi, una mantellina sulle spalle e le rughe in viso ci accoglie. Io e Allan entraimo nella piccola casa e la donna ci fa accomodare sul piccolo divano, andando in cucina per portarci dell'acqua. Io, intanto mi guardo intorno. Ad attirare la mia attenzione, è un piccolo zainetto blu sul piccolo tavolo. <<hanno un figlio di due anni>>bofonchia Allan, seguendo il filo dei miei discorsi.

<<un bambino che vive così in miseria?>>chiedo a bassa voce. <<purtroppo la vita è infame, Thomas>>. La donna ritorna con un vassoio fra le mani, porgendoci dell'acqua. Successivamente si accomoda sul divano, con le mani in grembo. <<Come posso aiutarvi?>>. <<Salve signora Zeliah, sono un investigatore privato e avrei bisogno di porle alcune domande>>Allan prova a sorridere alla donna per tranquillizzarla.

<<Lei è sposata giusto?>>la donna annuisce. <<e suo marito è Ekrem Green, giusto?>>. La donna annuisce ancora. <<Vede, suo marito, prima che cinque mesi fa andasse in pensione, lavorava come assistente all'interno dell'ospedale del centro, giusto?>>. <<Giusto>>.

<<E suo marito è in casa? Vorrei parlargli>>. La donna si solleva dalla poltrona e si affaccia alla piccola zona che si eleva in qualche scala. <<Ekrem! Scendi, ci sono visite>>esclama dalle scale. Un uomo dalla corporatura magra e bassa, scende. Indossa un maglione blu e la sua statura adornata con le rughe al viso, fa capire che è abbastanza anziano. <<Zeliah, non urlare perfavore>>brontola l'uomo e solo dopo, si accorge della nostra presenza.

Ci si avvicina con sguardo amichevole e ci stringe le mani, accomodandosi davanti a noi. <<allora signor Green, quando lavorava all'ospedale, aveva contatti  con il medico necroscopo?>>. <<il medico che rilasciava certificati di morte?>>chiede, come ad essere sicuro di aver capito. <<certo, ma non capisco il motivo della vostra domanda...>>mormora l'uomo confuso.

The First MoonlightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora