[Capitolo ventidue]
Jane
«Patti chiari, amicizia lunga, Holmes» sentenzio, chiudendomi la porta di casa alle spalle. Lui è in piedi, accanto alla Smart della mia amica, mentre si guarda intorno con fare annoiato. «Non ho accettato perché voglio aiutarti, ma solo per assicurarmi che la macchina di Amy non faccia una brutta fine»
Lui mi sorride beffardo. «Ovviamente, Aldernis» risponde, calcando sul mio cognome.
Chiudo gli occhi, esasperata, ed espiro in modo veloce. Salgo sull'auto, poso il borsone ai miei piedi e mi allaccio la cintura. Sherlock mi raggiunge subito dopo.
«Okay, adesso puoi dirmi qualcosa di più su questo caso?» sbuffo, ancor prima che la macchina riesca a mettersi in moto.
«No» risponde lui, impassibile.
Incrocio le braccia al petto e cerco di assumere una faccia imbronciata. «Ho mantenuto la mia promessa, ora tocca a te»
«Ma io non ti ho mai promesso niente. Tu hai fatto tutto da sola» risponde, con tono innocente. «E poi non eri venuta solo per assicurarti che la macchina non facesse una brutta fine?»
«Ecco...» 'Trova una scusa, Jane, muoviti!' «Me lo ha chiesto Amy ed io ho accettato»
Si volta per un secondo verso di me, per poi tornare a guardare la strada. «Oxazepam?»
«Cosa?!» urlo.
«Non fingere, Aldernis. Si vede benissimo che sei troppo rilassata per non aver preso neanche un tranquillante leggero»
Tento di formulare una frase di senso compiuto.
«Non provare ad inventare scuse. È inutile» dice. «Sai bene che riesco a capire tutto di tutti, e la tua borsa fa uno strano rumore, quando la scuoti. Da quanto dura? Sei, sette mesi?»
«Stai insinuando che io sia una dipendente da...»
«Farmaci, sì, lo sei» mi interrompe. «Non negarlo»
«Beh, ti sbagli di grosso» cerco di contraddirlo.
«Però non smentisci il fatto che prendi due pillole di Oxazepam prima e dopo un esame o, comunque, di qualcosa che richiede una grande calma e sangue freddo, cose che tu non hai»
Si ferma, ed io, stranamente, non controbatto. Magari avrei dovuto prenderne una sola, di pillola...
«Senti chi parla» cerco di sviare il discorso. «Se non sbaglio, anche tu sei dipendente da roba strana, tipo i cerotti alla nicotina. Per non parlare, poi, delle sigarette vere»
Lui alza un angolo della bocca e lo abbassa subito dopo. «Vedo che anche tu sei una fan del blog di John»
«Andiamo, chi non lo è?» replico.
«Io, per esempio»
«Tu sei un caso a parte: non conti»
Sherlock scuote la testa, esasperato, ed io accenno ad un sorriso soddisfatto. Poi poso gli occhi verso il finestrino, facendo correre lo sguardo insieme alle strade e ai negozi.
•••
Riapro lentamente gli occhi, giusto in tempo per vedere il cartellone verde che indica l'uscita per Horsham, facendolo divenire poi una linea sfocata insieme al paesaggio. Mi metto a sedere dritta sul sedile e, tenendo gli occhi socchiusi, muovo un po' il collo per liberarlo dall'intorpidimento, dato che ho dormito per quasi tutta la durata del viaggio. Riapro le palpebre e riporto lo sguardo davanti a me, notando il casello con cui termina l'autostrada a pochi metri di distanza. Arriccio le labbra, chiedendomi per quale motivo Holmes abbia scelto di spostarsi così tanto per risolvere un problema di omicidio. Nel senso, credo che Londra sia piena zeppa di delitti di questo genere, quindi non riesco a capire il perché di tutta questa "attenzione". Non si può neanche dire che sia un caso interessante, tipo quello dei Mastini di Baskerville. È tutto così confuso...
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222B, Baker Street
FanfictionJane è una ventiquattrenne piena di sogni e aspettative, che si trasferisce a Londra con la sua migliore amica, pronta a iniziare una nuova, "normale" vita. Cosa accadrebbe, però, se il suo vicino di casa, un famoso detective privato, si rivelasse...