{62° Capitolo}

1.6K 89 72
                                    

"And is it all in my head,

or was it something I said?

Somewhere in between.

'Cause I've got my regrets,

and I'm feeling like death:

you don't see what I see."

-Kodaline, "Better"

[Capitolo sessantadue]

Sherlock

18 Maggio 2015, il giorno del cambiamento definitivo, il giorno dopo il quale nulla sarà più lo stesso.

18 Maggio 2015, il giorno scelto da Mary e John come il giorno da considerare proprio, il giorno in cui mi ritrovo ad essere testimone del loro giuramento di eterna fedeltà.

18 Maggio 2015, ovvero oggi. E proprio oggi, in questa giornata di sole accecante, Jane Aldernis, la ragazzina acida e scontrosa del 222B di Baker Street, è tornata a parlarmi, dopo mesi interi di ostinato silenzio.

L'ultima volta che abbiamo avuto l'ardire di rivolgerci la parola è stato sette mesi fa, e l'ultima cosa che ci siamo detti è stato un addio. Abbiamo così sancito un patto e messo finalmente in chiaro la decisione di diventare due binari destinati a non incontrarsi mai, senza che nessuna parola di pace, nessuno sguardo complice, nessuna nota di violino né gesto tra noi, possa ancora portarci a percorrere di nuovo la stessa strada. Eppure oggi, proprio oggi, è stato il giorno in cui ci siamo ritrovati qui, in questa sala dalle pareti dorate, a guardarci di sfuggita, cercando in tutti i modi di non spezzare quel patto silenzioso con cui abbiamo chiuso definitivamente ogni rapporto.

Adesso la osservo, da questo piccolo palco tirato su apposta per me, un piedistallo dal quale riesco a vedere ogni singolo volto presente stasera: decine e decine di occhi commossi, verso il centro della sala, verso John e Mary, ormai marito e moglie, che danzano seguendo il tempo del valzer che ho composto per loro. Sorridono, quei due, e sorridono anche gli altri. Anche Jane, che li guarda felice, emozionata, se non addirittura fiera. Sorride, tanto, radiosa, ma io so che, allo stesso tempo, la stanchezza le porta via le energie, le sciupa il volto, le fiacca il corpo. Deve essere così che si appare, quando si cresce un figlio contando solo sulle proprie energie, sebbene sappia alla perfezione che lei non è affatto da sola: ha suo fratello, sua madre, ha John, Mary, e chissà quanta altra gente di cui io ignoro l'esistenza. Gente che è entrata nella sua vita dopo che io me ne sono andato, e che l'ha consolata e protetta quando io non ci sono stato più. Eppure, nonostante sia ben conscio del fatto che fosse solo una logica conseguenza, che lei sia andata avanti, come John, Molly, Londra e il mondo intero, anche se senza di me, e che sia giusto così... C'è una parte di me che fastidiosamente mi fa sperare in un suo ultimo gesto di comprensione, che capisca quello che vorrei spiegarle, ma per cui non trovo le parole giuste. Spiegarle che, se sono scomparso, è stato soprattutto per proteggerla. Per proteggere lei, John, Lestrade, la signora Hudson, Molly, tutti. Che dovevo fare in modo che ne uscissero indenni, che l'unico mezzo per riuscirci era sparire dalla circolazione, almeno per un po'.

Vorrei che lo sapesse, che lo capisse, anche senza che sia io a dirglielo. Ma lei non intuisce più i miei pensieri, come era solita fare. È diventata sorda ad ogni mia parola sussurrata dagli occhi, ad ogni mio sguardo che cerca di parlarle.

E la cosa per me più strana e seccante è che adesso io lo... Capisco. Dopo aver a lungo analizzato la situazione, ho finalmente capito il motivo per cui l'ha fatto, per cui ha smesso di inseguirmi e darmi retta, e non la biasimo. Lei si è ritrovata a lottare ancora una volta contro una situazione più grande di lei, ad affrontare il momento peggiore di tutti. Ed ogni volta che mi viene da pensarci, io mi... Sento strano. Come se volessi risolvere la cosa, salvo poi rendermi conto di non poter più fare nulla.

222B, Baker StreetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora