[Capitolo ventitré]
Jane
"In memoria di Tia Barnes, fidata amica e studentessa modello. Per sempre nei nostri cuori" dice la targa di bronzo posta sul muro dirimpetto all'entrata principale del liceo. Sotto di essa, c'è una foto che ritrae una ragazza coi capelli castani che sorride raggiante, come se tutto le andasse bene.
Non credo di aver mai visto un sorriso così luminoso sul viso di un adolescente. Doveva essere molto soddisfatta della sua vita. D'altronde, primeggiava in molte cose, come dice la lista appesa qua accanto: capitano della squadra di pallavolo, prima nel corso di artistica, vincitrice del primo premio per il saggio meglio scritto dell'intera scuola. Ma allora, perché mai avrebbe voluto scappare? Per quale motivo avrebbe voluto abbandonare tutto questo?
"Fidata amica e studentessa modello". Sembra quasi il prototipo della ragazza perfetta, con neanche un capello fuori posto, il viso perfetto e lo sguardo dritto, verso l'obiettivo.
Ma c'è qualcosa di strano, dentro quelle iridi color ambra: una freddezza che mi ha ipnotizzata, senza permettermi di staccare gli occhi da quella maledetta fotografia.
'Chi eri veramente, Tia Barnes?'
«Come facevi a sapere dove andare?»
Sobbalzo per lo spavento, riprendendomi dal mio stato di totale concentrazione. Poi mi stringo nelle spalle, senza voltarmi verso Holmes, di fianco a me. «Andando per esclusione» rispondo, infine. «Non è stato poi così difficile»
«So che non era difficile» ribatte.
Mi volto per fissarlo: i suoi occhi color ghiaccio sono persi sulla fotografia, proprio come lo erano prima i miei. «Beh, il commissariato era improbabile» sospiro poi, distogliendo lo sguardo. «Per quanto tu possa essere bravo, penso che debba studiarti per bene la parte da infiltrato, o darmi delle indicazioni su quello che devo fare, eccetera. Perciò, l'ho escluso a priori. Saremmo potuti recarci dai genitori della vittima, oppure dai suoi amici, ma anche questo era altamente improbabile, per non dire quasi impossibile, data la tarda ora, e non penso che tu sia un amico talmente intimo da essere invitato a cena. E poi mi avevi offerto un Fish&Chips. Dunque, ho escluso anche quello e ho optato per il liceo. Mi avevi detto che la vittima era una quindicenne, e ho creduto che avresti voluto partire da qui, in qualche modo. Mi sono documentata su internet e ho saputo della rimpatriata dei vecchi liceali. Quindi...»
«Hai pensato che ne avrei approfittato per indagare» finisce al posto mio. Poi aggrotta la fronte. «Pensavo di essere l'unico a saper...»
«Usare il cervello?» completo io, con un sorriso. «Lo credevo anche io»
Oh, eccome se lo credevo. Le persone sono così maledettamente superficiali: non pensano mai a quello che dicono né danno peso a quello che viene detto loro. Forse, si sentiva così anche Tia Barnes...
«Quasi mi dispiace per lei» mormoro, come se ad Holmes importasse davvero quello che penso. «Dopotutto, aveva l'intera vita davanti»
«Quasi?» ripete.
«Beh, non la conoscevo. Può anche darsi che fosse una stronzetta malefica e che lo meritasse, sotto certi aspetti»
Alza un angolo della bocca. «Hai una mente sadica, sotto quella chioma rossa»
«Sarà perché ho una fervida immaginazione» dico, con fare altezzoso. «Comunque, da dove cominciamo?»
Lui si volta verso di me. «Vieni» dice, incamminandosi lungo il corridoio.
«Per una volta, potresti dirmi cos'hai in testa?» sbuffo, mentre lo guardo allontanarsi. Lui non si volta neanche. «Una volta sola» continuo, con tono supplichevole, affiancandolo di corsa.
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222B, Baker Street
FanfictionJane è una ventiquattrenne piena di sogni e aspettative, che si trasferisce a Londra con la sua migliore amica, pronta a iniziare una nuova, "normale" vita. Cosa accadrebbe, però, se il suo vicino di casa, un famoso detective privato, si rivelasse...