{55° Capitolo}

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"And do you know what you do with all that pain?

Shall I tell you where you put it?

You hold it tight, till it burns your hand, and you say this:

«No one else will have ever to live like this!

No one else will have ever to feel this pain!

Not on my watch!»"

-Twelfth Doctor, "Doctor Who, 9x08"

[Capitolo cinquantacinque]

20 Giugno 2012

Mettiamo subito in chiaro una cosa: non sono qui per ricevere comprensione, pietà, o qualsiasi altra di queste cose inutili. Non ne ho bisogno, e da te soprattutto. Sei l'ultima persona al mondo a cui mi rivolgerei, se non fossi assolutamente, innegabilmente e maledettamente disperata.

Sappi che se ti sto scrivendo non è per giudicarti. Ma, allo stesso modo, tu non devi giudicare me per quanto sto per dirti. Forse, ti ho scelto proprio perché non mi conosci. Proprio perché non avresti alcun diritto a sparare sentenze nei miei confronti.

Anche se, in un certo senso, già so che non lo farai. Già lo so, perché non credo che ti invierò mai questa lettera, o tutte le seguenti che potrebbero esistere. Lo considererei insensato, a dire il vero. Quindi, l'unico scopo di queste pagine sarà quello di una semplice conversazione immaginaria tra me e te, come un diario in cui mi rivolgo a qualcuno di reale. Io fingerò di parlarti a ruota libera e tu fingerai a tua volta di ascoltarmi senza fiatare. Tutto qui. Niente rapporto, tra noi, niente richieste. Nemmeno finte. Solo conversazione.

D'accordo, Gareth?

Sì, insomma... Non credo tu possa pretendere che io ti chiami "papà", anche se, probabilmente, questa potrebbe essere l'ultima delle tue preoccupazioni. Da quel poco che Alan mi ha detto di te, so che ti sei rifatto una vita. Dunque, immagino che non ti importi più di tanto se ti chiamo "papà" o meno, dato che sia io che mio fratello siamo ormai parte del tuo passato. Così come tu sei ormai parte del nostro.

O, almeno, così spero. Per me sei, senza alcuna ombra di dubbio, un capitolo chiuso della mia vita, ma non so se sia lo stesso per Alan. Lui ti ha... Cercato. Per molto tempo, anche. Non si è mai rassegnato, ha sempre sperato che anche tu sentissi la nostra mancanza, nello stesso modo in cui lui sentiva la tua. Non me lo ha mai detto, sia chiaro: non è tipo da dire come si sente, lui. Però io lo conosco meglio di chiunque altro. Lo conosco addirittura meglio di quanto conosco me stessa, certe volte.

Sai, Alan è diventato davvero un uomo straordinario. Non so come fosse a otto o nove anni, non so come tu lo ricordi o come lo hai conosciuto, però posso dirti con certezza che è diventato una persona di cui ogni padre andrebbe fiero. Certo, è ancora tremendamente impulsivo e cocciuto come un mulo, e certe volte è fin troppo iperprotettivo nei miei confronti, senza contare che cambia fidanzata con la stessa velocità con cui la mamma fa il bucato, però... Però è Alan. Ed io lo adoro semplicemente perché è lui e perché è presente nella mia vita.

Eppure... Eppure mi sto comunque rivolgendo a te. Nonostante abbia con Alan un rapporto profondo di reciproca fiducia, io... Mi sto comunque rivolgendo a te. A te, non ad Alan, o alla mamma, o a John. A nessuna delle persone di cui mi fido, a cui voglio bene. Ma a te.

Il punto è che... Ci ho pensato a lungo. Tanto a lungo. E ho capito che nessuno di loro mi comprenderebbe davvero o tenterebbe di aiutarmi.

Con la mamma dovrei avere uno di quei rapporti basati su un amore incondizionato che a malapena provo, nei suoi confronti. Voglio dire, è pur sempre mia madre, ma... Non mi confiderei mai con lei nello stesso modo spontaneo che userei con Alan.

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