When destiny calls you,
you must be strong.I may not be with you,
but you've got to hold on.They'll see in time,
I know,
we'll show them together.('Cause you'll be in my heart...)
-Phil Collins, "You'll be in my heart"
[Capitolo sessantacinquesimo]
Jane
«Mamma, cos'è?»
Lo sguardo che alzai si posò su Aden, in piedi davanti a me, che incuriosito osservava l'involucro di coperte che tenevo stretto tra le braccia.
«È Rosie» gli sorrisi, porgendogli sotto agli occhi la neonata dormiente.
«Cos'è un Rosie?» chiese di nuovo lui.
«È la tua cuginetta» spiegai, tornando con lo sguardo alla pelle liscia del viso della piccola.
«Cos'è una cuginetta?»
«È parte della famiglia»
«Vuol dire che la portiamo a casa con noi?»
«Ma no, tesoro!» ridacchiai, portando di nuovo gli occhi su mio figlio. «Rosie è la figlia di zio John e zia Mary. Deve rimanere a Londra con loro»
Aden, lentamente, aggrottò le sopracciglia, sporgendosi poi in punta di piedi per meglio vedere la testolina bionda che sbucava tra le coperte.
«Perché?»
«Perché loro abitano qui»
«Quindi rimane anche insieme a papà?»
Succede spesso che le affermazioni ingenue di un bambino riescano a mandarmi del tutto in difficoltà, ed Aden ne è da sempre il campione indiscusso, forse perché ha ripreso questa sua caratteristica da suo padre. Quella volta non fu da meno. Sentii, alla sua semplicissima domanda, il mio sorriso affievolirsi, come fosse un respiro leggero, mutarsi in una smorfia strana di imbarazzo e assenso, e che però non riusciva a trovare la propria strada attraverso le parole, rimanendo bloccata sul mio volto in una maschera di colla.
«Anche tu eri così, qualche tempo fa. Avevi un po' di capelli in più, però» tentai di cambiare discorso, accarezzando la testolina di Rosie, prima di porgerla a sua madre, ora in piedi accanto a me, sul divano. «Te ne ricordi?»
«Come scordarselo!» esclamò Mary, raccogliendo la figlia tra le braccia. «Ancora devo capire come gli si siano schiariti così tanto. Erano praticamente neri, appena nato»
«A forza di lavaggi con la camomilla» scherzai, scompigliando i capelli di Aden, rossi come le foglie autunnali, uno dei pochi tratti che, invece, ha ripreso da me.
Lui, per tutta risposta, scansò seccamente la mia mano, per poi risistemarsi per bene la capigliatura ormai in disordine. «Posso andare adesso?»
Gli feci cenno di sì, e lui si girò per dirigersi verso Sherlock, in piedi sull'uscio della porta che divide il salotto dei Watson dal corridoio d'ingresso della loro casa di periferia. Gli si piantò davanti e iniziò ad osservarlo, attentamente. Inclinò un poco la testa e rimase così, immobile, per quasi un minuto.
«Che fai?»
Sherlock, lo sguardo fisso sul proprio telefono, non gli rivolse nemmeno un'occhiata fugace, neanche per valutare chi fosse stato a disturbare il ritmo delle sue dita che, frenetiche, pigiavano decine di lettere al secondo. Li guardavo, quasi apprensiva, seguendo ogni singolo attimo della loro breve interazione.
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222B, Baker Street
FanfictionJane è una ventiquattrenne piena di sogni e aspettative, che si trasferisce a Londra con la sua migliore amica, pronta a iniziare una nuova, "normale" vita. Cosa accadrebbe, però, se il suo vicino di casa, un famoso detective privato, si rivelasse...