{61° Capitolo}

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"And it isn't over, unless it is over,

I don't wanna wait for that.

It's gotta get easier and easier, somehow...

but not today."

-Imagine Dragons, "Not Today"

[Capitolo sessantunesimo]

Jane

Grembiule, ciotola, farina, sale. Burro e coltello.

'Idiota'

"Mescolare con le dita fino a quando il composto non somiglia al pangrattato."

'Egocentrico'

"Aggiungere acqua fredda lentamente, continuando ad amalgamare gli ingredienti con le dita."

'Cretino'

"Quando il composto sarà diventato una pasta rigida e friabile, trasferitela su un ripiano infarinato e continuate ad impastare fino a quando non diventa liscio e senza crepe."

'Maledetto, stupido imbecille...'

«Jane, se impasti così forte finirai per renderla inutilizzabile!»

Mi fermo, le mani ancora strette attorno alla pasta, le dita che vi affondano fino a passare dall'altra parte. Alzo gli occhi dal vuoto e li porto verso mia madre che, davanti al fornello, è intenta a cucinare la carne di manzo nella farina speziata e salsa Worcester. Mi dà le spalle, eppure è riuscita a vedermi. Forse ha solo sentito con quanta forza sbattevo il composto sul ripiano.

Ritiro le mani, passandomele sul grembiule. Osservo l'impasto martoriato e mi mordo il labbro. «Scusami...» mormoro, con un sospiro. «Ho un po' la testa tra le nuvole, oggi»

«Sì, lo vedo» risponde lei, tagliente, girando appena la testa. «Sicura di non voler usare la sfoglia già pronta?»

«No, ormai ho fatto...»

Allungo una mano verso il ripiano, pronta a tornare a lavoro, ma non ci riesco. Mia madre capisce appena in tempo che c'è qualcosa che mi turba e mi blocca prima che posa combinare altri danni.

«Stai pensando a Sherlock, vero?»

Fisso la pasta per qualche secondo. Prima di chiudere gli occhi ed inspirare lentamente, le mani sui fianchi. Quando li riapro, li punto su una ciocca di capelli che mi ricade ostinata sulla fronte e che tento invano di sbuffare via. «Sì» rispondo, serrando forte la mascella.

«Solo a lui?»

«Diciamo che è il problema principale. Anche se è più Alan a mettermi in pensiero...»

Mia madre si gira, ma io non la guardo. Posso sentire i suoi occhi scrutatori ridursi a due linee sottili, intervallate da quella piccola ruga in mezzo alle sopracciglia che non fa altro che marcare la sua aria corrucciata. Non riesco a guardarla in faccia, quando ha quello sguardo. «Non si è ancora fatto sentire, eh?»

«È andato a prendere Aden al nido, come tutti i martedì, e lo ha riportato a casa. Poi ha aspettato che rientrassi dagli allenamenti e se n'è andato. Non mi ha detto nulla, è stato gelido» Sospiro di nuovo, questa volta ad occhi aperti, scuotendo la testa. «Non so proprio cosa fare»

«Tu hai provato a parlargli?»

«So bene che non ha voglia di starmi a sentire. Anche se tentassi, farebbe comunque il cocciuto e si arrabbierebbe ancora di più» Mi pulisco le mani sul grembiule e torno ad impastare. Un'azione un po' inutile, come tutta la situazione.

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