{12° Capitolo}

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[Capitolo dodici]

Jane

"Il suo passo era così felpato. Così furtivo, che mi ricordava un cane da caccia in cerca di una preda"

«Jane!»

"Pensavo a quale brillante criminale sarebbe diventato, se solo avesse usato il suo talento contro la legge"

«Jane, potresti venire un attimo?»

"Il caso andava avanti da alcuni giorni, ma non riuscivamo ad arrivare da nessuna parte"

«Jane!»

"Sherlock era convinto che Julia fosse stata assassinata, in qualche modo"

«Ma porca miseria, potresti spiegarmi cosa stai facendo?!» dice Amanda, seccata, strappandomi le cuffiette dalle orecchie, con la musica che mi rimbomba ancora nel cervello.

«Cosa?» faccio io, confusa.

«Quale strano fenomeno paranormale ti impedisce di rispondermi?» continua, mettendosi le mani sui fianchi.

«Nessuno» rispondo, evasiva, tornando con lo sguardo sul tablet.

«Fa un po' vedere!» dice, strappandomi l'apparecchio dalle mani.

«No, ferma!»

«"Blog personale del dottor John H. Watson"» inizia a leggere, ignorandomi completamente. «"L'avventura della fascia maculata"». I suoi occhi verdi si posano di nuovo su di me. «Leggi davvero le avventure che ha John con quello psicopatico?!» fa, incredula.

Mi stringo nelle spalle e riprendo il mio tablet. «Sono interessanti» dico.

«Giusto! Dimenticavo che qui abbiamo la grande fanatica di omicidi e rapimenti!» mi punzecchia, sorridendo.

«Dai! Sai bene quanto adori questo genere di storie!» replico, con un sorriso. «Ancora non posso credere di aver conosciuto un vero investigatore privato! E di aver persino cenato con lui!» esclamo poi, continuando a scorrere con lo sguardo lungo le parole. «Ad ogni modo, volevi qualcosa?»

«Oh, sì!» dice. «Aspetta qui». Si reca nella nostra stanza per poi riemergerne con due stampelle nelle mani, alle quali sono agganciati due maglioni diversi. «Azzurro o nero?» chiede, mostrandomi prima un capo poi l'altro.

«Azzurro» dico, dopo averli osservati attentamente per alcuni secondi.

Amy mi sorride, per poi tornarsene di nuovo in camera.

«Dove andrete di bello?» chiedo, prendendo in mano la tazza di tè caldo posata sul tavolinetto accanto alla poltrona dove sono rannicchiata.

«Al cinema» risponde lei.

«Mi raccomando, occhi fissi allo schermo e non lasciarti incantare dal bigliettaio» le dico, sorseggiando il tè.

«Cosa ti fa pensare che mi farò incantare dal bigliettaio?»

«Perché ti succede tutte le volte che andiamo a vedere un film insieme!»

«Tranne quando c'è una donna a vendere i biglietti»

Torna dalla stanza, vestita con il maglione blu e un paio di jeans scuri, mentre tiene gli occhi fissi sul suo cellulare. «John arriverà a momenti» dice, ticchettando le dita sulla tastiera touch. «Ha detto che staremo fuori anche a cena... KFC! Io me lo sposo!». Poi, resasi conto di quello che ha detto, si porta una mano alla bocca. «L'ho detto ad alta voce?»

Sgrano gli occhi, mentre un sorrisetto si fa largo sul mio viso. «A quando le nozze?»

«Oh, no!» balbetta lei, imbarazzata. «Intendevo che è stato un gesto molto carino da parte sua invitarmi al cinema e poi al KFC, solo questo»

«Certo, certo...» dico io, senza che questo sorriso malizioso mi si levi dalla faccia. «Mi farai fare la testimone?»

«Smettila!» fa lei, indignata.

«Okay, okay, scusa...» mormoro, posando lo sguardo sulla finestra. «Ad ogni modo, ti conviene andarti a truccare, se non vuoi far aspettare il tuo futuro marito»

«Seriamente, adesso basta scherzare»

«Non sto scherzando» ribatto. «Guarda là».

Amy punta lo sguardo sul punto che indico con il dito: John esce da casa sua e chiude la porta alle sue spalle, mentre Sherlock lo aspetta sul marciapiede, e iniziano a scambiarsi qualche parola.

«Oh, mio Dio! Devo correre a truccarmi!» urla la mia amica, correndo verso la nostra camera.

Mantengo lo sguardo fisso sulla finestra e, quindi, su Sherlock, che, con le mani nelle tasche e una posizione sciatta, ha una strana luce che gli lampeggia negli occhi. Ha un nuovo caso, forse?

«Secondo te dove starà andando Sherlock?»

«Non lo so... Credo stia andando ad indagare. John mi ha detto che ha trovato un nuovo caso...» mi risponde lei, dalla camera da letto.

Come credevo...

Mi guardo intorno nervosamente, mordicchiandomi il labbro per pensare. E poi, l'idea più folle che possa mai essermi venuta in mente, ma a cui penso da un sacco di tempo, prende possesso della parte razionale e logica della mia testa.

«Amy, sto uscendo. Mi sono ricordata di avere un appuntamento importante e sono in ritardo. Poi ti spiego» annuncio, afferrando la mia giacca, le chiavi di casa, quelle della macchina e il cellulare.

Non le do il tempo di rispondere che già sono per le scale. Apro la porta dell'edificio trovandomi John davanti.

«Oh, ciao Jane!» dice.

«Amy è di sopra, ti aspetta. Film sobri, niente roba dell'orrore» mi raccomando. «Ora scusa, devo scappare. Fammi sapere se l'idea del KFC le è piaciuta»

Non aspetto una sua risposta: la mia fretta è più importante. Salgo sulla mia Ford Anglia azzurra, per poi accodarmi al taxi sul quale è salito Sherlock Holmes.

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