[Capitolo sei]
John
«John... C'è una delle signorine di prima che vorrebbe parlarti» dice la signora Hudson, mentre risale le scale.
'Ti prego, fa' che non sia la Sclerotica!'
E infatti, con mia grande fortuna, la ragazza è Jane.
«Oh... Ehm... Salve» balbetto, sperando che non perda la calma come Amanda.
«Salve, signor Watson. Ehm... Io vorrei scusarmi per il comportamento della mia amica, ma vede... È molto protettiva e...»
«Oh, non deve scusarsi. In realtà, quello che dovrebbe farlo sono io» la interrompo.
«Ma lo ha già fatto»
«La sua amica non mi ha dato il tempo per farlo per bene» replico.
Ci sorridiamo, in un silenzio sempre più opprimente.
«Comunque, io sono Jane» dice, allungandomi la mano.
«John» rispondo, stringendogliela. «Ma credo che lei già sappia il mio nome» aggiungo, con una risata impacciata. «Grazie per non aver chiamato la polizia...»
«Io avrei voluto farlo, in realtà, ma Amy era talmente tanto piena di adrenalina che non me ne ha dato il tempo» sorride Jane, imbarazzata. Sembra voglia aggiungere qualcos'altro, ma tutto quello che fa è fissarsi le scarpe, come se non volesse far incontrare i nostri sguardi.
«Qualcosa non va?» le chiedo.
La ragazza prende un respiro, e poi rialza il capo. «Ecco... Credo che Amanda non sia stata in grado di cominciare con il piede giusto. Dopotutto, è sempre stata così... Impulsiva. Ma vorrei poter ricominciare tutto da capo, sempre se le va»
«Oh, beh... Certo»
«Vorrei invitarla a cena a casa mia, domani sera...» aggiunge. «Lei e... E il suo amico Holmes»
«Ehm...»
'Scherziamo? Sherlock che accetta di venire a cena dalla nostra nuova vicina? Ne dubito'
«Gliene parlerò» rispondo, sorridendo appena.
'Come diamine farò a convincerlo?!'
Jane annuisce e china di nuovo la testa. «Mi permetta una domanda...» dice, rialzandola subito dopo. «Ma come ha fatto il suo amico a dedurre quelle cose?» chiede, con gli occhi che le brillano per la curiosità.
Sospiro lievemente. «Sa, è la stessa cosa che mi chiedo anche io...» mormoro.
Jane annuisce, evidentemente delusa. «La ringrazio... Per aver accettato di parlarmi» dice, frugando nella tasca dei jeans. «Ecco... Le lascio il mio numero» continua allungandomi un bigliettino con sopra scritte delle cifre. «Spero accetterà la proposta, signor Watson»
«La prego, mi dia del "tu" e mi chiami John»
«Solo se lei farà altrettanto» ribatte, sorridendo.
Annuisco ricambiandole il sorriso e Jane mi tende di nuovo la mano.
«Beh... Allora arrivederci... John»
«Arrivederci, Jane» faccio, stringendogliela.
La ragazza mi sorride ancora, poi fa dietrofront e scende le scale.
All'improvviso, mi sale alla gola una domanda. Una domanda importante... O stupida... Non ne sono certo.
«Ehi!» le urlo dietro, infine.
STAI LEGGENDO
222B, Baker Street
FanfictionJane è una ventiquattrenne piena di sogni e aspettative, che si trasferisce a Londra con la sua migliore amica, pronta a iniziare una nuova, "normale" vita. Cosa accadrebbe, però, se il suo vicino di casa, un famoso detective privato, si rivelasse...