[Capitolo quattro]
John
Sento uno sparo provenire dal mio appartamento e, per quanto possa essere normale, mi metto a correre su per le scale, salendo i gradini a quattro a quattro, con le buste della spesa in mano.
Un altro sparo, e un rumore di vetri infranti. Entro di scatto in casa.
«Ma che diavolo sta succedendo, Sherlock?!» urlo, lasciando le buste nell'ingresso.
Il mio coinquilino, sdraiato sul divano e avvolto nella sua vestaglia azzurra, si gira lentamente. Ha gli occhi stanchi, quasi stralunati, e... Una pistola in mano?!
«Mi annoio...» fa lui.
Lo guardo con occhi sgranati e poi sospiro: l'ha fatto di nuovo.
«Dammi la pistola» gli dico con tono calmo, avvicinandomi a lui lentamente.
«No!» urla.
«Sherlock, dammi la pistola!»
«E allora tu dammi i miei cerotti alla nicotina!»
«No! E adesso dammi quella pistola prima che faccia venire Anderson per un'ispezione!» lo minaccio.
«Non lo faresti mai!»
«Vuoi scommettere?»
Sherlock tiene l'arma stretta a sé, mentre io ho il braccio teso e la mano aperta davanti alla sua faccia. Ci guardiamo, poi lui allunga verso di me la pistola con fare scocciato. La scarico dai proiettili e la appoggio sul tavolo.
«Si può sapere cosa avevi in testa?!» gli chiedo.
«Mi annoio, John... Come fate voi persone comuni a non annoiarvi con tanta facilità?»
«Non lo so, okay? Piuttosto, aiutami a disfare la spesa: almeno fai qualcosa di utile» gli dico, riprendendo le buste per poi andare in cucina.
«Sarà ancora più noioso...» fa lui, alzandosi.
Lo sento smanettare con qualcosa sul tavolo, poi un altro sparo e la finestra si fora... Di nuovo.
«Smettila!» gli grido, per poi tornare in salotto. «Questa te la confisco» dico strappandogli dalle mani l'arma.
«Ho bisogno di un caso, John!» dice con voce lamentosa. «Ti prego! Trovami un maledetto caso!» mi supplica rigettandosi sul divano.
«A te non sta mai bene nessun cliente che viene, nessuna mail che ti inviano» faccio. «Dici sempre: "Noioso, noioso, noioso, estremamente noioso". Come puoi pretendere di ricevere un caso?!»
«Se tu mi dicessi dove sono i cerotti forse la smetterei» dice, con un falso sorrisetto da angelo.
«Ti conosco fin troppo bene da non farmi abbindolare, mio caro» ribatto, deciso.
«Sai, John... Forse due proiettili su tre sono entrati in casa di qualcuno» dice Sherlock, chiudendo gli occhi.
«Che cosa?!» urlo, ma non ha il tempo di rispondere che la signora Hudson spunta sulla soglia della porta, tutta affannata.
«Cari, ci sono due signorine che vorrebbero parlarvi...» ci dice.
Sembra voglia aggiungere qualcos'altro, ma una ragazza dai capelli mori con le punte blu la scansa e irrompe nella stanza, con fare molto arrabbiato.
«Jane, forse è meglio che tu te ne vada. So quanto detesti la violenza» dice, con tono a dir poco furibondo.
«Amanda, adesso calmati, per favore» le dice una ragazza alle sue spalle, con fare supplichevole.
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222B, Baker Street
FanficJane è una ventiquattrenne piena di sogni e aspettative, che si trasferisce a Londra con la sua migliore amica, pronta a iniziare una nuova, "normale" vita. Cosa accadrebbe, però, se il suo vicino di casa, un famoso detective privato, si rivelasse...