[Capitolo trentatré]
Jane
Niente display con i numeri, niente detonatore, niente fili rossi o blu, ma solo una scatola con un groviglio di fasci colorati che partono in tutte le direzioni: potrebbe essere uno qualunque di essi.
«Dimmi che sai come disinnescarla» lo prego, tenendo la schiena dritta per allontanarmi di più dal congegno, come un gatto spaventato che si rifugia su una sedia.
«Oh, sì, dimenticavo...» mormora distrattamente, prima di premere una levetta. «C'è sempre un interruttore, non esserne sorpresa» spiega, notando il mio sguardo stupito.
«Questa devo ricordarmela» dico, pensierosa. «Ad ogni modo, cosa dovremmo farcene? La portiamo a Scotland Yard?»
«Ci riempirebbero di domande»
«Ma non possiamo tenerla!» esclamo. «Potrebbe...»
«Non la terremo, infatti» replica. «Chiederò ai miei uomini di farla sparire»
«I tuoi uomini?» ridacchio. «Pensavo che tu e tuo fratello non foste la stessa persona»
«Infatti lui non si serve di barboni» dice, con un sorrisetto. «Sono gli unici a conoscere ogni singolo posto di Londra, ogni angolo, ogni via interna. Sapranno certamente dove nascondere una bomba. Se qualcuno dovesse trovarla, se ne occuperà la polizia, ma penso che chiuderanno subito l'inchiesta, dato che è già stata disinnescata»
Il suo ragionamento non fa una piega. «Okay» rispondo, trattenendomi dal farmi sfuggire un altro "fantastico": non voglio dargli la soddisfazione di sentirsi intelligente. E poi, lui lo sa già, e non ha bisogno di altro pubblico.
Mi porto una mano allo stomaco, per reprimere i morsi della fame: non ho mangiato niente per tutta la mattina, quindi è comprensibile. Ma non ho alcuna intenzione di chiedere a Sherlock di fermarsi, anche se solo per qualche minuto, per farmi comprare un...
«Pezzo di crostata al limone da Costa?»
Mi volto verso di lui, con le sopracciglia aggrottate in un'espressione corrucciata. «Come?»
«Sembri affamata» dice, scrollando le spalle. «E dato che so che adori la crostata al limone...»
«Cos'è tutta questa gentilezza improvvisa?»
«Non montarti la testa: è solo perché non ho alcuna intenzione di sentire il tuo stomaco brontolare per tutto il resto del viaggio» ribatte, sulla difensiva.
«La cosa continua a non convincermi» dico, senza smettere di guardarlo di sbieco. «Chi sei tu, e cosa ne hai fatto del vero Sherlock Holmes?»
«È Natale, Jane»
«Ma se tu odi il Natale!» esclamo. «Ieri non facevi altro che borbottare quanto sia inutile festeggiarlo»
«La vuoi quella crostata o no?»
Mi astengo un attimo dal replicare, per osservare bene il suo profilo, il suo sguardo tutto intento alla strada. Perché io lo voglio davvero, quel pezzo di crostata.
«Solo se non è avvelenata»
Lui sorride appena. «Non sono io che la preparo»
«Saresti comunque capace di metterci una dose di arsenico mentre sono distratta» ribatto, distogliendo lo sguardo.
La città, con una calma assoluta, mi scorre sotto gli occhi, in una serie di immagini sfocate dai contorni poco definiti, dove le poche persone che camminano per la strada continuano con la propria esistenza, inconsce del fatto che ci siamo noi a dannarci per ogni singolo di loro. Non abbiamo niente da cui cominciare, oltre ad un pezzo di carta e uno di plastica che racchiude una farfalla. Le parole che ho letto potrebbero significare qualsiasi cosa, ma perché proprio in italiano? Cos'ha di tanto importante?
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222B, Baker Street
FanfictionJane è una ventiquattrenne piena di sogni e aspettative, che si trasferisce a Londra con la sua migliore amica, pronta a iniziare una nuova, "normale" vita. Cosa accadrebbe, però, se il suo vicino di casa, un famoso detective privato, si rivelasse...