[Epilogo primo - Fine prima parte]
Jane
Sono passate due settimane, da quando Allison Longers ha confessato di essere l'artefice dell'omicidio colposo di Tia Barnes, sancendo così la fine del mio primo vero caso. Quindici giorni in cui sono lentamente tornata alla normalità, se di normalità si può parlare: ho cominciato a frequentare i corsi al King's College, io e Amy ci stiamo a poco a poco abituando alla vita da coinquiline (e devo dire che, a volte, si rivela persino divertente) e ho avuto la "fortuna" di iniziare delle lezioni private di chimica, con un insegnante d'eccezione.
«Sei sicuro che la cucina non salterà in aria?»
«Credi che non sappia quello che faccio? Ho una laurea in queste cose!» sbuffa Sherlock, infastidito dalla mia domanda, anche se totalmente lecita. «Dammi retta e versalo nel becher tre»
In mano, tengo una beuta contenente un liquido trasparente e maleodorante, che faccio tremare un po' per l'insicurezza.
Mi volto verso di lui. «Quanto sicuro?»
Lui, in risposta, mi lancia una di quelle occhiatacce fredde ed intimidatorie.
«Va bene, va bene, mi fido» mi arrendo. «Ma sei poi esplode tutto, io non ti ripago niente!» lo avverto, puntandogli contro il contenitore.
«Quando l'esplosione di casa tua si è propagata fino al mio salotto, non mi pare mi abbiano ripagato»
Spalanco gli occhi. «No, aspetta: casa mia è esplosa?!» urlo. «Ora capisco perché hanno abbassato così tanto il prezzo... E perché c'è quell'enorme macchia di fumo che aleggia in camera mia»
«Sì, okay, adesso smettila di divagare e mischia il liquido che hai in mano con il liquido tre»
Prendo un respiro e avvicino la beuta al becher, etichettato con quel numero, per poi versarne dentro il contenuto.
«Bene» dice Sherlock, accertatosi che non abbia fatto danni gravi. «Adesso dobbiamo solo aspettare la reazione»
«Perdonami un secondo» lo fermo, togliendomi gli occhiali da laboratorio. «Ma non dovremmo fare prima la teoria e poi la pratica, e non il contrario?»
«Preferisci davvero fare la teoria?»
«Non intendevo questo!» preciso. «Ma le norme di sicurezza e tutto il resto»
«Questo è molto più divertente» replica, con un sorrisetto. «E le basi che già hai bastano»
«Però...»
«Non protestare. Di certo, io non volevo insegnarti chimica, ma John mi ha praticamente minacciato. Già è tanto che risponda alle tue domande»
«Oh, scusa tanto...» gli dico. «Schiavetto»
Adoro stuzzicare Sherlock, dato che non può dirmi niente di cattivo. Ma, se devo proprio essere sincera, vederlo così "servizievole" è strano... E inquietante, soprattutto.
Ma John ha parlato chiaro, e quindi il nostro caro consulente investigativo è costretto a sopportarmi per un mese intero...
14 Ottobre 2011•Quattro giorni prima
Jane guardò con occhi commossi l'invitante crostata al limone, sulla quale erano poste due candeline accese che formavano il numero ventiquattro.
«Buon compleanno, Jane» mormorò Amanda, posandole il piatto davanti.
«Sai che non c'era bisogno di farmi una crostata, vero?»
«Bella gratitudine, Jane!» la rimproverò l'amica. «Piuttosto, ringraziami per lo sforzo, e per non averti cantato "Tanti Auguri"»
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222B, Baker Street
FanfictionJane è una ventiquattrenne piena di sogni e aspettative, che si trasferisce a Londra con la sua migliore amica, pronta a iniziare una nuova, "normale" vita. Cosa accadrebbe, però, se il suo vicino di casa, un famoso detective privato, si rivelasse...