[Capitolo trentasette]
Jane
«Prendiamo la macchina»
«No, il taxi è più comodo»
«L'autista potrebbe sentire quello che diciamo»
«Non siamo delle spie, Jane, e al tassista non importa niente di quello di cui parliamo al telefono»
«Dovresti essere più prudente, dato che una volta hai incontrato un tassista che lavorava per Moriarty»
«Quell'uomo è morto!» sbotta lui, voltandosi verso di me non appena arriva davanti alla porta. «E questo aggeggio mi sta facendo diventare pazzo» aggiunge, sistemandosi meglio l'auricolare che gli ho dato per poter sentire le novità da Lestrade.
«Cosa ti dice che non ce ne siano altri in giro?» replico io, ignorando totalmente le sue lamentele.
«La piantate di litigare, voi due?» sbotta la voce dell'ispettore, facendo sussultare entrambi. «Abbiamo un caso da risolvere, se ve ne siete dimenticati»
«Se solo tu ti dessi una mossa a setacciare tutti i viaggi prenotati in Giappone, forse potremmo anche darti retta» risponde Sherlock, in tono tagliente, per poi aprire la porta e uscire in strada, trascinandomi dietro attraverso il filo delle cuffie. «Prendiamo un taxi»
«Non è molto facile, sai?» replica Lestrade. «La sola destinazione non è sufficiente»
«E allora restringete il campo!»
«Lo abbiamo già fatto!» replica l'altro. «Abbiamo eliminato tutti i viaggi fatti da uomini o famiglie che hanno prenotato anche il volo di ritorno e che non risalgono a più di un mese e mezzo fa»
«Togliete anche le persone che hanno prenotato con un largo anticipo» consiglio io. «Era una donna ricca, dopotutto, e non credo che si preoccupasse dei prezzi di un viaggio all'ultimo minuto»
Sherlock si volta verso di me, con lo sguardo disorientato per la mia illuminazione, come se non si aspettasse che potessi avere un'idea del genere prima di lui.
Gli rivolgo un sorriso sarcastico. «Prendiamo la macchina» dico, togliendomi poi l'auricolare.
Attraverso velocemente la strada, fermandomi davanti alla mia adorata Ford Anglia. Infilo la chiave nella serratura e apro lo sportello.
«Guido io, almeno faremo prima» s'impone Sherlock, piazzandosi davanti a me con la mano aperta per prendere le chiavi.
«Riuscirai mai ad accettare una sconfitta, tu?» sbuffo, poggiandogli sul palmo il mazzetto.
Lui sale in auto e chiude lo sportello. «Ehm, no»
Sospiro, rassegnata a dargliela vinta almeno per questa volta, poi faccio il giro dell'auto, salgo e indosso la cintura. «Lestrade?»
«Ha detto che chiamerà non appena ha qualcosa» dice lui, mettendo in moto.
Annuisco. «Okay»
Per un po' rimaniamo in silenzio, attraversando Baker Street al massimo della velocità consentita: Sherlock è così impaziente di lavorare che credo utilizzerebbe un elicottero solo per attraversare qualche isolato.
Ad essere sincera, un po' mi ha stupita il fatto che abbia ascoltato la mia storia senza fiatare, lui che, per l'appunto, è una persona impaziente ed esigente. È vero, è stato lui a chiedermi di "dare una conferma" alle sue deduzioni, dato che aveva sicuramente già intuito tutto, ma... Mi sorprende che non mi abbia fermata neanche una volta. D'altronde, lui è Sherlock Holmes e non dovrebbe aver bisogno di conferme. Lui ha sempre ragione e basta.
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222B, Baker Street
ФанфикJane è una ventiquattrenne piena di sogni e aspettative, che si trasferisce a Londra con la sua migliore amica, pronta a iniziare una nuova, "normale" vita. Cosa accadrebbe, però, se il suo vicino di casa, un famoso detective privato, si rivelasse...