{51° Capitolo}

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"If you're right here,

why do I miss you so much?"

-Fun., "Stars"

[Capitolo cinquantuno]

Jane

L'aria è fredda, questa sera. Tanto fredda. Dal Tamigi sale un forte odore di melma, insieme al dolce frangersi delle onde. Il vento leggero mi scompiglia i capelli, mi rinfresca la pelle bagnata del viso, mi fa ogni tanto passare l'impulso di vomitare. Stringo forte la ringhiera gelida, così forte da ghiacciarmi le mani, facendo passare il freddo per il sangue, fino a raggiungere le viscere e ogni altro angolo del mio corpo scosso dai brividi. Con gli occhi, gonfi per le troppe lacrime trattenute e versate, seguo il calmo giro del London Eye che, maestoso, si erge davanti a me. Evito di guardarmi intorno, per non dover incontrare le occhiate preoccupate della gente, le loro domande e il loro pretendere delle risposte. Ne ho già troppe delle mie che mi affollano la testa, a cui non so trovare alcun responso, nello stesso modo in cui non riesco a trovare una vera e propria spiegazione a tutti i "perché" che mi bloccano.

Perché non mi sono resa subito conto di quale infimo essere vivente Sherlock Holmes sia? Perché gli ho dato retta, mi sono fidata di lui? Perché ho scelto di gettare i miei principi da una parte per poterlo seguire, invece di rimanere legata alle mie promesse? Perché non posso avere, nonostante i miei infiniti tentativi, una maledettissima vita normale?

E soprattutto... Soprattutto, perché sto provando tutto questo dolore, che mi immobilizza totalmente e in maniera irreversibile? Perché, a quanto pare, sembra che di dolore non ne abbia mai abbastanza?

Prendo un profondo respiro, buttando giù nei polmoni quanta più aria posso, prima di ricacciarla fuori piano, a poco a poco, come quando si sgonfia un palloncino tentando di non farlo schizzare tutt'intorno.

E alla fine mi rispondo che non lo so. Non più, almeno. Non so nemmeno cosa sto provando, se rabbia o tristezza. Mi sento solo... Inutile. Inutile perché non sono capace nemmeno di rendermi conto delle menzogne che mi vengono raccontate. Perché non so rimediare alle conseguenze delle mie stupide decisioni. Perché, in un certo senso, ho l'impressione che sarei stata in grado di evitare il peggio, se solo non fossi stata accecata dai miei sentimenti. Stupida ed inutile. Una calamita per bugiardi, traditori, doppiogiochisti e bastardi senza cuore. Ignorata sempre e comunque dal resto del mondo.

Un'altra coppia di lacrime mi solca le guance, scivolandomi lungo il mento fino ad unirsi in una sola che, svelta, si stacca dalla mia pelle, per gettarsi nel Tamigi. Un'unica goccia salata mescolata alle acque dolci e turbolente del fiume. Invisibile e superflua agli occhi di tutti, come è sempre stato.

In un certo senso, mi sento così male, con questo dolore che mi schiaccia a terra col suo peso maledetto e insopportabile che devo sostenere sulle mie spalle, perché ho finalmente capito di essere sola. Senza nessuno che mi dica cosa fare, cosa pensare... Vorrei solo qualcuno a cui rivolgermi.

«Beh, ci sono sempre io»

Alzo in fretta la testa e mi passo una mano sotto agli occhi, asciugandomeli velocemente. Mi ero completamente dimenticata che ci fosse anche lei, qui...

«Beh, in realtà hai soltanto cercato di convincertene»

Prendo un altro respiro, questa volta più profondo, e rimango in silenzio.

«Mi piace l'aria che tira in questo posto. È gradevole»

'Non le rispondere' mi dico, stringendo i denti. 'Se fai finta che non ci sia, se ne andrà'

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