{13° Capitolo}

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[Capitolo tredici]

Jane

Svolto ancora a destra, seguendo il taxi che sto pedinando da almeno cinque minuti. Sento una strana sensazione allo stomaco, come un peso che diventa da pesante a leggero e viceversa. Credo sia paura. Eppure non l'ho mai sentita così forte come ora. Credo sia perché ho agito d'impulso, perché farei di tutto pur di vedere un vero detective all'opera.

Mi sorpassa una macchina ad un incrocio, e io mi faccio subito prendere dal panico. Per fortuna, dopo qualche decina di metri, cambia strada, dandomi la possibilità di rimettermi dietro il taxi, ma se dovesse capitare ancora, il mio piano va in fumo.

Si ferma davanti ad un semaforo. Prendo un pezzo di carta e una penna dal vano porta-oggetti e annoto la targa, sperando che non debba servirmi. Scatta il verde e il taxi riparte. Continua a svoltare per i vicoli di Londra, rimanendo comunque in posti illuminati e abbastanza affollati. Non conosco le strade, sono solo una serie di strani nomi. A Notthingam, le vie erano sempre le stesse. Ora che sono a Londra, però, devo cominciare a memorizzare questi nomi così sconosciuti.

Il tempo scorre lentamente, e spero con tutta me stessa che la mia Ford Anglia di terza mano non si fermi a metà strada. E se anche dovesse accadere, non mi fermerò di certo. Ho la targa, e potrei tentare di rintracciare il taxi, in un modo o nell'altro.

Mi squilla il cellulare.

'Ma proprio adesso devono chiamarmi?!'

Mentre con una mano tengo il volante, con l'altra tiro fuori dalla tasca del giacchetto il mio telefono. Lo collego agli auricolari avvolti attorno allo specchietto retrovisore e premo il tasto verde, senza neanche curarmi di chi è che mi chiama.

«Pronto?»

«Ehi, piccola Einstein!» fa una voce maschile dall'altra parte della linea.

«Alan!»

«No, guarda, sono Lucas con il cellulare di tuo fratello. Certo che sono Alan! Non hai visto il mio nome?»

«Sto guidando, non ci avevo fatto caso»

«A quest'ora? Sul serio? Hai messo gli auricolari?» fa lui, con voce preoccupata

«Certo che ho messo gli auricolari!» sbuffo. «Sono responsabile, al contrario di te»

«Stai insultando il tuo caro fratellone? Sei cambiata da quando ti sei trasferita in una metropoli come Londra, Jane» dice, facendo l'offeso.

«Non vedo come sia possibile, visto che sono qui da una sola settimana»

«Sarà lo smog»

Noto Holmes che si sistema sul sedile e volta leggermente la testa. Il suo sguardo incontra il mio.

Spalanco gli occhi, e quella paura che sentivo prima, ora si trasforma in terrore.

Oh, no...

«Alan... Ora ho da fare, posso chiamarti più tardi?»

Continua a fissarmi per qualche con quel suo sguardo di ghiaccio, poi si volta e chiede qualcosa al tassista. Si scambiano qualche parola e poi l'auto accelera. Holmes si volta e mi lancia un'occhiata torva.

«Le solite promesse che non mantieni mai. Mamma crede che tu sia stata rapita dagli alieni»

«In questi giorni ho studiato per l'università»

Il taxi fa un'improvvisa deviazione brusca, e io quasi fatico a stragli dietro.

Sento una voce femminile in sottofondo: quella di mia madre. «Mamma è lì con te?!» quasi urlo, continuando a rincorrere l'auto per delle stradine interne.

«Beh, sì. Stasera mi ha chiesto di cenare con lei»

«Alan, ti supplico, fai finta che sia caduta la linea, qualsiasi cosa. Sto facendo una cosa importante»

«In macchina?» ribatte lui. «Cosa mi stai nascondendo?» continua, in tono malizioso.

«Se proprio vuoi saperlo, sto cercando di pedinare un taxi. Quindi, se non vuoi che subisca un tamponamento, lasciami guidare in pace e di' a mamma che è caduta la linea!»

«Cosa? Non ti sento, Jane, parla più forte!» dice lui, dall'altro capo.

Sbuffo una risata. «Grazie Al. Ti chiamo più tardi per farti sapere com'è andata»

Chiudo la chiamata, per poi togliermi dalle orecchie gli auricolari, sempre con un sorriso stampato in faccia. adoro quando mio fratello mi fa da spalla per uno dei miei colpi di testa.

Continuo a seguire quel maledetto taxi per le stradine interne di Londra, dove si susseguono piccoli negozi e qualche pub. Quel conducente è davvero bravo a cercare di non farsi pedinare!

Dopo circa cinque minuti, torniamo sulla strada principale, dove vedo, in lontananza, la luce gialla di un semaforo.

'No! Ti prego, no!'

Il taxi vi si avvicina, tra pochi attimi lo sorpasserà. Cerco di raggiungerlo, anche se so che sarà inutile. L'auto riesce a sorpassarlo prima che scatti il rosso, lasciandomi ferma ad imprecare per colpa di questo aggeggio maledetto.

Holmes si volta, lanciandomi un sorrisetto in segno di provocazione, come se credesse di aver vinto. Si sbaglia di grosso.

'Sherlock Holmes, io accetto la tua sfida'


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