[Capitolo cinque]
John
Sono passati circa cinque minuti da quando la Sclerotica e la sua amica Jane hanno lasciato l'appartamento. Ma in quel lasso di tempo non mi sono mosso neanche di un centimetro dal mio posto.
«Come hai fatto a capire che la Sclerotica era stata lasciata da poco?» chiedo a Sherlock, dopo essermi ripreso dal ricordo dei suoi occhi, verdi e intensi. «Amanda! Volevo dire Amanda...» mi affretto a correggermi, mentre vado in cucina per prendere qualcosa da bere e farmi calmare i nervi.
«Per il bracciale» fa lui, annoiato.
«Il bracciale?» ripeto dalla cucina, mentre mi verso una tazza di tè.
«Ovvio! Era così banale!» fa lui, sbuffando con fare scocciato. «La Sclerotica, come la chiami tu, aveva numerosi bracciali al polso sinistro, la maggior parte dei quali erano tutti consumati, ovviamente dei regali di persone importanti, altrimenti non li avrebbe indossati tutto il giorno, ogni giorno. Uno di essi mi è saltato all'occhio: un bracciale costoso, probabilmente un regalo del fidanzato che, però, l'ha lasciata. Ho notato che ad una catenina era attaccato un anello senza il proprio ciondolo, che ha sicuramente strappato in un impeto di rabbia. Probabilmente, aveva sopra incise le loro iniziali. È stata lasciata di recente perché, altrimenti, non si sarebbe più messa quel bracciale. Quindi tiene ancora a lui, in un certo senso» spiega.
«Okay... Se lo dici tu...» faccio per poi bere un sorso di tè caldo. «E di Jane che mi dici?» chiedo ancora, tornando in salotto per poi sedermi sulla mia poltrona.
Sherlock si mette a sedere. «Ha recitato per molti anni, sicuramente a scuola, legge un sacco di libri al mese... E suona il pianoforte» elenca, contando con le dita.
«Come hai fatto a dedurlo?»
«Ha mascherato la sua paura in modo magistrale: solo chi è abituato a mentire davanti a un pubblico ci riesce, senza tradirsi. Sembra molto affidabile, dato che ha tentato in tutti i modi di convincere la sua amica a lasciar perdere» Poi aggrotta la fronte, pensieroso. «Forse non ha mascherato così bene la sua paura, dopotutto...» dice. «Poi, i libri: aveva gli occhi stanchi e affaticati, il che mi ha fatto pensare che abbia fatto le ore piccole, ieri sera»
«Magari è andata in discoteca»
«Hai visto com'era vestita?» ribatte, prima di scuotere la testa. «No, era troppo sobria, senza neanche un filo di trucco: ha la classica aria da studentessa modello. Per quanto riguarda il pianoforte, ho notato che ha le dita lunghe, adatte ad una pianista, e la conformazione della mano mi fa pensare che abbia dell'esperienza in questo campo»
«Tutto qui?» chiedo.
«Come sarebbe a dire "Tutto qui"?» fa lui, cercando di fare l'offeso.
«Beh, sei riuscito a dedurre solo i suoi hobby. Di solito riesci a capire cosa fanno nella vita, perchè sono a Londra, dove e cosa hanno mangiato... Cose del genere»
Sherlock inarca un sopracciglio. «Con quella ragazza non era di certo facile, John»
Sputo il sorso di tè che avevo in bocca, spargendolo per tutto il tappeto.
Lui lo guarda, con aria afflitta. «Peccato...» mormora. «Uno spreco di ottimo Earl Grey»
«Che cosa?!» urlo, incredulo.
Il mio amico torna a guardarmi. «Sai che a me piace l'Earl Grey»
«Non quello!» dico, urlando. «Tu che non riesci a dedurre quel genere di cose?!»
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222B, Baker Street
FanficJane è una ventiquattrenne piena di sogni e aspettative, che si trasferisce a Londra con la sua migliore amica, pronta a iniziare una nuova, "normale" vita. Cosa accadrebbe, però, se il suo vicino di casa, un famoso detective privato, si rivelasse...